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CRESCE L’EXPORT DELLA BAT
PURE IN UN CONTESTO INTERNAZIONALE SEMPRE PIÙ INCERTO
Inizia ad emergere la diversificazione verso nuovi settori e nuovi paesi

Presentazione
L’ISTAT ha diffuso i dati sulle esportazioni e sulle importazioni delle regioni e delle province italiane aggiornati al quarto trimestre 2015, che consente di avere un quadro relativo a tutto l’anno 2015.
Nel contesto di lenta ripresa del commercio internazionale, l’export della BAT mostra segnali di capacità di tenuta, soprattutto per il rafforzamento di comparti quali: l’agro-alimentare; la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche e altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi; la fabbricazione di macchinari ed apparecchi non altrimenti classificati. Ad aumentare sono stati soprattutto i flussi verso i Paesi
extra-Ue, in particolare Medio Oriente, Stati Uniti e Algeria.
Ad aumentare non sono solo le esportazioni, ma anche le importazioni, ragion per cui il saldo commerciale si è ridotto in termini significativi rispetto agli anni precedenti.

Il quadro del commercio internazionale nel 2015 e le prospettive a medio termine: una crescita sotto le attese
Il commercio estero della BAT si inserisce in un contesto internazionale che ha registrato nel 2015 una crescita del commercio mondiale di beni e servizi sotto le attese. I dati definitivi non sono ancora disponibili,
ma, secondo le più recenti stime del Fondo Monetario Internazionale, la crescita del commercio mondiale dovrebbe attestarsi al 2,6% invece che al 3,4%. E per l’OECD potrebbe andare anche peggio, una crescita che potrebbe non superare il 2%. La stessa Organizzazione Mondiale del Commercio nel corso dell’anno aveva proceduto a rivedere le proprie stime di crescita del volume del commercio mondiale di beni, portandole dal 3,3% al 2,8%. La crescita sotto le attese è addebitabile soprattutto alla dinamica poco soddisfacente nella prima parte dell’anno, parzialmente controbilanciata da una certa ripresa nella seconda parte dell’anno.
Anche il 2015 dovrebbe dunque aver chiuso con una crescita del commercio mondiale di beni sotto il livello del 3%, consolidando una tendenza manifestatasi già negli ultimi anni.
Per il 2016-2020, secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale formulate a ottobre 2015, la crescita del commercio mondiale dovrebbe consolidarsi su un livello compreso fra il 4% e il 5%, ma la rivisitazione di tali previsioni fatte a gennaio scorso, già parlano di una crescita che dovrebbe non superare il 3,4% nel 2016 e il 4,1% nel 2017.
Lo scenario a breve-medio termine del commercio mondiale prefigura dunque un livello di crescita ben sotto il livello medio (5%) registrato nel ventennio 1995-2015.
Cosa nasconde questo nuovo scenario del commercio mondiale?
La crescita degli scambi su scala planetaria è stato di fatto il motore della crescita economica nel periodo compreso fra il 1985 e il 2008: i tassi di crescita annuale degli scambi sono stati, infatti, in questo periodo quasi sempre superiori a quelli della crescita economica. Cosa è successo a partire dal 2009? Perché sembra essersi inceppato il meccanismo della globalizzazione?
Sono quesiti che non hanno ancora una risposta certa, su cui molti studiosi di economia internazionale e di globalizzazione si stanno interrogando, nel frattempo le organizzazioni internazionali continuano a pensare che una ripresa economica più sostenuta e su livelli ante Grande Recessione sia possibile, come anche emerge dalle conclusioni della Conferenza dei Ministri delle finanze e dei Governatori delle Banche centrali dei Paesi G20, tenutasi a Shanghai a fine febbraio scorso.

