PORTALE DI INFORMAZIONE E ATTUALITA' SU BARLETTA E DINTORNI
home | abbonamenti | archivio il Fieramosca | lettere al direttore | redazione | contatti

Cerca nel sito
 


Finalmente la sesta provincia è realtà

Dopo il voto favorevole alla Camera, la provincia di Barletta-Andria-Trani, si prepara a superare il voto del Senato verso la definitiva istituzione.

Verrebbe da tirare un sospiro di sollievo più che di gioia nel capacitarsi che (finalmente!) la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge che istituisce la Sesta Provincia pugliese. Nessun rancore sulla denominazione e sulla natura “tricefala” del nuovo ente locale: “Barletta-Andria-Trani” si chiamerà la provincia. Il primo esperimento di capoluogo tripartito in Italia, il punto di equilibrio trovato con non poca difficoltà fra i comuni partecipanti (erano 12 prima delle rinunce ventilate, programmate, minacciate e poi votate di Ruvo di Puglia e Corato…) e “pomo della discordia” fino all’ultima votazione in Parlamento. Ma nonostante tutto e superati gli ostacoli delle varie Commissioni, adesso è il momento dell’euforia, delle attribuzioni di paternità, dei ringraziamenti e dei progetti.
Come sarà la nuova provincia? Dove saranno collocati gli uffici di rappresentanza? E soprattutto quale delle tre città capoluogo sarà scelta come sede legale del costituendo ente locale? Sono aspetti da poco? Non ci sembra. E non sono nemmeno provocazioni tendenziose e “separatiste” quelle domande e gli interrogativi che tutti noi ci poniamo sui ruoli e le funzioni che ogni comune assolverà in questa nascente provincia policentrica.
E sì perché ancora al futuro bisogna parlare. Prima di tutto perché manca ancora il passaggio al Senato (dove siamo rappresentati dal sen. Biagio Tatò) e poi perché bisogna aspettare il 2008 per votare il primo Consiglio provinciale, la prima Giunta e il primo Presidente targati BAT.
Ma andiamo per ordine e cerchiamo di ricostruire le fasi di approvazione che il travagliato iter burocratico ha riservato per la Sesta provincia pugliese.

