“La forza della speranza” l’ultimo volume nella
collana editoriale “I Quaderni dell’Archivio"
Quando nei primi anni Duemila, intorno
al 2005, nell’Archivio della
Resistenza e della Memoria di Barletta,
si volle dar vita ad una documentazione
storica sugli eventi della seconda guerra
mondiale che interessarono tragicamente
il nostro territorio, fondando la collana I
Quaderni dell’Archivio, documenti, memorie,
testimonianze, nella consapevolezza
che, la seconda assegnazione di Medaglia
d’Oro al Valor Militare alla città nel
2004, quella per intenderci più agognata
e desiderata della stessa Medaglia d’Oro
al Merito Civile del 1998, imponesse una
doverosa rivisitazione della nostra storia
comunale, quel progetto editoriale ci sembrò un utile strumento di divulgazione per
(ri)narrare i “fatti” bellici del Settembre ’43 tardivamente riconosciuti meritevoli
di assegnazioni onorifiche e, soprattutto,
degni di Memoria. Scontata la gratitudine
per l’opera indefessa dei coniugi Grasso
- Tarantino, il Preside ing. Giuseppe e la
moglie, professoressa Maria Grasso, figlia
del Colonnello Francesco, Comandante
del Presidio Militare di Barletta, e soprattutto
confortati dalla corposa loro documentazione
editoriale, 8 settembre 1943,
L’armistizio a Barletta, La Resistenza di
un soldato da Barletta allo Stalag 367,
si avvertì la necessità di sistematizzare il
grande lavoro di ricerca che si andava realizzando
con convegni e seminari di studio
di rilevante spessore critico. Ce lo imponeva
il gran numero di studiosi di altissimo
valore professionale e culturale, quali
Gerhard Schreiber, Lutz Klinkammer, Carlo
Gentile, Bruno Maida, George Bensoussan,
Guy Ternon, Antonio Leuzzi, Adolfo
Mignemi, Elena Aga Rossi, Antonino Intelisano,
Gianni De Luna, Mario Pupo, Gloria
Chianese, Laura Fontana, Franco Giustolisi
e tanti altri che ci hanno stimolato
nell’impegno di ricerca che conduciamo
da oltre quindici anni. Ce lo esigeva, inoltre,
il continuo rapporto di collaborazione,
di supervisione, di programmazione del
nostro lavoro che non ci fanno mai mancare,
lo Yad Vashem di Gerusalemme, il Memorial
de la Shoah di Parigi, la Fondazione
Anne Frank di Amsterdam, il CEDEC e il
Progetto Memoria di Roma, tramiti fondamentali
per la nostra fraterna amicizia con
molti Superstiti - Testimoni della Shoah
a partire dal compianto Shlomo Venezia
fino a Piero Terracina, l’Istituto storico di
Ravenna e Provincia, l’IPSAIC di Bari e
I Progetti di Educazione alla Memoria del
comune di Rimini.
In quel clima di ricchi fermenti culturali
che caratterizzò l’inizio di un nuovo
secolo, anzi di un nuovo millennio, aperto
più alla Memoria che non alla Storia,
ci sembrò abbastanza naturale, accanto
all’impegno organizzativo di una narrazione
più oggettiva dei fatti, delle circostanze,
degli accadimenti, degli eventi, delle persone
e dei movimenti collettivi succedutisi
nella nostra terra, epurata e scevra da
visioni particolaristiche, interpretazioni di
parte e, spesso, di chiara ed esplicita impostazione
ideologica, ampliare la gamma
dei linguaggi espositivi
inglobando ed
incentivando produzioni
artistiche
con il contributo
di artisti barlettani,
Paolo Vitali, Lucio
Garribba, Paolo Desario,
Luciano Ricci,
Ruggiero Spadaro,
Umberto Basso, Roberto
Piccinni.
Alla collana editoriale I Quaderni
dell’Archivio, si
affiancò, così, un altro strumento di sicura ed efficace divulgazione,
la collana grafico - pittorica e
scultorea ArtistInarchivio, utilissime fonti
per un’attenta didattica della Resistenza
e della Memoria, soprattutto per le nostre
scuole, due modalità di comunicazione,
estremamente formative che richiedono
continui e costanti adeguamenti di contenuti
per stare al passo con la rapidità dei
mutamenti degli orientamenti sociali se si
vogliono salvaguardare seriamente i valori
da tutelare e da difendere.
E in fatto di Memoria, in questo scorcio
di secolo, a ben vedere, sia in Italia che
in Europa e nel mondo intero, moltissimi
sono i mutamenti che si sono verificati,
tanto che da più parti si grida al rischio di
una sua banalizzazione e si teme un surplus
di iniziative legislative che possano mutare
le sedi parlamentari in officine di squallidi
e disgustevoli inutili memorialifici.