Lo scenario dell’economia mondiale a medio termine: una ripresa a rischio di deragliamento
L’attuale fase di modesta crescita del commercio internazionale si inserisce nello scenario più ampio della lenta ripresa economica mondiale, confermato dalle più recenti previsioni delle principali organizzazioni internazionali: OECD (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) e IMF (Fondo Monetario Internazionale). Tali previsioni prefigurano, infatti, una crescita economica modesta per i prossimi anni: a livello mondiale nel 2015 dovrebbe attestarsi intorno al 3% per rafforzarsi fra il 3,3% e il 3,6% nel 2016 e 2017. Per i paesi più industrializzati dell’OECD è prevista una crescita più contenuta: 2% nel 2015, 2,2% nel 2016 e 2,3% nel 2017.
La crescita economica nei prossimi anni, sarà dunque trainata dai paesi in via di sviluppo. Fra questi continuerà ad essere rilevante la crescita della Cina, nonostante un previsto rallentamento rispetto al passato.
Il G20 tenutosi a Shanghai a fine febbraio scorso, con la partecipazione dei ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali, ha posto l’attenzione sul rallentamento del ritmo delle riforme registratosi negli ultimi anni, che avrebbero dovuto sostenere una crescita economica mondiale più sostenuta, spinta prevalentemente con la politica monetaria espansiva.
Il segretario generale dell’OCSE Angel Gurría durante il vertice ha dichiarato che "il rallentamento preoccupante dell'economia mondiale richiede una risposta politica urgente e globale, attingendo a tutte le leve politiche monetarie, fiscali e strutturali a disposizione dei governi". Il direttore del Fondo Monetario Internazionale Cristine Lagarde ha parlato espressamente del “rischio di deragliamento dell’economia mondiale”, collegato al contestuale rallentamento della crescita delle economie in via di sviluppo e a una ripresa sotto le attese da parte delle economie avanzate.

La crescita dell’export della BAT
Dopo i primi tre trimestri 2015 che avevano manifestato una qualche difficoltà nel processo di crescita dell’export provinciale, l’ultimo trimestre dell’anno ha registrato una decisa spinta in avanti dell’export della BAT, che ha portato il livello complessivo del valore delle esportazioni per l’intero anno, pari a circa 493 milioni di euro, su livelli superiori a quelli registrati dal 2010.
Il 2015 è stato dunque un anno che è andato in crescendo per l’export provinciale, come evidenziano i dati congiunturali trimestrali, ma alla fine si è chiuso complessivamente sopra i livelli degli ultimi anni.
Si tratta di un buon risultato per l’economia locale, considerata l’incertezza che ha caratterizzato il commercio internazionale l’anno passato e la crescita dell’economia mondiale sotto le attese.
In particolare, l’export della BAT è cresciuto del 4%, più della crescita regionale (+0,7%) e sostanzialmente in linea con la crescita media nazionale (3,8%). È un dato che tuttavia mostra un forte rallentamento nel trend complessivo tra il 2010 e il 2015, che ha fatto registrare una crescita media annua del 9,1%. Si tratta di un calo molto più pronunciato rispetto a quanto visto a livello nazionale, che lascia aperto il dubbio sollevato nei precedenti Rapporti Euro*IDEES sulla capacità competitiva internazionale della BAT.
Come meglio diremo alla fine di questo intervento, l’export della BAT rimane ancorato fondamentalmente a settori poco dinamici sui mercati internazionali e a basso contenuto tecnologico, fattori che portano a competere l’industria locale sui mercati internazionali con le economie in via di sviluppo, che esprimono una capacità competitiva da costo più performante proprio sui settori di specializzazione della BAT.

Le tendenze settoriali: perde colpi il settore moda, si rafforza il settore agroalimentare
Il sistema moda (tessile-abbigliamento-calzature) continua a rappresentare il volano dell’export provinciale, seppur in sensibile calo rispetto agli anni precedenti. La sua quota sul totale export si è attestata nel 2015 sul 62,5%, perdendo circa sei punti rispetto al 2014. E si è trattato di un calo anche in termini assoluti: da 324,2 a 308,2 milioni di euro. Occorre tuttavia rilevare che rispetto al trend complessivo negativo del sistema moda complessivo mantiene un trend positivo il comparto del tessile, per quanto si tratti del comparto meno rilevante a livello locale. La perdita registrata dal settore moda è stata più che compensata dalla crescita di altri settori, in particolare dal settore agro-alimentare, sia nella componente agricola che in quella alimentare: la prima registra un aumento del 22,5%, contro l’11,2% nazionale; la seconda registra un aumento del 45,3%, contro il 6,5% nazionale.
Rilevante è stata anche la crescita del comparto della fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche e altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (+40,7%), come pure di quello della fabbricazione di macchinari ed apparecchi non altrimenti classificati (+30,8%).