Il passato prossimo
Il disegno di legge votato favorevolmente alla Camera il 29 ottobre scorso, ha due proponenti: Giannicola Sinisi (Margherita), ex sindaco di Andria e vice ministro dell’Interno nel governo Prodi, e Nicola Rossi (Ds), consigliere economico di Massimo D’Alema. La proposta di legge fu presentata il 6 giugno 2001.
La presentazione del testo di legge appare veemente fin dalle prime battute. Con toni perentori si legge: “Onorevoli Colleghi! La questione della istituzione di una sesta provincia pugliese ha radici molto antiche, ma trova fondamento e ragioni d’essere in una analisi approfondita delle dinamiche socio-economiche del territorio e in una lettura attenta delle sue linee di tendenza”. E queste motivazioni sono sciorinate tutte in rapida successione: le “città densamente popolate”, l’esistenza di “solidi legami culturali” e “un elevato indice di complementarità economica”. E qui il colpo di genio dei due deputati. Proprio questi fattori “sono stati un momento di debolezza per il protrarsi di un confronto serrato tra le singole municipalità che vantavano ciascuna titoli e legittimazione per candidarsi ad essere promotrici e capo fila” di una Provincia. A questo punto la svolta. Via i campanili, abbasso la litigiosità dei municipi, il testo di legge propone “una provincia policentrica, le cui funzioni di capoluogo siano assegnate non ad una sola città, ma al cuore dell’area-sistema, ovvero alle città di Andria, Barletta e Trani”. E per coinvolgere anche i piccoli centri si precisa “con la caratterizzazione di un alto livello di decentramento dei servizi che coinvolga tutte le città interessate”. Dobbiamo sottolineare, però, che la proposta non è nata all’improvviso, bensì è il frutto di un lavoro certosino da parte degli amministratori locali dell’epoca che si è concluso con un documento presentato al Governo e firmato dai sindaci delle dodici città interessate (allora erano comprese anche Ruvo e Corato), il 3 settembre 1999.
Un’altra intuizione dei proponenti è stata quella di agganciare la provincia ofantina ai territori di Monza-Brianza e Fermo. Unico relatore delle tre proposte di legge diventa l’onorevole Giulio Schmidt (F.I.). In questo modo le sorti della Sesta provincia pugliese sarebbero state per sempre legate all’istituzione degli altri due enti locali che interessavano i territori della Brianza (con capoluogo Monza) e del marchigiano (città leader Fermo). La prima provincia interessava particolarmente la Lega Nord di Bossi e la seconda i Democratici di Sinistra. L’istituzione di una avrebbe dato via libera alle altre e viceversa: la convergenza politica a favore era, dunque, una cosa quasi acquisita…
Ma tra il dire e il fare ci sono di mezzo le Commissioni parlamentari. È da lì che l’iter dell’approvazione sarebbe partito. È lì che i progetti di legge trovano i primi ostacoli sul loro percorso prima della calendarizzazione in Aula.
Il passaggio alla I Commissione Affari Costituzionali fu indolore. Il relatore Giulio Schmidt è stato chiaro nella sua Relazione presentata il 1° marzo 2002 sui passaggi in commissione. Il provvedimento fu approvato dalla Commissione Affari Costituzionali per ben due volte nel corso del 2001, nella XIII e nella XIV legislatura. Il 7 marzo 2001 la Commissione si espresse favorevolmente passando il testo all’esame della Camera il giorno dopo. Ma “lo scioglimento anticipato delle Camere non consentì che esso proseguisse l’iter previsto per l’approvazione definitiva”. Allora il 16 ottobre, per la seconda volta, la proposta di legge passò in Commissione seguendo la procedura abbreviata. Nessuna variazione fu apportata al testo che passò in Commissione Bilancio e Tesoro.
Ad una prima verifica effettuata il 24 aprile 2002, la Commissione Bilancio faceva notare che la quantificazione circa le spese di istituzione era incompleta in quanto basata sugli oneri “degli uffici periferici dei Ministeri dell’Interno e del Tesoro e dai trasferimenti erariali integrativi alla nuova provincia”. Mancavano altri fattori come gli uffici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e quello delle Finanze. Si richiedeva, dunque, “la predisposizione da parte del Governo di una nuova relazione tecnica” attinente alla copertura finanziaria della nuova provincia.
Tale resoconto fu presentato per fortuna in tempi brevi: il 15 maggio 2002. Dalla verifica del Governo (colpo di scena!) emergeva una cifra molto alta per i costi di costituzione dell’ente. Per cui la copertura finanziaria rischiava di venire meno. È stato provvidenziale l’intervento del deputato Rossi il quale si affannava (è tutto documentato) a far notare come “il Governo non avesse preso in considerazione la possibilità di utilizzare le risorse già esistenti”. La Commissione richiede ulteriore verifica al Governo, rimettendosi alla sua “volontà politica” di istituire la provincia. Questo è un passaggio importante. Basta che il Governo lo voglia e la Provincia si fa.
Il 29 ottobre 2003, poco prima del voto, la Commissione si esprime nuovamente. Sulla scorta di alcuni emendamenti che attribuiscono all’istituzione della provincia i fondi speciali dei Ministeri dell’Economia e della Giustizia per gli anni 2003-2005 e una clausola che impone al Governo di impegnarsi già dalla Finanziaria 2004 a reperire questi fondi, la Commissione dà il suo parere favorevole. Il testo passa al primo esame alla Camera.

