Nicola Monterisi e Barletta (1897-1913)
la testimonianza pastorale, il magistero sociale
Ricorre in questi giorni il 70° della scomparsa di S. E.
mons. Nicola Monterisi. Egli chiudeva infatti la sua esistenza
terrena il 30 marzo 1944 a Salerno, la città che ancora una
volta, in questa circostanza, gli ha tributato solenni celebrazioni
concluse da un intervento di S.E. il Card. Francesco Monterisi.
Sorprende invece il persistente silenzio della nostra città su questo
gigante della storia del nostro Novecento, uno dei grandi protagonisti
della stagione cattolico-sociale della prima metà del secolo
scorso, tanto che non sono pochi gli studiosi - Gabriele De Rosa su
tutti - che hanno avvicinato la figura a quella di don Luigi Sturzo,
e saranno infatti solo i suoi incarichi vescovili che lo impegneranno
per trent’anni (1914-1944) ad allontanarlo dalla ulteriore
maturazione di quel percorso di approfondimento del magistero
socio-religioso che lo stava elevando a figura emblematica fra le
più rappresentative del nostro movimento cattolico nazionale in
campo socio-politico.
A beneficio di quanti sanno poco di questo grande personaggio
della nostra più recente storia, ricostruiamo le tappe principali
della sua vita a Barletta.
Nacque a Barletta, in una famiglia benestante, il 21 maggio
1867 da Angelo Monterisi e Maria Decorato. In un ambiente profondamente
religioso, preceduto dal fratello Ignazio, maturò in lui
la vocazione sacerdotale.
Gli studi
Compì gli studi ginnasiali presso il Seminario interdiocesano di
Bisceglie (1881-1886) alla scuola del rettore don Donato Dell’Olio,
e quelli liceali a Roma, nel Seminario Vaticano (1886-1889). Frequentò i corsi universitari prima nell’Almo Collegio Capranica
(dove conobbe Romolo Murri) e poi presso la Gregoriana dove studiò filosofia e teologia.
Ordinato sacerdote il 15 agosto 1893, celebrò la sua prima messa
nella chiesa S. Giovanni di Dio, a Barletta, così come nove anni
prima aveva fatto suo fratello Ignazio.
Si laureò in teologia e diritto canonico alla Gregoriana nel
1895 e in Lettere presso la Regia Università di Roma nel 1897.
Durante la permanenza romana, insieme a Murri partecipava alle
riunioni del Circolo Universitario Cattolico.
Tornato in Diocesi nell’autunno del 1897, dopo il lungo soggiorno
romano, fu chiamato a insegnare teologia nei Seminari di
Bari, Trani e Bisceglie. In questi primi anni don Nicola esplicò,
accanto ad un impegno didattico, anche uno sociale sotto l’impulso
del barone napoletano Luigi De Matteis che promuoveva nelle
città pugliesi la nascita di comitati civici parrocchiali e diocesani.
Si avvicinava infatti ai problemi della gente e della società,
vivendo da vicino i fermenti sociali che animavano un dibattito
politico nazionale incentrato sulla possibile partecipazione dei
cattolici alla vita politica.
Monterisi, formatosi nella Roma leonina fucina di movimenti
associazionistici sociali, coi quali aveva intrattenuto fecondi contatti
collaborativi, trasferì a
Barletta quel moto dello spirito,
l’esigenza di impegnarsi
nel sociale per una maggiore
presenza della Chiesa nella società civile.
Non era un progetto da
poco e a Barletta Nicola lo
illustrò ai suoi amici che -
come lui - seguivano quel
movimento: oltre al fratello
Ignazio, i fratelli Luigi e don
Francesco Scuro e l’avv. Carlo
Romanelli.
La nascita del circolo culturale Leone XIII
E così, nel 1898, fu tra i propugnatori della nascita di un circolo
cattolico cittadino costituito da una schiera di giovani animosi
e pugnaci, in contrapposizione ai gruppi anticlericali sempre più aggressivi e intolleranti, nato dall’esigenza di impegnarsi nel sociale.
Agli inizi del secolo si contrapponevano, a Barletta come nel
resto del Paese, le forze politiche socialiste e i movimenti cattolici
e anche da noi si delinearono ben presto due movimenti, quello socialista,
rappresentato in Parlamento dal deputato andriese Orazio
Spagnoletti, e quello popolare, composto da un gruppo di cattolici.
