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PROVINCIA DI BARLETTA E BAT (O BT)
FACCIAMO UN PO’ DI CHIAREZZA SULLA (REALE) STORIA DELL’ENTE

Dal momento in cui mi è stata affidata la cura di questa pagina dedicata alla “piccola” storia locale, ho sempre cercato di occuparmi di singoli tasselli che compongono la “grande” storia e difficilmente mi ha sfiorato l’idea di cimentarmi in ciclopici reportage.
Tra le tante curiosità che mi hanno stuzzicato la mente da un po’ di tempo, c’è quella del perché tanti “omissis”, nella storia della neonata Provincia di Barletta-Andria-Trani.
Chi ha avuto il piacere, come il sottoscritto, di assistere alla prima seduta del Consiglio Provinciale, non ha potuto non notare che tutti gli intervenuti, in rappresentanza dei dieci Comuni facenti parte del nuovo Ente, hanno espresso la loro felicità per l’avvio amministrativo atteso da più di un secolo e mezzo. E sia!
A nessuno però è venuto in mente di raccontare come effettivamente erano andate le cose e di quanti ostacoli sono stati posti e ancora qualcuno pone sulla strada che ha portato all’istituzione della nuova Provincia!
Non vogliamo fare inutile campanilismo anche perché allo stato attuale delle cose tutto è stato deciso e non pregiudicherebbe alcun discorso futuro, ma avvertiamo il bisogno di far conoscere ai cittadini del territorio come effettivamente sono andate le cose.
Il pezzo poteva avere come titolo anche “Quelli che… corrono in soccorso dei vincitori” e non sarebbe stato più azzeccato di così perché è proprio quello che è accaduto nella lunga storia della Provincia.
Innanzi tutto vogliamo evidenziare due errori involontari commessi dal neo-presidente Ventola nel suo saluto al costituente Consiglio Provinciale della Bat.
Il primo è il ricordo, doveroso, rivolto a due figure che hanno lottato per la nuova Provincia: Don Luigi Filannino e il senatore Domenico Borraccino (perché poi dimenticare il dott. Carlo Ettore Borgia e Pino Dicuonzo?). A onor del vero.
Ma quando mai, pregiatissimo Presidente, Don Luigi e Mimì Borraccino hanno speso le loro energie per la BAT? Al contrario, hanno combattuto fino all’ultimo esclusivamente per la Provincia di Barletta e mai hanno pensato, nemmeno lontanamente, di battersi per una provincia tricefala.
Seconda imprecisione aver datato la storia della neonata Provincia al 1854. Niente di più errato!
Bisogna precisare e porre un netto confine tra la BAT e la Provincia di Barletta perché della prima si inizia a parlarne solo dal 6 giugno 2001 (disegno di legge 2562 firmato dai deputati Sinisi e Rossi) mentre la seconda data un secolo e mezzo prima.
Infatti nella famosa relazione inviata il 1854 dal Sovrintendente Santoro a Ferdinando II Borbone veniva spiegato che “… Il territorio che gravita intorno alla valle dell’Ofanto, che sin dai tempi antichi ebbe per suo naturale capoluogo l’Università di Barletta, la quale varie volte e per vari secoli, nel corso e ricorso degli eventi storici, e dell’ascesa o della decadenza delle contrade, in dipendenza delle varie guerre, aveva tenuto persino il ruolo di Capoluogo di Regione, ha avuto uno sviluppo economico al di sopra di ogni previsione … e per questi motivi pensiamo sia necessario renderlo autonomo amministrativamente e proponiamo la costituzione della Provincia dell’Ofanto per regolare il commercio
dell’intero Regno di Napoli
”.
Vi sembra che nella relazione si faccia il nome di altre Città e al contrario si accenni “velatamente” alla possibilità di Barletta capoluogo di Provincia?
Non ci pare proprio.
Queste sono soltanto due delle imprecisioni (le vogliamo chiamare così?) di una lunga serie di inesattezze o dimenticanze compiute da tanti consiglieri intervenuti nel dibattito.
