PROFILO BIOGRAFICO DI PADRE
RAFFAELE DI BARI
Più volte era sfuggito agli agguati dei ribelli antigovernativi
che da più di un decennio terrorizzano l'Uganda del Nord, particolarmente
tra le popolazioni dei distretti di Gulu e Kigtum. Padre Raffaele Di
Bari stesso era stato oggetto di diversi agguati, anzi si potrebbe
dire che la sua condanna a morte fosse stata decretata. E perché?
Lo ha riferito telefonicamente alla MISNA (Agenzia informativa missionaria)
proprio qualche giorno prima di essere ucciso: "In tanti anni
d'Africa, la missione più grande che abbia mai ricevuto dal
Signore è stata quella di dare voce a questa gente, denunciando
le atrocità che i ribelli commettono, quasi quotidianamente,
vecchi e bambini". Padre Raffaele Di Bari è nato a Barletta
nel 1929. Da adolescente conobbe i padri comboniani che si recavano
nella città pugliese per la predicazione. Fu in incontro decisivo
per sempre. Decise infatti di entrare nella Congregazione fondata da
Padre Comboni. Nel 1959 è stato ordinato sacerdote. E, subito,
espresso ai superiori il desiderio di essere inviato in Africa. Ci
vollero tre anni prima di essere esaudito. Infatti nel 1959 fu trasferito
in Uganda, dove seppe coniugare mirabilmente le esigenze della evangelizzazione
con la promozione umana. Curò la formazione professionale di
tanti indigeni, fu lui ad introdurre la cultura del "riso
senza paludi" e del granoturco. E seppe prendere posizione anche
contro le razzie di bande armate molto crudeli. Domenica 1 ottobre
2000, mentre andava a celebrare la messa e i battesimi a Acholi Bur,
un piccolo centro a 20 chilometri a sud di Kigtum, nonostante gli fosse
stato detto che la strada era libera, alle 10.30, è caduto in
una fatale imboscata. Colpito da una serie di proiettili è morto
subito. All’auto sulla quale P. Raffaele viaggiava fu appiccato
il fuoco, per cui anche il sacerdote bruciò. Di lui rimasero
pochi resti. In un'intervista del 1998, durante il suo ultimo soggiorno
in Italia, rilasciata al mensile "In Comunione" della diocesi
di Trani-Barletta-Bisceglie, alla domanda se avesse un sogno da realizzare,
rispose subito con poche e significative parole: "Avrei
due grandi desideri. Vorrei essere salvato dal Signore quando vorrà chiamarmi
e la pace in Uganda".
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