Nato a Barletta il 6 ottobre 1860, da Angelo Monterisi e
Maria Dicorato, Ignazio visse la sua infanzia in una famiglia
profondamente cristiana. Oltre ai genitori, si pensi alla figura
episcopale di suo fratello Nicola, primate di Monopoli (1913),
Chieti (1920) e Salerno (1929); a sua sorella Francesca, cofondatrice
a Barletta della prima scuola catechistica e della Compagnia
di Sant’Orsola - Figlie di Sant’Angela Merici; a suo cugino,
il canonico don Gennaro Spera, arcidiacono della Cattedrale e per
tanti anni vicario generale dell’arcidiocesi di Barletta-Nazareth,
oltre che rettore della chiesa di San Giovanni di Dio; al pronipote,
il cardinale Francesco Monterisi e alla schiera dei parenti entrati
nella Compagnia di Gesù - tra cui il celebre nipote padre Giuseppe
Filograssi - e tra le Clarisse nel Monastero di Ferentino.
Ignazio studiò prima nel Seminario Diocesano di Bisceglie
(1877-1880), poi nel Collegio di Santa Maria a Napoli (1880-
1885) dove conseguì la laurea in Teologia con il massimo dei voti.
Ordinato sacerdote, celebrò la sua prima messa il 19 settembre
1884 a San Giovanni di Dio a Barletta.
Nella Diocesi di Barletta viene ricordato per il suo intenso apostolato,
distinguendosi soprattutto nel campo educativo-assistenziale,
ma anche sociale e culturale.
Sul piano educativo-cristiano diede vita al Seminario-Convitto
Nazareno e all’Istituto San Giuseppe per la formazione della
gioventù femminile. Come cappellano del Real Monte di Pietà,
si compenetrò nella condizione delle orfane dell’attiguo orfanotrofio,
preoccupandosi del loro futuro, fornendo a molte di esse
la dote e il corredo matrimoniale (l’estremo lascito testamentario
sarà per loro).
Sul piano sociale affiancò il fratello Nicola e don Luigi Scuro
nella fondazione del “Circolo Leone XIII” e del Movimento Cattolico
locale per la mobilitazione del laicato nell’apostolato e nella
partecipazione alla vita pubblica.
Fin dai primi momenti del suo sacerdozio, Ignazio dimostrò di
possedere non solo carattere e bontà d’animo, ma anche una solida
preparazione teologica, nonché capacità organizzativa, per cui non
deve stupire se, nominato teologo della Cattedrale, fu poi anche
chiamato ad altri uffici: a
Montecassino come rettore
del Seminario esterno
e docente di Filosofia
e Teologia presso il Seminario
San Giuseppe;
a Bari come Vicario del
Gran Priore di San Nicola
e insegnante di Teologia
e, nel 1899, come Vicario
Generale del Gran Priore
di San Nicola e Vicario
Generale della Diocesi di
Castellammare di Stabia.
Benché preso da un
gran numero di impegni,
dal 1897 si adoperò per la
costruzione di una Chiesa nel quartiere di San Nicola, su via Milano,
dedicata all’Immacolata Concezione, più nota, fra il popolo, come “Chiesa dei Monaci”. Il progetto, inizialmente affidato all’ing. Luca
Passaretti, subirà varie interruzioni finché - nel 1928 - subentrerà come progettista l’ing. Arturo Boccasini. La chiesa sarà inaugurata
due anni dopo. Fu anche fondatore dell’Istituto delle suore di San
Giuseppe.
Vescovo di Marsico e Potenza. Le sue qualità attirarono le attenzioni
della Santa Sede che il 13 febbraio 1900 lo nominò vescovo
di Marsico e Potenza. La sua consacrazione avvenne a Roma il
18 aprile, mentre il 29 giugno, festa di S. Pietro e Paolo, faceva il
suo solenne ingresso a Potenza accolto dalle autorità e dal popolo
in festa. Con impegno energico e deciso, Monterisi, forte dell’insegnamento
di papa Leone XIII, diede vita, in Diocesi, a un concreto
movimento di rinnovamento religioso e organizzativo, così come
aveva fatto a Barletta. Fu tra i primi vescovi del Mezzogiorno a
condurre periodicamente in case religiose a Napoli i suoi sacerdoti
per gli esercizi spirituali. Di quest’opera di risveglio e di riformane usufruì in modo
particolare il laicato
cattolico che, nel
giro di poco tempo,
si vide attivamente
impegnato in campo
sociale ed ecclesiale.