L’attenzione che abbiamo saputo porre
a tutt’oggi nella realizzazione de I Quaderni
dell’Archivio ci ha consentito di dare alle
stampe sei volumi, rispettosi dell’impianto
progettuale iniziale - chiarire la nostra storia
recente con riferimenti di documentazione
inoppugnabile - così come lo avevamo delineato
nel primo volume L’ultimo rifugio,
la memoria: eventi, fatti, luoghi, a cui
hanno fatto seguito dal numero 1 al numero 4, La Memoria, Settembre 1943: antologia
di testimonianze e saggi critici; 9 febbraio
1948, L’eccidio di San Ferdinando
di Puglia; Fuori… sacco, storie retoriche,
esaltate, dimenticate, storie di uomini,
di luoghi, di eventi che fanno la Storia;
Barletta tra Storia e Memoria, 70° anniversario
della resistenza civile e militare
all’occupazione nazista della città.
Con il numero 5 esce ora il volume La
Forza della speranza - Storia di un italiano:
dal lager di Görlitz all’impegno
civile, di Michele Labianca a cura della
figlia Maria Rosa Labianca, che segna un
valore aggiunto alla collana quale contributo
di una significativa testimonianza di
una triste pagina della storia dei nostri soldati
nella più ampia storia tragica della seconda
guerra mondiale: la sorte infamante
degli IMI, internati militari italiani, soldati
deportati nei campi del Terzo Reich senza
neanche un briciolo di dignità e senza
alcun riconoscimento del benché minimo
diritto di prigionieri di guerra. Si tratta di
una corposa Memoria che l’autore traccia “prima di varcare la soglia dell’ignoto ed
entrare nel tempo indefinito […] che possa
ricordare ai miei figli un poco della mia
vita dai tempi più remoti della mia nascita,
al fine di essere meglio compreso come padre,
come sposo e come uomo”. Una Memoria
che, sorretta da ricordi lucidissimi,
da chiari e circostanziati riferimenti anche
di minimi particolari, sempre pertinenti ed
esplicativi di quanto vuole intensamente
comunicare, ha il sapore e l’efficacia di un
diario inciso a lettere cubitali nella propria
coscienza, custodito nello scrigno della
propria anima, offerto alla lettura dell’intimità familiare solo “prima di varcare la
soglia dell’ignoto e di entrare nel tempo
indefinito”. E, quel diario, è la storia di una
vita, per altro, di una vita vissuta intensamente
a tutte le età e in tutte le tappe evolutive
dell’esistenza di Michele Labianca
che si è dipanata in modalità multiformi
ma sostanzialmente guidate da una ricchezza
interiore che lo ha reso, in tutte le
circostanze, punto di affidabile riferimento
per quanti hanno avuto opportunità di conoscerlo.
È la storia personale, la storia di
uno, che per quanto gelosamente trattenuta
nelle maglie della privacy, non può sottrarsi
a diventare “la storia di… tutti”. Ed è affascinante
la lettura dell’intero volume che
ti fa scoprire un personaggio vissuto negli
stessi luoghi dalla tua vita, un personaggio
per di più che ha svolto una funzione civile
di estrema importanza - Michele Labianca è stato professore di Storia e Filosofia
nel nostro Liceo Casardi - che ti racconta,
di sé, le ristrettezze della sua infanzia di
orfano della prima guerra mondiale, dei
suoi studi tortuosi, della sua laurea, del suo
servizio militare nella Guardia di Finanza,
della sua odissea di deportato da Tirana a
Görlitz, del suo ritorno dallo stalag a Trinitapoli,
del suo rientro nella società civile
che ti descrive a chiare lettere, in verità scarsamente civile, delle sue difficoltà per
realizzare il suo sogno e il suo obiettivo di
diventare Professore, il suo impegno politico,
le sue delusioni, il suo attaccamento
ai valori religiosi e familiari. Ritrovi in
quelle righe, in verità, il tuo vecchio professore
un po’… nudo e capisci che, la sua
storia, è sì storia di uno, ma è soprattutto
storia di tutti. E lo ritrovi tutto intero, il tuo
professore, che non si sottrae alla sua funzione docente e fa fatica a rinunziare a darti
un quadro storico completo di un’epoca
nella quale, nella sola diversità di età, ci è stato dato di vivere una storia di tutti.
Chiudi il libro e ti rendi conto che non solo
hai conosciuto meglio “il padre, lo sposo,
l’uomo” come era desiderio dell’autore ad
inizio della sua Memoria, ma hai riscoperto
l’impeccabile professore del tuo liceo,
gratificando la figlia Rosa Maria per l’impegno
di curatrice, attenta e amorosa, di
una giusta “consegna” paterna da lasciare
in eredità a tutti.
Luigi Di Cuonzo
Responsabile Archivio della Resistenza
e della Memoria di Barletta
(aprile 2015)
<< vai all'indice
del canale |