Si riduce il saldo commerciale positivo
Ad aumentare non sono solo le esportazioni ma anche le importazioni, in misura tale da ridurre il saldo commerciale (export-import) positivo degli anni scorsi, che si attesta circa di 7,5 milioni di euro. I dati sul saldo commerciale normalizzato, che mette in relazione il saldo commerciale con la somma di importazioni ed esportazioni, evidenzia più chiaramente questa dinamica.

I principali Paesi di destinazione: Albania principale paese, si rafforzano il Medio Oriente e gli Stati Uniti ed emerge con forza l’Algeria
La dinamica positiva dell’export provinciale ha interessato soprattutto i Paesi extra-UE (+5,1%), ma anche i paesi UE (+3,2%). Si rafforzano dunque i flussi commerciali verso i Paesi extra-UE che oramai sfiorano il 45% dei flussi complessivi. Per quanto riguarda i principali paesi di destinazione dell’export, nell’UE emergono Francia (14,5%), Germania (11%) e Regno Unito (5,6%); fra i paesi extra-Ue emergono Albania (20,2%), comunque in fase decrescente, e, in fase crescente, Medio Oriente (6%), Stati Uniti (2,6%) e Algeria (2,6%). Perdite significative subiscono i flussi di esportazioni verso la Cina (-40,3%) e verso la Russia (-24,5%).

Una visione d’insieme della competitività internazionale della BAT
L’export sta diventando sempre più rilevante per l’economia del territorio, ma non può sfuggire la considerazione che, nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi anni, il posizionamento competitivo della BAT rispetto all’Italia rimane ancora critico. Innanzitutto, il grado di apertura internazionale dell’economia provinciale è ancorato a meno di un quinto del relativo grado di apertura internazionale dell’economia italiana.
In secondo luogo, la capacità competitiva dell’economia locale rimane legata a comparti dell’industria manifatturiera a basso contenuto tecnologico e i cui mercati internazionali sono meno dinamici, quale quelli dell’abbigliamento e delle calzature. Non vanno sottovalutati alcuni segnali di un certo spostamento verso settori a medio e alta tecnologia e con mercati più dinamici, quali computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi; prodotti chimici; apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche.

Le politiche per aumentare l’apertura internazionale della BAT: le opportunità degli incentivi nazionali al commercio internazionale
In un mondo sempre più globalizzato, la capacità di saper stare sui mercati internazionali è una capacità rilevante per un sistema produttivo e per un territorio nel suo complesso.
Il territorio della BAT dovrà perciò fare ancora molti sforzi prima di raggiungere un grado di apertura internazionale soddisfacente, sforzi che dovranno essere inquadrati in una chiara e lungimirante strategia di internazionalizzazione, in grado di coinvolgere tanto le imprese, quanto le istituzioni, una strategia che deve puntare a rafforzare l’internazionalizzazione delle imprese permanentemente presenti sui mercati esteri e ad
allargare la base delle imprese in grado di operare su tali mercati.
Pur considerando che il trattato dell’Organizzazione Mondiale del Commercio non contempla sussidi all’export, i vari Stati normalmente adottano politiche tese a promuovere, nei limiti del trattato, le esportazioni
e più in generale l’internazionalizzazione delle imprese.
Attualmente sono operativi a livello nazionale vari strumenti di incentivazione del commercio internazionale, gestiti dal Ministero dello Sviluppo Economico, che andrebbero adeguatamente utilizzati, quali i contributi a favore dei Consorzi per l'Internazionalizzazione per lo svolgimento di attività promozionali, finanziamenti agevolati per migliorare la presenza delle piccole e medie imprese sui mercati internazionali. Inoltre dal 2015
è operativo il Piano per la promozione straordinaria del Made in Italy.
Sono tutti strumenti che le piccole e medie imprese del territorio, anche accompagnate e sostenute dalle istituzioni locali, dovrebbero imparare ad utilizzare adeguatamente.

Emmanuele Daluiso
Vice Presidente Euro*IDEES-Bruxelles
(aprile 2016)

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