Chi ora parla di policentricità e accusa di campanilismo Barletta e i suoi rappresentanti forse non sa che subito dopo la fine della seconda Guerra Mondiale, il 26 settembre 1947, il Sindaco di Trani, ora città co-capoluogo, avv. Guido Maffuccini, inviava una lettera al Sindaco di Barletta Isidoro Alvisi che aveva come oggetto “Invito ad eliminare nome Sindaco di Trani dal Comitato per le rivendicazioni per Barletta Provincia”. Nel corpo della lettera si leggeva che “… Devo manifestarle il più vivo disappunto per l’inclusione non consentita del mio nome, in quanto la cortesia, anche se formalmente innocua, si presta a creare una situazione personale di equivoco… giacché ritenevo, come ritengo, che la creazione di una Provincia limitrofa costituirebbe un grave pericolo per questa Città, già dolorosamente mutilata nel 1923 della sua gloriosa Corte di Appello. Deve esserle poi noto che questo Consiglio Comunale, nello scorso agosto, votò in seduta straordinaria un ordine del giorno per le cittadine rivendicazioni le quali tendono a sollevarne all’antico
splendore le tradizioni di Trani e questo contrasta con le richieste concorrenti di altri Comuni viciniori
”. Se non è campanile questo!
Ma non finisce mica qui perché, dopo dieci anni esatti, la contrarietà alla provincia si riproponeva con un articolo pubblicato sul quotidiano “Il Tempo” del 12 marzo 1957 nel quale si ribadiva la volontà di vedere Trani capoluogo.
Come ammoniva George Moore “La strada sbagliata sembra sempre la più ragionevole”. E chi può dargli torto?
Qualcuno ben informato può indicare, naturalmente documenti alla mano, come si fa in questa rubrica, una proposta di legge presentata in quegli anni per l’elevazione della Città di Trani a Provincia? Restiamo in attesa.
A proposito di Tranesi, non era tranese un certo M.A. Gioia che “… mosso a scrivere queste pagine per l’amore della vera storia (!!!)” scrisse un libro nel 1931, edito dalla Tipografi a Ed. Paganelli, che descriveva la “Disfida di Trani”?
Perdonateci la digressione ma si è resa necessaria per dimostrare come la storia non si racconta dopo aver studiato i documenti ed è per questo motivo che non è uguale per tutti.
Ma ritorniamo alla “documentazione” relativa alla Provincia e vogliamo riportare un caso contrario a quello di Trani e cioè di due Città che all’inizio avevano aderito entusiasticamente alla nuova Provincia e che diversamente, qualche anno fa, hanno optato per la Provincia di Bari. Stiamo parlando di Corato e Molfetta.
Il primo a dare la propria disponibilità fu il Comune di Molfetta che nella persona del Commissario Prefettizio Cav. Avv. Camillo Perna il 5 luglio 1923 comunicava all’omologo di Barletta che “… con provvedimento odierno ho dato piena adesione al voto espresso nella riunione dei sindaci tenuta costà il 17 giugno p.p. mese relativo alla costituzione di una nuova provincia avente il suo capoluogo Barletta”.
Seguiva parimenti dopo soli undici giorni la lettera del Sindaco di Corato con la quale si trasmetteva “… copia della deliberazione di questo On. Consiglio Comunale del 7 luglio 1923 n.64 per l’oggetto «Voto di adesione pel mantenimento ed ampliamento del Circondario di Barletta»”.
Ci piace concludere riportando l’adesione di un Comune che non rientrava neanche nella Regione Puglia bensì in Basilicata, stiamo parlando di Genzano che con delibera del Consiglio Comunale del 9 luglio 1923 n. 145, chiedeva di far parte della Provincia di Barletta.
A scanso di equivoci torniamo a ribadire che gli atti riportati fanno parte del materiale documentario dell’Archivio storico del Comune di Barletta e vogliamo solo sperare che qualcuno se ne renda conto di persona prima di elargire a piene mani inesattezze sulla plurisecolare storia della BAT.
Ma quando mai… se non ha compiuto ancora 10 anni!
E se anche così non fosse, crediamo che il lavoro svolto costituisca comunque un contributo di qualche valore alla diffusione di informazioni che diversamente andrebbero disperse anche se sono di semplice reperibilità ed accesso, basta recarsi al n. 132 di via Ferdinando d’Aragona, sede dell’Archivio di Stato di Barletta.
Parafrasando il titolo del film con Aldo Fabrizi “Avanti … c’è posto” per tutti!

Michele Grimaldi (Ottobre 2009)

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