Pronti ad abbandonare
Bari per la sesta provincia
Ad alcuni grandi Comuni del nord barese l’istituzione
della “Città metropolitana” al posto della Provincia, con
la sottrazione o contrazione di alcuni poteri municipali in materie
come l’ambiente, il trasporto pubblico e la viabilità locale, proprio
non va giù. Infatti, dopo che il governo Monti ha stabilito, con il
decreto sulla spending review, la soppressione dal 1° gennaio del
2014 di ben 10 Province, tra cui quella di Bari, e la costituzione
in tali capoluoghi delle Aree metropolitane, i sindaci di Bitonto,
Molfetta, Ruvo di Puglia e Corato si sono incontrati per valutare
la possibilità di non aderire al progetto dell’Area metropolitana,
che penalizzerebbe fortemente i loro rispettivi Comuni, perché
li mette in una posizione di subalternità rispetto al Capoluogo
pugliese, tagliandogli parte dell’odierna autonomia amministrativa
e territoriale ed istituendo una sorta di “dipendenza” materiale e
psicologica da Bari per queste comunità che, invece, sono realtà
economiche e socio-culturali completamente diverse da Bari, e
tra loro. Come è noto, in base ai criteri varati recentemente dal
governo Monti, tutte le Province con meno di 350mila abitanti
ed estensione territoriale inferiore a 2500 chilometri quadrati
verrebbero abolite, per essere accorpate con altre ad esse limitrofe.
E ciò per rientrare nei parametri previsti per le nuove Province.
Tra quelle che attualmente non raggiungono il requisito minimo
stabilito da Monti c’è la neo-Provincia pugliese Bat, costituitasi
formalmente appena tre anni fa e che, alla luce delle nuove
norme, verrebbe soppressa con l’accorpamento alla Provincia
di Foggia. Oppure, per i soli Comuni che ne facciano richiesta,
con l’adesione all’Area metropolitana di Bari. Nelle prossime
settimane, infatti, il Governo trasmetterà il deliberato sul riordino
delle Province al consiglio delle autonomie locali (Cal), istituto
che dovrebbe essere presente in ogni regione e composto dai
rappresentanti degli enti territoriali. In mancanza di tale presenza,
la deliberazione del Governo verrà trasmessa all’esistente organo
di raccordo tra Regione ed Enti locali. Le indicazioni del Cal e delle
Regioni interessate, alla fine, verranno trasmesse al Governo, che
provvederà alla effettiva riduzione delle Province, promuovendo
un nuovo atto legislativo che completerà la procedura di riduzione,
avviata da Monti anche sulla base dei pareri espressi dal Cal e dalle
Regioni. Le nuove Province, poi, eserciteranno alcune delle loro
attuali competenze, mentre altre svolte finora verranno devolute ai
Comuni, come stabilito dal decreto governativo “Salva Italia”.
In definitiva, i Comuni delle Province che resteranno in vita
acquisiranno ulteriori competenze, mentre quelli delle aree di
Province che saranno abolite e sostituite dalle “Città metropolitane”
si vedrebbero limitati in alcuni poteri autarchici, oggi di esclusiva
competenza comunale. Per queste ragioni, già la scorsa settimana
il sindaco di Altamura, Mario Stacca, si è dichiarato scettico alla
possibilità che il proprio Comune aderisca all’Area metropolitana
di Bari e che, prossimamente, il consiglio comunale di questo
Comune potrebbe assumere iniziative atte a promuovere l’adesione,
insieme ad altri Comuni dell’alta Murgia, alla Provincia di
Foggia o, addirittura, alla richiesta di passaggio con la Regione Basilicata. Contemporaneamente, nel nord barese due sindaci di
centrosinistra, Michele Abbaticchio di Bitonto e Vito Ottombrini
di Ruvo di Puglia, con due sindaci di centrodestra, Antonio
Azzollini di Molfetta e Luigi Perrone di Corato (quest’ultimo è pure presidente regionale dell’Anci), hanno avviato incontri
interlocutori finalizzati a valutare la possibilità per i rispettivi
Comuni di chiedere l’adesione alla Bat, in modo da incrementare
sia l’estensione territoriale di tale Provincia, sia il numero dei suoi
abitanti. E rendere così compatibile la Bat con il criterio adottato
dal Governo per la non soppressione dell’Ente. Infatti, l’ipotesi
di allargamento della Bat a Corato, Ruvo di Puglia, Molfetta e
Bitonto, a cui probabilmente non si sottrarrebbe neppure il neosindaco
di Terlizzi, Ninni Gemmato, costituirebbe certamente la
condizione necessaria e sufficiente a far sopravvivere l’attuale “Sesta Provincia” pugliese, avviata nel 2009. In tal modo i Sindaci
di questi cinque grossi Comuni del nord barese eviterebbero che
molte funzioni comunali, ora di loro competenza, dal 2014 passino
sotto la supervisione del Sindaco della Città metropolitana.
Una situazione di sudditanza, questa, che nel barese a molti
Comuni non va proprio giù, poiché la Città capoluogo, con i suoi
oltre 340mila abitanti, avrebbe un peso notevole nel futuro consiglio
dell’Area metropolitana, che difficilmente sarebbe contrastabile
(e tollerabile) da quasi tutti i rappresentanti degli altri Comuni.
Pertanto, come si ricorderà, la mancata istituzione nel barese, a
febbraio del 2010, da parte della Regione di due nuovi Comuni,
Palese-Santo Spirito e Carbonara-Ceglie-Loseto, (che avrebbe
prodotto momentaneamente la perdita di circa 270mila abitanti
alla città di Bari), alla fine potrebbe rivelarsi come una circostanza
che condizionerà negativamente la costituzione della “Città
metropolitana” barese, proprio per la eccessiva diffidenza dei vari
Sindaci limitrofi che considerano il Capoluogo, per popolazione,
come una realtà troppo egemone rispetto a quelle dei Centri
comunali che dovrebbero entrare a far parte della Metropoli.
Giuseppe Palella
(settembre 2012)
<< vai all'indice del canale |