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LUCIA LANGUINO, BARLETTANA NEL MASSACHUSETTES
UNA DELLE 22 PERSONALITÀ PUGLIESI NEL MONDO

Una grande sfida dalla Puglia fino a Yale, passando per Milano, la Francia, la California, fino ai massimi livelli della ricerca sul cancro e fino a risultati straordinari.
Ora, la barlettana Lucia Languino è approdata nella giovane Università del Massachussettes, un posto dove domina la filosofia della “Land of the Free and Home of the Brave”.
Sognando, come se la sua vita percorresse un grande circuito ad anello, di ritornare in Puglia e costruire un nuovo, grande, istituto di ricerca internazionale.

Lucia Languino, o come ti chiamano a Barletta, Lucilla, tu sei professore di Biologia Cellulare e di Biologia del Cancro presso la scuola di Medicina dell’Università del Massachussettes. Illustraci il tuo lavoro.
Sì, io studio il cancro della prostata e le molecole che sono espresse nel cancro della prostata. In particolare mi occupo di alcune molecole di superficie che si chiamano Integrine e che servono alla cellula tumorale per crescere e per formare metastasi. Le metastasi sono segno di tumori molto aggressivi e sono responsabili dei danni ad altri organi quali le ossa. Sono la causa dei dolori insopportabili sofferti dai pazienti con forme aggressive del cancro della prostata che, a tutt’oggi, è incurabile.

Da Bari fino a Massachussetts, ripercorriamo in sintesi la tua carriera.
Dopo la Laurea in Biologia a Bari e la specializzazione in Farmacologia a Milano, sono andata per una ulteriore specializzazione a San Diego, in California. Lì ho avuto un posto fisso per poi lasciarlo dopo 3 anni per andare a Yale, nel Connecticut, come professore Assistente e poi Associato. Dopo 7 anni, sono approdata nel Massachussetts dove attualmente vivo. Rispetto all’Italia, qui c’è molta mobilità da parte dei ricercatori!

Quali scenari si indovinano nell’ambito della ricerca sul cancro e in che direzione stanno andando le tue ricerche?
Siamo in un momento di grande entusiasmo. La comunità scientifica americana si è ripromessa di ridurre del 50% le morti dovute a cancro entro il 2015. Ci sarà più ricerca clinica ed interazione tra clinici e ricercatori di base per scoprire nuove cure nel minor tempo possibile. Speriamo di riuscirci.
Io ho scoperto che il cancro della prostata si può curare con un inibitore individuato nel mio laboratorio, un inibitore che blocca la crescita e la formazione di metastasi delle cellule tumorali. È una molecola di superficie che si chiama Beta 1-Integrina.

Il tuo percorso si è sviluppato tra l’Italia, la Francia, la California, il Connecticut, il Massachussettes. Dove sono le tue radici formative vere?
Sono quelle umane che ho maturato in Puglia prima di tutto e poi nei diversi paesi in cui ho vissuto. Quelle scientifiche si sono accumulate negli anni, ma scadono continuamente e vanno ricostruite giornalmente.

Dal 1994 al 2002 sei rimasta in una delle università più prestigiose d’America, Yale, uno di quei luoghi sacri dell’Accademia che danno i brividi solo a pronunciarli. Cosa è stata quest’esperienza?
L’Università privata americana offre una grossa immagine costruita negli anni. Yale mi appariva un tale mostro sacro che temevo di essere un pesce fuor d’acqua. Poi, il lavoro è andato bene e come in tutti i posti in America, chi lavora bene ha successo, per cui il fatto che siamo andati via da Yale è puramente tecnico. Abbiamo avuto un’offerta che non potevamo rifiutare alla University of Massachusettes. Questa istituzione ha la forza della Università giovane dove tutto si può costruire; ricorda la filosofia Americana, la filosofia della “Land of the Free and Home of the Brave”, dove le regole vengono continuamente messe in discussione. Molto diversa dall’Italia ovviamente dove nulla cambia se non molto lentamente.

Quanto è stato determinante per il tuo successo il fatto di essere negli Stati Uniti?

Il trasferimento negli Stati Uniti è stato all’inizio una sfida con me stessa: chissà se ce la faccio! Poi, è diventato un’esigenza, quando mi sono accorta che il supporto del governo Americano alla ricerca era cruciale per essere competitiva e fare progressi. La situazione in Italia non permetteva di essere competitivi in quel periodo. Sono sicura che adesso l’Università italiana offre molto di più.