La votazione finale
La seduta è la n. 381 del 29 ottobre. La votazione era stata calendarizzata per il giorno prima, ma poco male… abbiamo aspettato tanto che 24 ore in più non possono fare che bene. Tanto più che il dibattito non è altro che il “seguito della discussione della proposta di legge” già effettuata il 4 marzo 2002. Si comincia con il parere favorevole agli emendamenti presentati da Gabriella Carlucci (F.I.) circa l’esclusione dei comuni di Corato e Ruvo. Vanno a vuoto, invece, i tentativi identici e separati degli onorevoli Antonio Lorusso (F.I.) e Giuseppe Lumia (D.S.), prima, e Piergiorgio Massidda (F.I.), poi, per cambiare all’ultimo minuto la denominazione del nuovo ente in provincia di Barletta. Mentre la Carlucci ritira il proprio emendamento sulla provincia di Trani, Nicola Rossi è chiaro: “se per caso qualcuno di questi emendamenti venisse approvato, alcune città si sfilerebbero immediatamente, nel giro di qualche giorno, e probabilmente cadrebbe l’intero provvedimento”. Passa quello che affida a Trani la sede legale della provincia “fino alla determinazione statutaria”.
Il vice ministro all’Interno Antonio D’Alì impegnava il governo ad istituire a Trani la prefettura, la questura, il comando provinciale dell’Arma dei carabinieri, il comando provinciale della Guardia di finanza, la direzione provinciale del tesoro e gli altri uffici disponibili all’istituzione della nuova provincia.
Si passa quindi alla votazione finale. Su 313 presenti, hanno votato 270 deputati mentre 43 si sono astenuti. A fronte di una maggioranza di 136 voti favorevoli che sarebbe servita all’istituzione della provincia, i voti favorevoli sono stati 202 e quelli contrari 68. Determinanti i voti di Forza Italia, Ds e Margherita.

Il futuro della provincia
Secondo la legge licenziata alla Camera, le Province di Foggia e Bari devono adesso provvedere alla “ricognizione delle proprie dotazioni organiche di personale” cioè, alcuni funzionari dei due enti già esistenti, passeranno agli uffici della nuova provincia, altri saranno assunti in seguito. Tutti gli adempimenti previsti per la costituzione dell’ente “saranno effettuati da un commissario nominato dal Ministro dell’Interno”. Ma è notizia di questi giorni che i sindaci dei 10 comuni intendono individuare un coordinatore da affiancare al commissario che abbia già ampia conoscenza del territorio e che in questi anni abbia lavorato alla costituzione della provincia. Sempre secondo la legge, “le prime elezioni per il presidente della provincia e il consiglio provinciale di Barletta-Andria-Trani avranno luogo in concomitanza con il primo turno utile delle consultazioni elettorali per il rinnovo degli organi provinciali del restante territorio dello Stato, fatto salvo il caso del rinnovo anticipato dei consigli provinciali di Bari e di Foggia”. Dunque saltate le votazioni del 2004 che troverebbero la Sesta provincia impreparata, il primo turno utile sarebbe nel 2008.
Coordinatore e commissario prepareranno il terreno al primo Consiglio provinciale che, in quanto organo eletto, provvederà alla stesura dello Statuto della nuova provincia. Sarà questo testo fondamentale a definire “la dislocazione degli uffici e dei servizi provinciali” e le sedi e le modalità di riunione degli organi di governo della provincia”. Sarà garantita così la pari dignità fra i comuni che partecipano alla provincia. Questo è lo spirito che pervade la Sesta Provincia pugliese.

In questo servizio giornalistico sono stati ricordati, più per la cronaca che per la storia, gli ultimi tempi e i più recenti adempimenti legislativi che hanno portato al voto favorevole della Camera per la istituzione della nuova provincia e non deve quindi stupire che più attivi attori di questa fase siano stati gli onorevoli Rossi e Sinisi. Mentre non possiamo dimenticare gli altri parlamentari che, nel tempo, hanno contribuito a questo successo, come il sen. Andrea Gissi ieri e il sen. Biagio Tatò oggi, così come l’apporto dato dallo sforzo congiunto dei componenti i vari comitati succedutisi nel tempo, cominciando da quelli animati da Domenico Borraccino e Carlo Ettore Borgia.
Ma qui entriamo già nella storia, sulla quale avremo modo di ritornare più dettagliamente in seguito. Per l’imminente futuro, ultima tappa l’appuntamento presso palazzo Madama, col voto del Senato. Speriamo bene.

Savino Dicorato (Novembre 2003)

<< vai all'indice del canale

© 2003 - Editrice Rotas Barletta. Tutti i diritti sono riservati.