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In libreria l’album della vita di Federico II
Il testo, in occasione del rilancio della figura del grande imperatore svevo, ottimo veicolo promozionale per la nuova provincia tripolare di Barletta, Andria, Trani, di cui la figura del sovrano rappresenta la testimonianza più diffusa.

Dieci anni fa fu pubblicato, a cura della Rotas, la prima edizione di un testo biografico sul grande imperatore svevo intitolato Federico II Cronaca della vita di un imperatore e della sua discendenza di Renato Russo. Da allora ne sono state stampate ben quattro edizioni, tutte esaurite.
Ma dato l’alto costo del volume, ci furono diverse richieste dirette ad ottenere una sintesi del libro - impostato sempre con criterio di ricostruzione cronologica - ma con un minor numero di pagine e soprattutto con molte fotografie a colori. Richieste soprattutto venute dalle librerie specializzate, come quella di Castel del Monte, oppure dalle federiciane, sparse un po’ dovunque.
Dopo tanti anni, finalmente il prodotto è pronto per stare in libreria e il libro si presta ad essere letto e apprezzato sia dallo specialista (le notizie sono accuratamente selezionate), che dal comune lettore. In 72 pagine di grande formato, viene ripercorsa tutta la vita dell’imperatore, dal giorno della nascita fino a quello della morte, con la riproduzione di 200 illustrazioni in bicromia e quadricromia.
Il testo segue la stessa impostazione della più collaudata Cronaca: la vita del grande Svevo è divisa in numerosi settori, ciascuno rispondente ad una fase della sua intensa esistenza: la fanciullezza a Palermo, il primo viaggio in Germania, l’organizzazione del Regno, la lotta contro la Lega Lombarda, la campagna contro il Papato e così via. Ogni argomento (a cui sono dedicate due o più pagine) è arricchito da sintetiche ma intense notizie con a fianco immagini di riferimento.
L’autore, secondo la valutazione del noto storico romano Ludovico Gatto, non parteggia per Federico, ma di lui cerca di ricostruire la vita con riferimenti chiari e precisi, lontano da esagerazioni valutative, sia che si tratti di apprezzamenti, sia che si tratti viceversa di valutazioni negative. In generale, tuttavia, vien fuori a tutto tondo un personaggio straordinario che dominò la scena del suo tempo, unitamente all’altro grande gigante del secolo, S. Francesco d’Assisi.

Amava la Puglia in particolare
Non è un mistero che Federico II amasse in particolare la Puglia, tant’è ch’egli volle essere considerato non già come l’uomo venuto dalle Marche (essendo nativo di Iesi) e neppure dalla Sicilia (dove passò la sua infanzia) e neanche dalla Germania, come lasciava intendere il nome della sua casata (degli Hohenstaufen); ma come figlio di Puglia, ed ebbe caro, infatti, il nomignolo Puer Apuliae che gli era stato affibbiato dalla gente comune, fin da quando, ragazzo, attraversò l’Italia per recarsi in Germania per tentare la conquista di quella terra e la riunificazione, in un grande Impero, come ai tempi di Carlo Magno, che ricomprendesse il Regno di Germania, il Regno d’Italia e il Regno di Sicilia. Grande impresa, che solo l’ostinata e irriducibile volontà del Papato non gli consentì di realizzare.

La Capitanata, terra dei suoi ritorni
Ma se la Puglia era la regione ch’egli aveva più cara, c’era una terra - in Puglia - ch’egli prediligeva su ogni altra, ed era la Capitanata e la città di Foggia, dove costruì la sua reggia e ch’era punto di riferimento dei suoi ritorni autunnali. Federico aveva infatti spostato il centro del Regno del Sud da Palermo a Foggia perché più vicino al nord, per i suoi annuali spostamenti. In Capitanata, poi, a parte Foggia, sede abituale della sua residenza, c’erano le città di Lucera e il suo grande castello, per non dire dei suoi numerosi castelli di caccia, come quello di Apricena.

Il ruolo delle città di Barletta, Andria e Trani
Senza essere preso da tentazioni campanilistiche, l’autore ricorda tuttavia le numerose presenze di Federico nella città di Barletta, istituzionalmente almeno dodici, quali si ricavano dalle lettere del noto diplomatista tedesco Frederich Böhmer. Barletta era infatti a quel tempo caput regionis e l’imperatore, che amava soggiornare in Capitanata, talvolta fu costretto a venire a Barletta, scelta come sede di alcune sue importanti decisioni, come l’organizzazione della VI Crociata, oppure al suo ritorno (l’anno dopo) per la vendetta contro il Patrimonio di Pietro, la istituzione di una Schola Ratiocinii (oggi diremmo, per alti funzionari delle finanze dello Stato), per il secondo viaggio in Germania, la promulgazione di un corpo di leggi che va sotto il nome di “Occupatis” dall’incipit della prima legge, e così via. Senza dimenticare che Federico, nel 1224, quando cominciò a costruire la sua rete di castelli in Puglia, cominciò proprio da Foggia e Barletta: Foggia dov’era la sua abituale residenza autunnale di ritorno dalle sue campagne militari al Nord; e Barletta che a quel tempo - e per altri due secoli almeno - continuò ad esercitare il ruolo di capoluogo, se non di regione, almeno di una realtà territoriale che si identificava con le province di Capitanata e Terra di Bari.
Quanto ad Andria, il riferimento appare del tutto superfluo, identificandosi con il celebrato Castel del Monte, il più suggestivo dei cento castelli federiciani, e al tempo stesso il più esoterico e misterioso. Realizzato dal sovrano come castello di caccia, purtroppo da lui non potuto essere goduto (dal 1240 si spostò al nord, impegnato nelle guerre contro la Lega Lombarda ed il Papato) ed al suo ritorno avendo altri più gravi problemi ai quali dedicare il suo sempre più limitato tempo. Resterà come il più significativo emblema della sua gloria e della sua fama.
Finora forse poco adeguatamente valorizzato, il castello di Trani, inglobato in preesistenze normanne, fu costruito, a partire dal 1230, dall’architetto Filippo Chinardi e completato, sotto gli Angioini, dall’architetto Pietro d’Agincourt. Le acque di una piccola baia dividono il castello dalla stupenda vicina Cattedrale romanica. Sede militare e residenza regia, il castello si sviluppa intorno ad un quadrato centrale con ali laterali munite di torri quadrate angolari. Fu fra le dimore predilette di Manfredi che vi celebrò le sue seconde nozze con Elena di Epiro. La sua originalità sta nel fatto ch’esso è fra i castelli federiciani quello meno trasformato in epoche successive e quindi, considerandosi originale, può assumersi come il primo tentativo di definizione della nuova tipologia di “castello sul mare”.

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Che dire ancora? Il testo, di 72 pagine di grande formato, di grammatura 150, è arricchito da numerosi indici di riferimento che aiutano a capire meglio il personaggio e il suo tempo. Notevole è la riproduzione dell’albero genealogico, fra le più complete e chiare di quante ne sono state pubblicate finora, come l’antologia delle citazioni - unica nel suo genere e spesso ripresa da altri autori - nella quale sono contenute quasi quaranta definizioni del sovrano (a proposito, sapevate che Dante, oltre alla ben nota locuzione Terzo vento di soave, sul nostro personaggio, usa questa curiosa, per certi aspetti irriverente, ma incisiva espressione? fra male gatte, era venuto il sorco!).

Federico II Album della vita
di Renato Russo
200 immagini a colori
pp. 72 - e 12,50
2004, Editrice Rotas


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