Hai avuto dei maestri o incontri con persone che hanno determinato una svolta nella tua vita?
Ho avuto la fortuna di avere due maestri di grossa statura: i dottori Giovanni de Gaetano e Maria Benedetta Donati, che dirigono attualmente il centro di ricerca della università Cattolica di Campobasso. Sono stata in contatto giornaliero con loro per quasi quattro anni a Milano. Mi hanno veramente insegnato il significato profondo della ricerca scientifica ed insegnato come sopravvivere in questa area di ricerca medica così competitiva. Ricordo tutti i loro insegnamenti e direi che se ne vedono i frutti!!

Come è stato gestire il rapporto tra la tua vita professionale, soggetta a continui spostamenti, e la tua vita privata?
Il grosso vantaggio è stato di essere instancabile, ma anche di avere un marito, Dario, molto “supportive”. Non mi pesa cambiare zona e conoscere nuove aree. Ovviamente, i continui viaggi che sono costretta a fare richiedono sacrifici. Adrian, mio figlio, ha soli 4 anni e chiede perché io sia spesso via. Alla mia risposta “vado a lavorare a Washington”, lui risponde “voglio un lavoro anch’io!” oppure prova con “l’ufficio a Washington è chiuso oggi e quindi non devi andare”. Non so se in futuro sarà più importante per Adrian avere la mamma che fa una scoperta o la mamma che sta accanto a lui più spesso.

Dove immagini la tua vecchiaia?
Decisamente in Puglia; ho di recente discusso la possibilità di costruire un nuovo istituto di ricerca con colleghi emigrati all’estero che vogliono rientrare negli anni futuri e che adorano la Puglia. Vedremo…

Qual è il tuo rapporto con la Puglia?
Il mio rapporto è pieno di nostalgia ed affetto, non soltanto perché ci sono i miei genitori Domenico ed Antonia, mio fratello Michele e la sua famiglia, ma anche perché ho imparato molto nei ventitré anni spesi in Puglia. Ho identificato i punti forti della filosofia pugliese, come i granitici valori morali, il buon gusto, l’amore per le tradizioni e li ho usati per sopravvivere nelle situazioni avverse. Con mia sorella Raffaella che vive ed insegna in Veneto discutiamo spesso delle sane abitudini pugliesi e della necessità di trasmetterle ai nostri figli.

Tre aggettivi per definirti
Instancabile, motivata, coscienziosa.

Cosa apprezzi di più in una persona?
La sincerità.

La cosa che ti fa più rabbia.
La pigrizia.

Il tuo miglior pregio e il tuo peggior difetto.
Il primo è la generosità, il secondo la curiosità.

La tua regola d’oro.
Chi fa da sé fa per tre.

Le tre cose che hai imparato, tuo malgrado, dalla vita.
Risponderò con tre proverbi imparati in Italia: tutto il mondo è paese; l’occasione fa l’uomo ladro; non dire gatto se non lo hai nel sacco.

Un sogno ancora da realizzare.
Sperando di non apparire troppo polemica vorrei lavorare con i giovani per costruire in Italia una università meritocratica.

Il meglio della vita deve ancora venire?
Be’, ho molti obiettivi ambiziosi, ma il meglio è già arrivato con la nascita di mio figlio Adrian ed… è un lavoro soddisfacente!

Cosa augureresti ai tuoi figli?
Un mondo senza la guerra.

 

Lucia Languino è nata a Barletta il 24 aprile 1958. Dopo la laurea in Biologia a Bari, la specializzazione in Farmacologia a Milano e a Parigi, si è trasferita per una ulteriore specializzazione a San Diego, in California.
È poi andata ad insegnare a Yale, nel Connecticut, come professore Assistente e poi associato.
Dopo 7 anni è approdata nel Massachussettes come Professore ordinario, dove attualmente vive.
Lucia è oggi professore di Biologia Cellulare e di Biologia del Cancro presso la scuola di medicina dell’Università di Massachussettes.
Ha pubblicato 70 articoli sulla ricerca sul cancro. Il giorno 16 luglio è stato presentato il volume di 22 personaggi pugliesi di successo nel mondo.
Relatore il dott. Antonio Caprarica, corrispondente da Londra per la Rai. Lucilla era fra i 22.


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