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La forza della speranza di Michele Labianca
L'Ultimo rifugio, La memoria: eventi, fatti, luoghi di Luigi Di Cuonzo
La memoria, settembre 1943: antologia di testimonianze e saggi critici di Luigi Di Cuonzo
9 febbraio 1948, L'eccidio di San Ferdinando di Puglia di Luigi Di Cuonzo
9 febbraio 1948, L'eccidio di San Ferdinando di Puglia di Luigi Di Cuonzo
Barletta tra storia e memoria, 70° Anniversario della resistenza civile e militare all'occupazione nazista della città di Luigi Di Cuonzo
 


“La forza della speranza” l’ultimo volume nella collana editoriale “I Quaderni dell’Archivio"

Quando nei primi anni Duemila, intorno al 2005, nell’Archivio della Resistenza e della Memoria di Barletta, si volle dar vita ad una documentazione storica sugli eventi della seconda guerra mondiale che interessarono tragicamente il nostro territorio, fondando la collana I Quaderni dell’Archivio, documenti, memorie, testimonianze, nella consapevolezza che, la seconda assegnazione di Medaglia d’Oro al Valor Militare alla città nel 2004, quella per intenderci più agognata e desiderata della stessa Medaglia d’Oro al Merito Civile del 1998, imponesse una doverosa rivisitazione della nostra storia comunale, quel progetto editoriale ci sembrò un utile strumento di divulgazione per (ri)narrare i “fatti” bellici del Settembre ’43 tardivamente riconosciuti meritevoli di assegnazioni onorifiche e, soprattutto, degni di Memoria. Scontata la gratitudine per l’opera indefessa dei coniugi Grasso - Tarantino, il Preside ing. Giuseppe e la moglie, professoressa Maria Grasso, figlia del Colonnello Francesco, Comandante del Presidio Militare di Barletta, e soprattutto confortati dalla corposa loro documentazione editoriale, 8 settembre 1943, L’armistizio a Barletta, La Resistenza di un soldato da Barletta allo Stalag 367, si avvertì la necessità di sistematizzare il grande lavoro di ricerca che si andava realizzando con convegni e seminari di studio di rilevante spessore critico. Ce lo imponeva il gran numero di studiosi di altissimo valore professionale e culturale, quali Gerhard Schreiber, Lutz Klinkammer, Carlo Gentile, Bruno Maida, George Bensoussan, Guy Ternon, Antonio Leuzzi, Adolfo Mignemi, Elena Aga Rossi, Antonino Intelisano, Gianni De Luna, Mario Pupo, Gloria Chianese, Laura Fontana, Franco Giustolisi e tanti altri che ci hanno stimolato nell’impegno di ricerca che conduciamo da oltre quindici anni. Ce lo esigeva, inoltre, il continuo rapporto di collaborazione, di supervisione, di programmazione del nostro lavoro che non ci fanno mai mancare, lo Yad Vashem di Gerusalemme, il Memorial de la Shoah di Parigi, la Fondazione Anne Frank di Amsterdam, il CEDEC e il Progetto Memoria di Roma, tramiti fondamentali per la nostra fraterna amicizia con molti Superstiti - Testimoni della Shoah a partire dal compianto Shlomo Venezia fino a Piero Terracina, l’Istituto storico di Ravenna e Provincia, l’IPSAIC di Bari e I Progetti di Educazione alla Memoria del comune di Rimini.
In quel clima di ricchi fermenti culturali che caratterizzò l’inizio di un nuovo secolo, anzi di un nuovo millennio, aperto più alla Memoria che non alla Storia, ci sembrò abbastanza naturale, accanto all’impegno organizzativo di una narrazione più oggettiva dei fatti, delle circostanze, degli accadimenti, degli eventi, delle persone e dei movimenti collettivi succedutisi nella nostra terra, epurata e scevra da visioni particolaristiche, interpretazioni di parte e, spesso, di chiara ed esplicita impostazione ideologica, ampliare la gamma dei linguaggi espositivi inglobando ed incentivando produzioni artistiche con il contributo di artisti barlettani, Paolo Vitali, Lucio Garribba, Paolo Desario, Luciano Ricci, Ruggiero Spadaro, Umberto Basso, Roberto Piccinni.
Alla collana editoriale I Quaderni dell’Archivio, si affiancò, così, un altro strumento di sicura ed efficace divulgazione, la collana grafico - pittorica e scultorea ArtistInarchivio, utilissime fonti per un’attenta didattica della Resistenza e della Memoria, soprattutto per le nostre scuole, due modalità di comunicazione, estremamente formative che richiedono continui e costanti adeguamenti di contenuti per stare al passo con la rapidità dei mutamenti degli orientamenti sociali se si vogliono salvaguardare seriamente i valori da tutelare e da difendere.
E in fatto di Memoria, in questo scorcio di secolo, a ben vedere, sia in Italia che in Europa e nel mondo intero, moltissimi sono i mutamenti che si sono verificati, tanto che da più parti si grida al rischio di una sua banalizzazione e si teme un surplus di iniziative legislative che possano mutare le sedi parlamentari in officine di squallidi e disgustevoli inutili memorialifici.
