La scomparsa di don Michele Morelli
lo storico parroco di S. Agostino
Con la scomparsa di don Michele Morelli è andato via un pezzo molto importante
della storia della comunità ecclesiale
barlettana, dagli anni Cinquanta fino agli anni
Novanta, in quanto Don Michele è stato punto
di riferimento per intere generazioni e numerose
sono state le sue esperienze pastorali.
Don Michele Morelli era nato a Barletta
il 23 dicembre 1927. Fu seguito nella vocazione
da don Tobia Mascolo, parroco della
Sacra Famiglia. Tra i due si stabilì una stima
reciproca.
Ha frequentato il Ginnasio a Barletta e il
Liceo presso il Seminario Regionale di Molfetta,
dove successivamente ha effettuato gli
studi di filosofia e teologia.
L’8 luglio 1951, per l’imposizione delle mani da parte di mons.
Reginaldo M. Addazi, nella Cattedrale di Barletta, è stato ordinato
presbitero. Dal 1951 al 1954 è stato Vice parroco di S. Agostino
e Cappellano dell’Ospedale Civile. Dal 1954 al 1958 è stato Assistente
diocesano della GIAC. Dall’ottobre 1955 al maggio 1956 è stato Pro Direttore dell’Oratorio S. Filippo. Dal 1960 al 1973,
collaboratore del Parroco di S. Agostino don Giuseppe Dimatteo e
dal 16 luglio 1973 fino all’1 ottobre 2003 parroco di S. Agostino.
Dal 1987 al 1994 è stato Vicario Episcopale di Barletta.
Riportiamo alcuni stralci di una lunga intervista rilasciata al
mensile parrocchiale Tentativo (n. 3, luglio-agosto 2001, in occasione
del suo 50° anniversario di ordinazione sacerdotale), da Don
Michele sostenuto, ma realizzato dai giovani della parrocchia.
Alla domanda di quale lettura desse del passaggio della Chiesa
pre-conciliare a quella conciliare, rispose:
“Non è stato un passaggio indolore per chi ha creduto nel Concilio
e ha tentato di attuarne le disposizioni. C’era un vento nuovo
che spirava e bisognava seguirne la direzione. Ma c’era anche una
tradizione fortemente radicata nella Chiesa che bisognava avere il
coraggio di vincere sia pure rischiando e pagando di persona. Bisogna
tenere presente anche che, contemporaneamente, c’era stato il
fenomeno del ’68 dei giovani, che ha avuto una forte ripercussione
sulla vita e sulla società civile e nella stessa chiesa”.
In questo contesto, in Azione Cattolica, Don Michele si fece
promotore del “Centro Pio XII”, che nacque nel 1967, nel quale “dietro una viva raccomandazione di Mons. Addazi e con l’impegno
dei giovani, il cui numero raggiunse le oltre 150 unità, furono
promossi i corsi Cristologici, tre in verità, 1968-1969-1970.
Contemporaneamente, nel Centro si promuovevano attività di carattere
culturale: mostre di pittura, cineforum, tavole rotonde su
svariati argomenti di vita contemporanea, spettacoli musicali”.
E, nella medesima intervista, alla domanda di quali fossero
state le coordinate pastorali che avevano ispirato il suo ministero
sacerdotale, rispose: “Per un sacerdote in cura d’anime, in una.comunità parrocchiale, le coordinate ritengo
siano tutte quelle che conducono ad un vero
e proprio servizio pastorale alle varie componenti
della comunità senza esclusione di
alcuna, sia per quanto riguarda l’età dai più piccoli ai più anziani, che le fasce sociali e le
possibili espressioni civili, politiche e religiose.
Per me, un settore privilegiato ritengo sia
quello della famiglia. Devo confessare che ho
sempre accarezzato l’idea di dedicarmi alla
cura dei bambini mirando alla creazione della ‘città dei ragazzi’. Negli anni 1950-1960
erano sorte in parecchi posti. E tale desiderio
stava per compiersi se i Padri Giuseppini,
nell’aprile del 1951, si fossero rifiutati di
prendersi cura del Santuario dello Sterpeto.
Lì, sinceramente, avevo messo l’occhio e l’Arcivescovo Addazi
era favorevole qualora il tentativo di ottenere la comunità dei
Giuseppini fosse fallito. Invece…
Impegnato nella Parrocchia di Sant’Agostino, e dopo l’esperienza
del Corso Cristologico del ’69 che aveva per tema ‘la famiglia’,
mi sono convinto che era questo il settore su cui la pastorale
parrocchiale doveva particolarmente puntare. Sia pure
con le mie limitatissime capacità, ho cercato di lavorare molto
in questo campo, cominciando dalla preparazione dei fidanzati al
matrimonio, convinto che proprio nella famiglia si trovano tutte
le componenti di cui ho sopra parlato. Anche il settore ‘giovani’ costituisce il terreno in cui bisogna lavorare sodo”.
Negli anni in cui fu Vicario Episcopale, Don Michele si fece
promotore delle “Settimane Sociali”, versione locale di quelle a
carattere nazionale, le quali hanno visto la luce a Barletta a partire
dal novembre del 1990, con cadenza pressoché annuale.
Non si può dimenticare che Don Michele fu sacerdote di profonda
fede, radicata nella fiducia nella Provvidenza e nella Madonna,
in una vita sobria, con grandi capacità di ascolto, di dialogo
e forti slanci di carità verso i poveri e gli immigrati.
Egli, che aveva un’alta concezione del sacerdozio ministeriale,
seppe guidare non pochi giovani verso l’ordinazione presbiterale
(tanto per ricordare le più recenti: mons. Michele Seccia,
oggi Vescovo di Teramo-Atri, mons. Filippo Salvo, don Vincenzo
Misuriello, don Alessandro Farano, ed altri). Fu tra coloro che,
in diocesi, promossero l’introduzione del diaconato permanente.
La parrocchia di Sant’Agostino lo ha voluto ricordare con la
celebrazione di una messa solenne alla quale ha partecipato tutto
il clero di Barletta e una gran folla di fedeli che la chiesa nonè riuscita a contenerli tutti. Nella ispirata omelia l’arcivescovo ha
ricordato con nobili espressioni le virtù pastorali di don Michele
che dedicò la sua intera esistenza ad assistere i suoi figlioli in
Cristo.
Riccardo Losappio
(luglio 2017)