Grazie anche alla
collaborazione del
suo brillante segretario,
mons. Vincenzo
D’Elia (1874-1962),
zio di don Giuseppe
De Luca, nel 1908
promosse, sostenne
e finanziò la pubblicazione
del quindicinale “La Provincia” che aveva la finalità di propagare il bene,
di educare gli animi
all’amore della religione
e della patria,
di studiare i vari e
complessi problemi della Basilicata, lavorando per la elevazione
economica e morale del popolo e per la sobria e accorta amministrazione
dei suoi Comuni. Promosse la fondazione di cooperative
di consumo, con l’intento di trasformarle poi in cooperative di
produzione, e l’apertura di casse rurali. Suo fiore all’occhiello su
questo versante fu il primo Congresso Cattolico Basilicatese, che
si tenne a Potenza nel giugno 1912. Da questo Convegno nacque,
tra l’altro, l’Unione Femminile di Azione Cattolica, alle cui prime
adunanze il vescovo volle presiedere di persona, malgrado già molto sofferente.
Il suo sguardo si posò anche sulla gioventù maschile, incentivando
la nascita di circoli “ricreativi, operai e studenteschi”;
sull’infanzia, promuovendo asili, e sulle adolescenti e la gioventù femminile di diversa estrazione sociale, aprendo per tali finalità, in
più località della Diocesi, istituti diretti da suore.
Per la promozione della catechesi alle ragazze si servì a piene
mani dell’istituto religioso fondato nel 1908 dal servo di Dio don
Eustachio Montemurro, che nel 1911 rischiò, da parte della Santa
Sede, l’ingiusta onta della soppressione. Le suore montemurriane,
grazie all’intervento del vescovo Monterisi, ottennero la riabilitazione
dal Papa san Pio X. Dal drappello delle suore presenti a Potenza è scaturito
l’Istituto delle “Missionarie Catechiste
del Sacro
Cuore” che, in
segno di riconoscenza,
considerano
ancora oggi
Ignazio Monterisi
come un
secondo fondatore.
L’impegno
che il vescovo
Monterisi mise
nell’opera di catechesi
del popolo,
gli meritò il
plauso del Papa
san Pio X. Ma il
segno peculiare
da lui lasciato in
Diocesi lo troviamo
soprattutto nell’impegno profuso a favore della formazione dei
candidati al sacerdozio e della formazione permanente nonché della
elevazione culturale e spirituale del clero locale, oltre che della
sua moralizzazione. Fu proprio per quest’ultimo motivo delicato
che egli ebbe molto da lavorare e da soffrire, tanto da ammalarsi
gravemente di asma. Le necessità di salute lo portarono più volte a
fare richiesta in Vaticano di un amministratore apostolico in Diocesi,
e ciò avvenne nella persona di mons. Anselmo Pecci.
Pur costretto a trascorrere gli ultimi mesi di vita in convalescenza
nella sua casa natale, a Barletta, assistito amorevolmente
dalle sue sorelle Francesca e Angela Raffaella e dal fratello Nicola,
il suo pensiero continuò ad essere rivolto alla sua Diocesi.
Morì il 17 febbraio 1913 all’età di 53 anni, abbandonandosi
alla volontà di Dio, spoglio di beni ma ricco di meriti. Il vescovo
Ignazio Monterisi è ritenuto ancora oggi “tra i grandi personaggi
che hanno dato un impulso sicuro e generoso alla vita ecclesiale
della Basilicata”. Le sue spoglie riposano nella Cappella del Capitolo
metropolitano del Cimitero di Barletta.
Mons. Ignazio Monterisi, a cento anni dalla sua scomparsa,
ancora oggi esprime tutta la sua attualità, trasmettendoci il valore
di una testimonianza resa con fervido operoso apostolato, vissuto
con l’esempio della sua integrità morale e del suo instancabile impegno
sociale e religioso.
(aprile 2013)
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