I quali, il 19 marzo del 1900, presso casa Scuro, in via Baccarini,
fondarono il Circolo culturale “Leone XIII”. Il Circolo, nato sotto la
spinta del Congresso Regionale di Taranto, era dominato dalla forte
personalità di don Nicola Monterisi, la figura più rappresentativa
del movimento cattolico pugliese. La sua statura morale e culturale
era talmente alta che, a parere dello storico Gabriele De Rosa, la
sua azione politica e sociale non era molto lontana da quella di don
Luigi Sturzo, al quale più volte la sua figura è stata associata.
La nascita de “Il Buon Senso” Ma le idee, le proposte innovative non sarebbero andate lontano,
se fossero rimaste chiuse all’interno di un dibattito elitario,
così don Nicola si fece promotore, insieme a Luigi Scuro, Carlo
Romanelli e Domenico Riglietti del periodico “Il Buon Senso”,
che vide la luce il 10 agosto 1902, organo democratico cristiano,
uno dei più longevi giornali cattolici del ‘900 pugliese, che don
Nicola diresse per undici anni. Con “Il Buon Senso” il Monterisi
volle dare uno strumento di lettura della situazione barlettana e un
mezzo di comunicazione tra i laici cattolici di tipo nuovo. Ne “Il
Buon Senso”, come ha osservato Vincenzo Robles, sembra maggiore
l’attenzione alle questioni amministrative della città piuttosto
che ai problemi religiosi della Diocesi.
Era un quindicinale battagliero, di cui gli articoli più robusti
per dottrina, più solidamente organici per forza di ragionamento,
nelle polemiche politiche e sociali, erano suoi. Non si limitava
all’approfondimento di tematiche culturali, ma affrontava anche
problemi attuali e concreti, puntando, per esempio, sulla formazione
di società di previdenza e di mutuo soccorso fra contadini,
artigiani e commercianti, e inoltre affrontava con cognizione di
causa alcuni dei principali problemi strutturali cittadini, come il
raccordo ferroviario e portuale con la città o le problematiche relative
alla commercializzazione dei prodotti della sua agricoltura
o la giusta mercede agli operai contestualizzata con gli orari di
lavoro e le condizioni igienico-sanitarie in cui lavoravano. Insomma,
più che sulle opinioni, la linea del giornale si caratterizzava
per le proposte e più che sulle discussioni, sulla organizzazione
operativa delle partecipazioni.
Nel primo congresso dei democristiani pugliesi, svoltosi a
Castel del Monte il 18 settembre 1902, Monterisi fu acclamato
da circa 200 giovani partecipanti come vicepresidente. Va altresì sottolineata la rilevante parte da lui avuta nell’ultimo congresso
dell’Opera dei Congressi cattolici a Bologna nel novembre del
1903, quando i contrasti tra Grosoli e Murri apparvero insanabili e
determinarono lo scioglimento dei congressi cattolici.
L’intervento nella politica cittadina
Il circolo barlettano Leone XIII e “Il Buon Senso” si mossero
verso un più incisivo impegno sociale, illuminato e intelligente,
coraggioso e prudente, fondato sulla conoscenza dei fatti e delle
situazioni; per questo Monterisi e i suoi amici decisero l’intervento
nella politica della città, secondo l’indicazione di Luigi Sturzo, e il
giornale del Monterisi rimane la testimonianza di quell’esperienza.
Punto di riferimento per il Partito Popolare cittadino, instancabile
animatore del movimento cattolico, don Nicola entrò nelle
sue liste elettorali del 1904 venendo eletto consigliere comunale
con 438 preferenze, con altri sei consiglieri, sette su quaranta.
Nel 1905, per i tipi Laghezza di Trani, Monterisi pubblicò una
biografia su S. Ruggero, la sua tesi di laurea, Leggenda e realtà intorno a S. Ruggero vescovo di Canne e patrono di Barletta
(estratto da “Il Buon Senso”, annate 1904-1905).
A proposito della storia locale ebbe a scrivere: La base essenziale
per la nostra formazione intellettuale e culturale, è la conoscenza
della storia locale per inserirla nella storia generale...
Parroco del Santo Sepolcro
S.E. Francesco Paolo Carrano, arcivescovo di Trani, nell’autunno
del 1908, realizzando un progetto riorganizzativo risalente
a un secolo prima, elevò la chiesa del Santo Sepolcro a parrocchia
e chiamò a guidarla mons. Nicola Monterisi impegnatissimo, fino
ad allora, nelle lotte politiche per l’affermazione della dottrina
cristiano-sociale della Chiesa.
La decisione, presa nel maggio del 1907 dall’arcivescovo, di
creare nuove vicarie, col consenso del Capitolo cattedrale, fu determinato
dalla necessità di alleggerire la gravosità dell’impegno
di Santa Maria, specialmente quando - nel 1860 - era salita a rango
di Cattedrale. Prima però di procedere a questa decisione, nel
1908 l’arcivescovo elevò la chiesa del Santo Sepolcro a terza parrocchia
della città, dividendo solo l’anno dopo (1909) il distretto
parrocchiale della Cattedrale in quattro vicarie: Santo Sepolcro,
Santa Maria della Vittoria, Sacra Famiglia e la stessa Santa Maria
che restava primaria.
