Antologia di giudizi
Lungo quella ferrovia adriatica, appena ultimata, che scendeva
verso le nuove province meridionali da poco annesse, nel 1868 giunse
in Puglia, a Barletta, dalla sua nativa Emilia padana, Valdemaro
Vecchi, di Fidenza, un tipografo stampatore di buona scuola e cultura,
di non mediocri capacità giornalistiche e di scrittore,
ma soprattutto dotato di acuto senso dell’impresa e di fine
gusto e tecnica della stampa, che risaliva alla lezione del suo
grande conterraneo Bodoni…
(Michele Dell’Aquila).Precursore dei tempi moderni, pioniere
dell’editoria pugliese, instaurando una scuola e una tradizione
tipografica di alto livello, Valdemaro Vecchi contribuì alla
promozione, al rinnovamento e allo sviluppo della cultura meridionale.
(…) Così, fra Barletta e Trani, non accidentalmente,
nelle pagine composte dal Vecchi, si incontrarono la ricerca erudita
e documentaria sul Sud e la questione meridionale quale la veniva
profilando Giustino Fortunato.
Eugenio Garin
Perché anche in Puglia si verificasse
un risveglio culturale e l’arte tipografica assumesse decisamente
il ruolo che le è più congeniale,
quello, cioè di naturale stimolatore del pensiero e del
progresso scientifico, bisognò attendere la seconda metà del
secolo XIX, quando, mutate anche le condizioni ambientali, l’opera
di Valdemaro Vecchi, che si svolse sagace, geniale ed infaticabile
dal 1869 al 1906, gettò nell’humus della sopita tradizione
culturale pugliese, il seme fecondo del suo risorgimento.
Benedetto
Ronchi
Il Vecchi è il più accurato ed
elegante editore, forse, che ora ci sia in Italia, e poiché Ella
mi dice che è un
uomo retto e io lo vedo così cortese, son certo che ci troveremo
facilmente d’accordo.
Giovanni Gentile a Donato Iaia
Il Vecchi ha compiuto
una vera opera di cultura e di educazione artistica in questa Italia
meridionale e merita di essere noto
agli Italiani
- oggi che è morto - assai più che non sia stato
durante la sua vita laboriosa. Onore alla sua memoria e che
la sua opera
gli sopravviva.
Benedetto Croce
La stampa, dunque, per Vecchi, come veicolo
di promozione sociale e di crescita civile e culturale in un
contesto
dagli orizzonti
sempre più ampi, da Barletta a Trani, fino a raggiungere
la Puglia e di qui espandersi sull’intero Mezzogiorno,
e risalire verso quel Nord dal quale era disceso tanti anni
prima in cerca
di fortuna…
Tommaso Fiore
Nel 1906, alla morte del Vecchi,
Croce ricordava oltre vent’anni
di relazioni continue e quasi giornaliere con il suo tipografo,
del quale ne aveva sperimentato la rettitudine, la buona fede, la
rigida
osservanza degli impegni, l’ingenuità dell’animo,
la vivezza della mente.
Benché residente da molti anni
a Trani,
auspicò l’istituzione della provincia di Barletta
Anche dopo il suo trasferimento a Trani, nonostante le amarezze
sopportate, il Vecchi non serbò mai un cattivo ricordo
della città, né rinnegò i
tempi in cui ci aveva vissuto. Dirà infatti, in una delle rare testimonianze
autobiografiche che sono giunte sino a noi: Io non so cosa sarà di Barletta
fra dieci o vent’anni. Certo una grande e ricchissima città e
l’avvenire è suo.
Essa sarà e deve essere, per la sua posizione geografica e per la sua
importanza in terra e sul mare, capoluogo di provincia… Questo è il
mio augurio, perocché, sebbene per ragioni professionali io non risieda
più fra le sue mura, mi sento sempre un po’ barlettano e mi interesso
di tutto ciò che la può riguardare. Oltre poi le care amicizie
che conservo sempre in Barletta, là nel suo camposanto, riposano le
ceneri del mio unico figlio, un bambino che idolatravo e che era la speranza
della mia
vita, ormai stanca e vicina a vecchiaia. E quelle amicizie e questa sacra
memoria mi legano a Barletta per la vita e per la morte!
Eugenio Garin
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(dicembre
2006)