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GIRONDI E L’ANNIVERSARIO DIMENTICATO

Il 28 aprile 1911 muore a Parigi Raffaele Girondi, anche lui a soli 38 anni come De Nittis, in questa città che diventa una funesta genius loci per i nostri artisti. Accanto a lui la sorella Carmela, che amorevolmente lo assiste durante la malattia, e la sua cara amica, Léontine Gruvelle vedova De Nittis.
A Barletta la città gli rende omaggio con un manifesto listato a lutto di cui riportiamo il testo:

A Parigi come Giuseppe De Nittis, ma non confortato come lui dall’aureola della gloria meritatamente conseguita, si spegneva ieri, verde di anni e di speranze, Raffaele Girondi. Nell’ansia affannosa di affermarsi nell’arte, di cui ogni sua fibra fortemente palpitava, pur travagliato da lento e indomabile morbo, egli attendeva a dare lustro a questa natia città. Che i cittadini tutti s’inchinino dinanzi alla fossa che in estraneo e gentile loco fraterno si apre per accogliere la salma di questo eletto concittadino che uniscesi alla numerosa schiera dei grandi italiani scesi nella quiete del Père Lachaise, novello elísio di gloria e di immortalità.


Il 28 aprile di quest’anno si sono compiuti cento anni dalla sua morte e la sua città l’ha dimenticato.
Chi era Raffaele Girondi? era un artista barlettano, vissuto in un periodo in cui la lunga onda della fama di De Nittis faceva sognare giovani come lui che l’arte nella propria città potesse essere un bene fruibile e godibile da tutti. Ci credeva così tanto che in un articolo sul Buon Senso del 10 maggio 1908 dal titolo Impressioni artistiche così scriveva: Io ricordo un sentimento ancora di ammirazione l’assistere dall’alto di un finestrone in un bellissimo pomeriggio l’uscire della folla dal Museo del Louvre, che si spargeva invadendo i giardini delle Tuilleries. Era sì una folla festante, portante ancora nel cuore il fascino e la forza di Giorgione, delle grazie di Correggio, del mistero di Leonardo, dell’amore di Tiziano, della fecondità del Veronese e del Tiepolo.
Noi siamo troppo lontani, ma Dio mio, cominciamo senza aspettare dei nuovi gesti, sperando di vedere accorrere nei dì festivi il popolo nelle sale, pel nome di Giuseppe De Nittis.

Sognava egli un Museo-Pinacoteca per la sua città, dove raccogliere le opere pittoriche sparse nelle chiese che a quel tempo giacevano dismesse nelle sacrestie.
Sognava una Pinacoteca che raccogliesse le opere dei diversi artisti barlettani, suoi amici e colleghi, come Calò, Gabbiani, Di Scanno, De Stefano e in primis De Nittis al quale voleva intitolare il Museo.
Oggi noi sappiamo che questo è avvenuto, non abbiamo solo un museo, come lui auspicava, ma un sistema museale. Tutto questo anche perché Léontine, che sicuramente conosceva il sogno di Girondi, mossa da commozione per questo giovane e sfortunato artista (che tanto le ricordava il suo Peppino) donò alla città natale di suo marito la straordinaria collezione delle sue opere che tanto gelosamente aveva conservato e preservato.
Questo gesto diede il via a tutta quella serie di grandi e generose donazioni fatte da Gabbiani, Cafiero, Trotta-DeStefano ecc. che costituiscono il nostro patrimonio più grande e sono diventate il vanto della nostra città.
E Girondi? Anche lui è presente nelle esposizioni della nostra Pinacoteca e ci è giunto in modo singolare. La singolarità è nel gesto di grande generosità che i nostri concittadini benemeriti fecero (in tempi in cui l’amore per la propria città spingeva a donare piuttosto che a prendere), nel raccogliere il danaro necessario all’acquisto della raccolta delle opere di Girondi che dal momento della sua morte giacevano in deposito presso la casa del fratello Giuseppe. Una raccolta costituita da 189 dipinti e 62 opere grafiche che insieme alle opere già donate nel 1929 dalla sorella Carmela, costituiscono uno dei nuclei pittorici più numerosi appartenenti alla nostra Pinacoteca. Questi cittadini benemeriti acquistarono il 23 luglio del 1933 la raccolta e la donarono al già costituito Museo-Pinacoteca, un gesto fatto per onorare la memoria di questo giovane artista e per evitare che le sue opere andassero disperse.
Altri tempi ed altra sensibilità.
Oggi, nonostante riserviamo grande attenzione al nostro patrimonio artistico e culturale, impegnando risorse finanziarie, organizzando convegni, restaurando e allestendo mostre, dibattendo su come migliorarne la gestione, ci siamo dimenticati dell’anniversario della morte di un nostro grande artista. e in questa dimenticanza è come se avessimo perso parte di noi stessi e della nostra storia.

Cinzia Dicorato (ottobre 2011)


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