L’attenzione che abbiamo saputo porre a tutt’oggi nella realizzazione de I Quaderni dell’Archivio ci ha consentito di dare alle stampe sei volumi, rispettosi dell’impianto progettuale iniziale - chiarire la nostra storia
recente con riferimenti di documentazione inoppugnabile - così come lo avevamo delineato nel primo volume L’ultimo rifugio, la memoria: eventi, fatti, luoghi, a cui hanno fatto seguito dal numero 1 al numero 4, La Memoria, Settembre 1943: antologia di testimonianze e saggi critici; 9 febbraio 1948, L’eccidio di San Ferdinando di Puglia; Fuori… sacco, storie retoriche, esaltate, dimenticate, storie di uomini, di luoghi, di eventi che fanno la Storia; Barletta tra Storia e Memoria, 70° anniversario della resistenza civile e militare all’occupazione nazista della città.
Con il numero 5 esce ora il volume La Forza della speranza - Storia di un italiano: dal lager di Görlitz all’impegno civile, di Michele Labianca a cura della figlia Maria Rosa Labianca, che segna un valore aggiunto alla collana quale contributo di una significativa testimonianza di una triste pagina della storia dei nostri soldati nella più ampia storia tragica della seconda guerra mondiale: la sorte infamante degli IMI, internati militari italiani, soldati deportati nei campi del Terzo Reich senza neanche un briciolo di dignità e senza alcun riconoscimento del benché minimo diritto di prigionieri di guerra. Si tratta di una corposa Memoria che l’autore traccia “prima di varcare la soglia dell’ignoto ed entrare nel tempo indefinito […] che possa ricordare ai miei figli un poco della mia vita dai tempi più remoti della mia nascita, al fine di essere meglio compreso come padre, come sposo e come uomo”. Una Memoria che, sorretta da ricordi lucidissimi, da chiari e circostanziati riferimenti anche di minimi particolari, sempre pertinenti ed esplicativi di quanto vuole intensamente comunicare, ha il sapore e l’efficacia di un diario inciso a lettere cubitali nella propria coscienza, custodito nello scrigno della propria anima, offerto alla lettura dell’intimità familiare solo “prima di varcare la soglia dell’ignoto e di entrare nel tempo indefinito”. E, quel diario, è la storia di una vita, per altro, di una vita vissuta intensamente a tutte le età e in tutte le tappe evolutive dell’esistenza di Michele Labianca che si è dipanata in modalità multiformi ma sostanzialmente guidate da una ricchezza interiore che lo ha reso, in tutte le circostanze, punto di affidabile riferimento per quanti hanno avuto opportunità di conoscerlo.
È la storia personale, la storia di uno, che per quanto gelosamente trattenuta nelle maglie della privacy, non può sottrarsi a diventare “la storia di… tutti”. Ed è affascinante la lettura dell’intero volume che ti fa scoprire un personaggio vissuto negli stessi luoghi dalla tua vita, un personaggio per di più che ha svolto una funzione civile di estrema importanza - Michele Labianca è stato professore di Storia e Filosofia nel nostro Liceo Casardi - che ti racconta, di sé, le ristrettezze della sua infanzia di orfano della prima guerra mondiale, dei suoi studi tortuosi, della sua laurea, del suo servizio militare nella Guardia di Finanza, della sua odissea di deportato da Tirana a Görlitz, del suo ritorno dallo stalag a Trinitapoli, del suo rientro nella società civile che ti descrive a chiare lettere, in verità scarsamente civile, delle sue difficoltà per realizzare il suo sogno e il suo obiettivo di diventare Professore, il suo impegno politico, le sue delusioni, il suo attaccamento ai valori religiosi e familiari. Ritrovi in quelle righe, in verità, il tuo vecchio professore un po’… nudo e capisci che, la sua storia, è sì storia di uno, ma è soprattutto storia di tutti. E lo ritrovi tutto intero, il tuo professore, che non si sottrae alla sua funzione docente e fa fatica a rinunziare a darti un quadro storico completo di un’epoca nella quale, nella sola diversità di età, ci è stato dato di vivere una storia di tutti.
Chiudi il libro e ti rendi conto che non solo hai conosciuto meglio “il padre, lo sposo, l’uomo” come era desiderio dell’autore ad inizio della sua Memoria, ma hai riscoperto l’impeccabile professore del tuo liceo, gratificando la figlia Rosa Maria per l’impegno di curatrice, attenta e amorosa, di una giusta “consegna” paterna da lasciare in eredità a tutti.

Luigi Di Cuonzo
Responsabile Archivio della Resistenza e della Memoria di Barletta
(aprile 2015)

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