NON SCRIVE PER VIVERE,
MA VIVE ANCHE PER SCRIVERE
Matteo Bonadies, raggiunta la piena maturità letteraria,
si concede percorsi di innovazione (e la critica apprezza)
Diplomatico,
imprenditore, accademico, autore. Non che la personalità di
Matteo Bonadies possa essere incasellata in una definizione, per
quanto complessa ed articolata, ma - alla luce della messe di riconoscimenti
che il romanziere barlettano sta raccogliendo - dopo sei pubblicazioni
di limpido successo di critica e di leadership si può assumere
come consolidata la sua posizione nel panorama degli scrittori italiani.
L’ultima sua fatica, Io… Donna, è l’emblema
del processo di maturazione che Bonadies sta vivendo: la recensione
che il giornalista Gustavo Delgado ha spontanea-mente reso ne riassume
l’eccezionale portata innovativa, nello stile e nella tecnica
di composizione.
Questa volta ho consultato prima mia moglie ed una sua amica, alle
quali ho fatto leggere il libro: avevo bisogno di una verifica,
di una conferma, che c’è stata: Matteo Bonadies è riuscito
a mettersi nei panni di una donna, almeno quelli della protagonista
di questa vicenda di sapore elitario, di una donna insomma dalla
vita privilegiata, intensa, raffinata e gratificante, almeno fino
ad un certo punto: poi il tracollo.
Per la verità c’ero arrivato da me. Ora mi resta di
capire quanta parte di vissuto, di esperienza acquisita, di conoscenza
e quanta parte di inventiva siano state la materia prima del racconto.
Probabilmente Bonadies ha collezionato frammenti e schegge di più scorie,
patrimonio di donne diverse, componendo un personaggio unico, seducente
e credibile.
Nello scorrere pagine ben raccordate e convincenti, alimentate
da una facile vena e dalla semplicità del linguaggio, viene però il
dubbio che lo scrittore abbia voluto prendersi sottilmente gioco
del mondo femminile, alternando trionfi e crolli e sconfinando oltre
il prevedibile, con qualche colpo di scena infilato di soppiatto.
Dubbio numero due: coscientemente o no, l’autore manifesta
l’intento di scoprire quel tanto di trasgressivo e di perverso
che fa parte di ognuno di noi e quindi anche di una donna, anzi assegnandole
una buona parte al genere femminile, come se dicesse: “Sì,
la donna è anche questo!”
In qualche caso l’itinerario professionale e geografico della
protagonista è troppo ben costruito: figure e luoghi sono
il riflesso di esperienze e contatti di memorie dirette: squarci
di vita o circostanze volute.
In questo lavoro la padronanza della tecnica narrativa, la sensibilità e
la forza descrittiva dell’autore si sono maturate ed affinate
ancora: Bonadies ha acquisito uno spessore ulteriore: scrivere è diventato
la sua seconda, se non la prima vita.
Emergono immagini che sono il riflesso di visioni ed ambizioni
personali: pagine, nelle quali dominano le luci del bel mondo,
il lusso più sfrenato,
le facili conquiste, un vivere sontuoso ed una specie di aspirazioni
represse e di occasioni mancate.
Affiorano ancora una volta i meriti di un narratore sperimentato
che sa inserire la cronaca contemporanea, l’elogio di luoghi
e paesaggi e la garbata condanna di abitudini, contraddizioni e difetti
della Puglia, di cui Bonadies condanna lo spessore provinciale.
Altresì, denuncia o rammenta le piccole preziose verità di
una filosofia spicciola ereditata dalle passate generazioni: è una
lingua che batte dove il dente duole.
Il sesso fa il resto con una franchezza spietata, lontana di infingimenti,
ipocrisie morbose, falsi pudori.
Proviamo a fare una sintesi panoramica: narrativa e storia, realtà e
desideri, utopie e rimpianti, squarci di poesia e di saggezza, illusioni
possessive, sogni e ricordi, tormenti personali e vagheggiate speranze.
Tutto questo sgorga dalla vita di una donna per attingere un segmento
di universalità.
Gustavo Delgado (Ottobre 2006)