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La cementeria non è un inceneritore

L’utilizzo di combustibili derivati da rifiuti come alternativa parziale ai combustibili tradizionali anziché un danno è anzi un riconosciuto servizio a beneficio della collettività

In queste ultime settimane è scoppiato il caso Cementeria, cioè la nostra più grande industria cittadina ed una delle più rappresentative della Puglia, da alcuni presentata come un inceneritore capace di provocare gravi danni per la salute dei cittadini. Niente di meno esatto, anzi, tutto il contrario, come si sa  che avviene in tutti quei centri (e non solo in Italia, ma in tutto il mondo) nei quali gli altiforni cementieri svolgono una importante funzione di eliminazione dei rifiuti senza per questo mutare finalità produttiva e senza alcun carattere di nocività.  

Non è la prima volta che alcuni interventi, come l’utilizzo dei forni per la distruzione di scarti, presentati con inadeguata conoscenza dei fatti, vengono trasformati in notizie erronee che alterano radicalmente la verità delle cose, come quella di affermare che la nostra Cementeria, anziché produrre cemento, si sarebbe trasformata in un termovalorizzatore dei rifiuti, alimentando così la preoccupazione dei cittadini di subire una dannosa ricaduta ambientale.
E allora, allo scopo di fare chiarezza, cominceremo col precisare cosa viene bruciato nel forno della Cementeria. Come combustibili tradizionali: olio combustibile denso (bitoil); carbone derivato da petrolio (petcoke); come combustibili alternativi attualmente la Cementeria, sempre nel rispetto dei quantitativi autorizzati e solo in parziale sostituzione dei combustibili tradizionali, utilizza plastiche e gomme finemente triturate.  

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Abbiamo detto che questo processo industriale non è nocivo per la salute dei cittadini. Adesso diciamo anzi che questo utilizzo ha una valenza positiva, come dimostra l’uso, a livello internazionale ed in modo molto intensivo nei paesi europei più progrediti, dal quale sono evidenziati addirittura alcuni vantaggi come:
- l’assenza di modifiche qualitative e quantitative sostanziali delle emissioni in atmosfera;
- il risparmio di risorse di origine fossile non rinnovabile;
- l’assenza di ceneri o di residui di combustione da smaltire, poiché inglobate nel prodotto finito, senza pregiudicare le caratteristiche qualitative del cemento. Quest’ultima peculiarità è preclusa agli inceneritori.

Recuperando e distruggendo rifiuti e materiali che altrimenti finirebbero in discarica, la Cementeria offre quindi un servizio alla collettività eseguendolo in condizioni di assoluta sicurezza.
La sicurezza del processo di smaltimento ad alte temperature è garantita dalle caratteristiche stesse del processo produttivo del cemento: nel forno, infatti, vi è una temperatura di fiamma di 1800°C che garantisce,nel punto di introduzione dei combustibili alternativi, condizioni termiche e tempi di permanenza superiori a quelli previsti dalle disposizioni di legge per gli inceneritori.
Ricordiamo che, per il fatto di essere autorizzate all’uso di combustibili alternativi, le cementerie sono tenute a rispettare limiti alle emissioni, decisamente più restrittivi rispetto a quelli che dovrebbero osservare nel caso non utilizzassero combustibili alternativi.
E a proposito di emissioni nell’atmosfera, va evidenziata la presenza da tempo, in Cementeria, di un sistema di monitoraggio in continuo (24 ore/24 ore) che permette la visualizzazione e la valutazione dei parametri relativi alle emissioni monitorate come polveri, ossidi di azoto, anidride solforosa, acido cloridrico, carbonio organico totale e monossido di carbonio, e quindi la possibilità di intervenire tempestivamente sui processi flogistici che dovessero alterare i valori consentiti, e questo al fine di annullare immediatamente gli effetti deleteri di una loro eccessiva immissione nell’atmosfera. Infatti il monitoraggio in continuo installato al camino del forno, ha la funzione sia di controllore delle emissioni, che di gestore in via autonoma dell’utilizzo dei combustibili alternativi. Infatti i valori provenienti da questo strumento vengono elaborati da un software che, oltre a validarne l’accettabilità, proietta le linee di tendenza delle concentrazioni inquinanti in modo da anticipare il suo intervento di blocco dell’alimentazione dei combustibili alternativi, integrando ovviamente il carbone, indipendentemente dall’operatore umano. Il sistema consente poi il riutilizzo di questi combustibili quando le linee di tendenza rientrano al disotto della soglia di attenzione.
Un simile sistema unito al rigoroso rispetto dei limiti emissivi in corso di autorizzazione ancora più restrittivi (espressi come concentrazioni degli inquinanti al camino ) rende relativa la polemica che si è innescata in relazione alla richiesta della Cementeria di incrementare l’utilizzo dei combustibili alternativi solidi fino a 80.000 ton/anno. E ciò a fronte dell’autorizzazione attuale che consente un utilizzo di 140 ton/giorno ( 51.100 ton/anno)  di combustibili alternativi solidi e di 20.000 ton/anno di rifiuti pericolosi liquidi, peraltro non usati ed ai quali la Cementeria rinuncerebbe.

Un ultimo rilievo, che attiene questa volta non al processo chimico produttivo, ma a quello informativo mass-mediale. A fronte dei ventilati pericoli prospettati dalla stampa, riteniamo alla fine della nostra indagine di aver acquisito rassicuranti elementi circa il processo adottato dalla Cementeria. Ma a questo punto ci pare anche giusto chiederci se non sarebbe stato più prudente, prima di innescare questo vivace processo accusatorio, chiedere informazioni, al fine di evitare inutili allarmismi fra la popolazione.
Infine, in relazione alla notizia di una costruenda cementeria a pochissimi chilometri dalla nostra città, stranamente nessuna reazione sia politica che delle varie associazioni portatrici di interessi è stata registrata a Barletta.

In una situazione di endemica eccedenza di capacità produttiva di cemento nella nostra Regione ( più del 50%  del fabbisogno) che rende quindi problematico l’attuale mantenimento occupazionale e del notevole indotto, stupisce come si possa dare il via libera, nella nostra nuova Provincia e senza un minimo di coordinamento, ad una iniziativa che avrà conseguenze negative sulla nostra già debole economia.

Renato Russo
(6 dicembre 2010)

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