La
Gazzetta del Mezzogiorno - 19 settembre 1956
A TRANI,
IL 18 SETTEMBRE 1943
All’alba di quel 18 settembre, un giovane
tenente tedesco, alto, magro, biondo, discese da Cerignola a Trani
al comando
di un plotone
di circa venti uomini.
Ordine categorico: fucilare cinquanta cittadini tranesi a titolo di
rappresaglia per la morte di cinque militari tedeschi avvenuta il giorno
prima. Era stato un regolare scontro di guerra con militari alleati
e italiani; ma le autorità germaniche lo avevano attribuito
a iniziativa di cittadini tranesi.
Molti ricorderanno l’episodio. Furono rastrellati cinquanta ostaggi
e condotti nella piazza centrale della città. Tutto era pronto
per l’esecuzione quando, chiamati dai familiari dei giustiziandi,
intervennero il Podestà del tempo, Giuseppe Pappolla, e l’Arcivescovo
mons. Petronelli, i quali proclamarono solennemente che i cittadini
del luogo non avevano in alcun modo partecipato all’episodio,
che doveva considerarsi di guerra. Il loro intervento non valse a rimuovere
il comandante tedesco dalla determinazione di dar corso alla rappresaglia;
e allora, scoraggiati, atterriti dall’imminenza dell’eccidio,
che avrebbe stroncato 50 vite umane, gittando nel lutto tante famiglie
tranesi, mons. Petronelli e il Pappolla offrirono la loro vita in cambio
di quella degli ostaggi.
Dinanzi a siffatta decisione e a tanta generosità, l’ufficiale
tedesco vacillò, si commosse, sospese l’esecuzione e rimandò alle
loro case i cittadini.
Nei giorni che seguirono, si sparse la voce che il tenente, di fede
cattolica, era stato deferito alla Corte marziale, condannato e fucilato.
La voce doveva avere qualche fondamento di realtà, perché,
tempo addietro, allo scopo di ricostruire l’episodio, mi rivolsi
all’Ambasciatore di Germania, a Roma, chiedendo se era possibile
accertare il fatto e rintracciare l’ufficiale o, quanto meno,
conoscerne il nome.
Dopo alcuni mesi, il dr. Walter Boss, addetto all’Ambasciata,
mi rispondeva in nome e per incarico dell’Ambasciatore e dichiarava
che, “nonostante le indagini svolte, non si è potuto rintracciare
l’ufficiale tedesco che di quell’episodio fu protagonista”.
“
Possa appagarci - aggiungeva il dott. Boss - il pensiero che nessuna
persona ebbe allora a subire nocumento”.
Fra le atrocità della guerra spietata che funestò il
nostro suolo dall’8 settembre ‘43 al 25 aprile ‘45,
l’episodio di Trani, per fortuna incruento, assume un particolare
significato, ricco di umanità e di spirito di sacrificio. E
non sarebbe inopportuno che una lastra di marmo, posta nel luogo ove
l’episodio si svolse, tramandi l’avvenimento, ricordando
i 50 cittadini che dovevano morire e non morirono, l’eroica offerta
che di se stessi fecero mons. Petronelli e il Pappolla, e infine la
coraggiosa decisione dell’ignoto tenente, “biondo e di
gentile aspetto”, che forse pagò con la vita il suo gesto
di bontà*.
Domenico Pàstina (Febbraio 2004)
* In merito all’episodio cfr. anche la Lettera di Nicola Pàstina
(fratello di Domenico), pubblicata in L’8 settembre 1943 in
Puglia e Basilicata, Edizioni dal Sud - Bari 2003, p. 208
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