LA MIA MEMORIA DI
CEFALONIA
Non sono in grado di descrivere cosa ho provato quando mi è stata
comunicata la possibilità di partecipare ad un viaggio premio a Cefalonia
per studenti meritevoli.
Non credo di aver mai avvertito un sentimento di pari ambiguità: da
un lato l’entusiasmo di conoscere una nuova terra ed un nuovo popolo,
dall’altro la consapevolezza di dover affrontare una realtà storica
per cui non mi ritenevo preparato né moralmente né culturalmente.
Da qui l’intensa attività di ricerca alla quale mi sono sottoposto
per sopperire ad una troppo superficiale cognizione dell’argomento,
figlia di un sistema scolastico più impegnato a profondere date e
nomi di battaglie piuttosto che a farsi carico della completa formazione
etica e sociale dei ragazzi.
Mi ha aiutato la Rete: il Web, tra i più bistrattati strumenti della “Generazione
X”, ha saputo placare la sete di conoscenza in cui mi avrebbero lasciato
ardere le istituzioni preposte e mi ha permesso di ascoltare le molteplici
voci sugli eccidi delle Isole Joniche, dalle più accorate testimonianze
ai negazionismi, dagli impeti patriottici ai ridimensionamenti dei revisionisti.
Nonostante mi stessi gradualmente appropriando della materia, mi rendevo
conto di quanto il mio studio preventivo apparisse insufficiente, di come
crescesse giorno per giorno la necessità di stabilire un contatto
fisico con il teatro di una così tragica vicenda.
Tentavo invano di immedesimarmi nel dramma dei soldati italiani trucidati
finanche dopo la resa, non riuscivo a calarmi in una situazione che, seppur
tanto funesta, continuava ad apparirmi ancora troppo lontana.
Poi il giorno della partenza, il breve tratto in pullman fino a Brindisi,
l’imbarco per il Peloponneso, la sistemazione nelle cabine, i nuovi
amici e le prime conversazioni notturne sul gelido ponte, sbalorditi ad ammirare
l’infinita ed inquietante oscurità in cui si perdeva il mare.
Appena sbarcato a Patrasso mi pervade un inatteso sentore di familiarità,
come se riconoscessi i volti della mia Italia in un contesto per certi versi
dissonante, capace di accostare sfarzose boutique di brand multinazionali
ad automobili palesemente retrò.
A confermare la mia impressione le parole con cui venivamo caldamente accolti
nei ristoranti, negli hotel e nei negozi di souvenir: Italiani e Greci, stessa
faccia - stessa razza; la gentilezza di cui darà prova in seguito
il popolo greco ci dimostrerà quanto non fosse soltanto un’astuta
formula commerciale.
Continuo a percepire la stessa sensazione ad Argostoli e, più in generale,
sull’intera isola di Cefalonia; più volte il panorama locale
rimanda il mio pensiero alle limpide acque salentine ed agli impervi e suggestivi
scenari del Gargano, ma è durante le visite ai luoghi della Memoria
che nutro il maggior senso di appartenenza a quei luoghi.
Alla vista della Fossa di San Teodoro, della Casetta Rossa, della terra di
Troianata e, soprattutto, dei reperti militari conservati nel Museo della
Divisione Acqui finalmente concepisco l’atrocità storica ed
umana di quel Settembre 1943.
La continuata e scrosciante pioggia nella varie tappe del nostro itinerario
sembra voler sottolineare il grigiore degli assurdi crimini che ricordo e
rivivo lì dove furono perpetrati.
Riesco finalmente a provare compassione nella sua più pura accezione
di partecipazione al dolore, condivisione di sofferenza, percezione di quegli
italiani, quei soldati, quegli uomini come altri “di” me piuttosto
che altri “da” me.
Ancora risuonano nella mia mente le testimonianze di chi ha subìto
gli orrori della guerra, di chi ha pianto di terrore dinanzi agli “occhi
di lupo” dei Tedeschi ed ha temuto per la propria vita assistendo al
sadico e disumano accanimento nazista verso la popolazione civile.
Il sole torna a splendere a Cima Telegrafo la mattina della cerimonia commemorativa
presso il Monumento ai caduti di Cefalonia: la natura si riconcilia con quel
territorio così aspro nello stesso momento in cui si riafferma la
dignità storica di quelle terre, per anni negata ed ancora oggi contestata.
Una settimana di recupero della dimensione umana della Storia, di riflessione,
analisi e celebrazione, ma non solo questo; le risate in camera, la musica
locale, i drink del barista di Salonicco, i dialoghi della tarda serata a
bordo piscina, gli scherzi durante il sonno, l’imponenza archeologica
di Olimpia ed anche le prime incomprensioni, i malori sui traghetti, la delusione
per il maltempo, i sapori e gli odori troppo forti a tavola sono riusciti
ad amalgamare un gruppo di estranei che hanno imparato spontaneamente a darsi
del tu valicando differenze di età e di ruolo istituzionale.
30 Settembre: ultimo imbarco, stavolta sulla via del ritorno. Non è nostalgia
quella che sento, e neppure malinconia quando vedo la Grecia allontanarsi
all’orizzonte. Mi sento appagato, e sono certo che si tratti semplicemente
di un arrivederci.
Box
Con il viaggio della memoria a Cefalonia si è chiusa la serie delle
attività del mese di Settembre, dal titolo SEDUTI SU UN NIDO DI VESPE,
organizzate dall'Archivio della Resistenza e della Memoria di Barletta per
ricordare il Settembre 1943. Una delegazione della BAT in numero di quaranta
partecipanti, 16 studenti di Barletta, 5 di San Ferdinando di Puglia, in
viaggio premio per meriti conseguiti nello studio delle problematiche della
resistenza militare, accompagnati da docenti e da adulti interessati alle
stesse tematiche, guidati dall'Assessore comunale di Barletta, prof. Ruggiero
Lemma, con i gonfaloni delle due città, ha reso omaggio ai Luoghi
della Memoria dell'isola greca. L’indignazione e la rabbia espresse
da tutti i partecipanti per la sentenza del p.m. Stern della Procura di Monaco
di Baviera, del 27 luglio che assolve i responsabili degli eccidi di Cefalonia
definendo i nostri soldati “traditori e disertori”, sono state
condivise dal sindaco di Argostoli nel corso dell’accoglienza riservata
al gruppo.