Oltre a nominarlo parroco della nuova parrocchia, l’arcivescovo,
apprezzandone le elevate qualità intellettuali e la notevole
preparazione culturale e religiosa, lo elevò all’ufficio di canonico
teologo della Cattedrale metropolitana di Barletta.
Negli anni di parrocato (1908-1913) don Nicola si distinse
per lo zelo nell’organizzazione catechistica, nella predicazione,
nel promuovere le vocazioni sacerdotali, nell’incrementare opere
sociali, nella cura verso le famiglie povere e particolarmente
verso gli ammalati. Infatti, nel 1910, mentre nella città infieriva il
colera, don Nicola Monterisi si offrì come cappellano del Lazzaretto,
condividendo la scelta del medico condotto Vito Lattanzio,
di restare in quel luogo giorno e notte, dando un grande esempio
di carità evangelica.
Ma il suo impegno maggiore in quegli anni don Nicola lo riversò nell’azione socio-politica indirizzata a un’opera di formazione,
attraverso il circolo “Leone XIII” e il periodico “Il Buon
Senso”, contribuendo in maniera decisiva, con l’aiuto di alcuni
amici, specialmente Luigi Scuro e Carlo Romanelli, alla formazione
di una classe politica cittadina attorno al PPI, facendole acquisire
una originale fisionomia di gruppo.
Il 22 agosto 1913, lo stesso anno della scomparsa del fratello
Ignazio, con bolla di papa Pio X, Nicola Monterisi fu elevato alla
cattedra vescovile di Monopoli. Il 15 dicembre 1919, con bolla di
papa Benedetto XV, fu nominato arcivescovo di Chieti e Vasto. Il
5 ottobre 1929 con bolla di papa Pio XI, fu nominato arcivescovo
primaziale di Salerno.
La sua mancanza, in città, in seguito alla sua partenza, rallenterà il processo di organizzazione partecipativa dell’elettorato cattolico
alla conduzione della cosa pubblica cittadina. I primi effetti si
percepiranno già in occasione delle votazioni amministrative del
12 luglio 1914, quando Monterisi si era allontanato dalla città per
il suo nuovo ufficio vescovile.
E tuttavia, nonostante la sua assenza, il movimento cattolico
barlettano continuerà, specialmente sotto la guida di don Francesco
Scuro e dell’avv. Carlo Romanelli, a impegnarsi sul terreno
socio-politico, continuando la pubblicazione de “Il Buon Senso”.
Così la data del 18 gennaio 1919, cioè del fatidico appello sturziano
rivolto “a tutti gli uomini liberi e forti” non trovò impreparati i
cattolici barlettani che furono i primi - il 26 gennaio - a costituire la
sezione barlettana del PPI presso la sede del Circolo “Leone XIII”,
a Palazzo Scuro, in via Baccarini. Il numero successivo de “Il Buon
Senso” portava come sottotitolo “Organo di stampa del PPI sezione
di Barletta”.
Era ancora il forte magistero di mons. Nicola a ispirare e a sostenere
l’impegno del Movimento cattolico cittadino, così, anche
se lontano, egli continuò a interessarsi della sua città alla quale
non farà mancare degli utili suggerimenti come quelli mandati al “Buon Senso” che pur pubblicati schermati dall’anonimato, sono
facilmente riconoscibili dall’inconfondibile stile e dai forti contenuti
sociali.
Grande protagonista del ‘900
Mons. Nicola Monterisi fu un grande protagonista della storia
del Novecento non solo barlettana ma anche pugliese e nazionale.
Egli univa ad una vasta cultura, un innato senso della moderazione
nella interpretazione del magistero della Chiesa.
Prima il suo decennale impegno politico a Barletta, in ambito
comprensoriale e regionale, poi la sua trentennale attività episcopale,
lo avrebbero esposto all’attenzione del mondo cattolico italiano
come uno dei più grandi vescovi del suo tempo, mostrandosi
pastore di grandi vedute e notevoli capacità organizzative, oltre
che uomo di Dio. Per avere un’idea di quanto la figura di Nicola
Monterisi sia considerata nel novero delle grandi figure storiche
del nostro cattolicesimo, basterà consultare il Dizionario storico
del movimento cattolico in Italia dove la sua biografia è affiancata
a quella di papa Montini e di Aldo Moro.
Renato Russo (aprile
2014)
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