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Matteo Bonadies,undici in vent'anni
 

Camminando per le vie della storia

Ho letto sulla Gazzetta del Mezzogiorno i nomi delle intitolazioni delle nuove strade, proposte dalla Commissione toponomastica cittadina e non ho potuto che apprezzare l’iniziativa del Presidente, il Sindaco Pasquale Cascella, che l’ha convocata pur in presenza di tanti gravi problemi che assillano la città.
E fa inoltre piacere che, sottraendosi alla censurabile tendenza di quei sindaci che privilegiano criteri lottizzatori dettati dalla loro appartenenza politica, egli abbia invece ispirato queste scelte al metro selettivo di una valutazione oggettiva, realizzando un compromesso meritocratico, facendo convivere personaggi di opposta estrazione ideologica, come don Ciccio Capacchione e Giacomino Corcella da una parte, con Michele Morelli e Michele Tupputi dall’altra, recuperando anzi alla memoria storica anche Arturo Boccassini, grande progettista del Novecento, per oltre mezzo secolo relegato immeritatamente ad una sorta di gogna mediatica, dalla quale l’ing. Maglio lo ha recentemente liberato dedicandogli una circostanziata biografia.
Mi sia consentito di segnalare all’attenzione dei componenti della Commissione della Toponomastica cittadina, ma anche alla curiosità dei lettori, alcuni nomi che potrebbero costituire oggetto di un gratificatorio recupero, nella eventualità di una prossima seduta. Di alcuni nomi abbiamo già detto (Castellano), di altri abbiamo solo sfiorato il ricordo (Lattanzio e Vecchi), su alcuni altri proponiamo un ritorno di attenzione (penso ad Antonino Patricolo, a Carlo II d’Angiò, ma anche a un grande evento della nostra storia risorgimentale, la battaglia di Bezzecca).
A proposito di Sabino Castellano, il grande riscopritore della Canne archeologica, del quale abbiamo già detto in un recente articolo della Gazzetta, vorrei solo qui aggiungere che saranno i suoi studi (agli inizi degli anni Venti del ‘900) che accenderanno l’interesse di Mussolini per quel sito (nella temperie imperiale del regime fascista) e quindi l’affidamento delle campagne di scavo al direttore del Museo Archeologico Provinciale di Bari dott. Michele Gervasio. Con grande sensibilità, e vorrei anche aggiungere tempestività, il sindaco Cascella ha già suggerito la intitolazione, per Sabino Castellano, di una strada che porta verso la Cittadella.
Quanto a Valdemaro Vecchi, il grande tipografo editore di Benedetto Croce, a parte la via, suggerirei di dedicargli anche una targa sulla facciata principale di Palazzo San Domenico, dov’egli esercitò la sua arte tipografica per dieci anni (1869-1879). Benché infatti contrario in linea di principio a queste iscrizioni lapidee, tuttavia ritengo giusto che per il Vecchi si faccia un’eccezione perché i nostri cittadini mettano in relazione la sua straordinaria attività  con quell’edificio, dal quale partì non solo il rilancio della nostra cultura, ma anche quella dell’intero comprensorio Nord Barese. Basti dire che egli diresse e stampò per sei anni il “Circondario di Barletta”, periodico che mentre alimentava il confronto di opinioni ideologiche diverse, educando i cittadini al libero dibattimento democratico, tracciava al tempo stesso il solco per tutta la stampa locale e comprensoriale post risorgimentale, anticipando, già nel titolo, l’aspirazione della città a diventare capoluogo di Provincia!
Come non ricordare Antonino Patricolo, preside della Scuola media “Ettore Fieramosca”, un precursore della scuola di animazione. Ai suoi tempi (egli operò nel decennio 1978-1988) fu molto contestato e nondimeno ha lasciato una durevole orma. Basti dire che oggi tutte le scuole medie ed elementari calendarizzano, nel corso dell’anno, chi più chi meno, il genere di iniziative da lui pensate e realizzate come espressione di un diverso modo di intendere l’insegnamento, “oltre il muro di cinta della scuola” - come egli amava ripetere -, con la differenza che mentre oggi le scuole limitano il proprio raggio d’azione all’interno del proprio ambito, Patricolo invece espandeva le sue iniziative su un più ampio spettro operativo, non solo estendendolo agli altri istituti scolastici cittadini, ma anzi, portandolo al di fuori del nostro hinterland territoriale, con notevoli riflessi anche di carattere economico.
Non sembri stucchevole il persistente richiamo alla negligente trascuratezza riservata al prof. Ruggero Lattanzio, ma del Novecento egli non fu un semplice attore, ne fu un grandissimo protagonista. Mortificato nella mancata intitolazione del nuovo ospedale civile (vissi quel tempo e le vicende amministrative che lo videro per vent’anni principale promotore della volontà di realizzare il nuovo ospedale civile), avergli qualche anno fa intitolato una corta strada senza alcun numero civico, fu grave errore. Ma non lo è da meno perseverare a mantenergliela intestata, almeno così com’è. Sarebbe meglio rimuoverne l’intitolazione, o allungarne il percorso (come suggerisce il sindaco), oppure… Ho recepito - e condiviso - la proposta di intitolare il Lungomare di Ponente a Pietro Mennea… e perché allora non intestare al professore la Litoranea di Levante? (parlo del solo lungo viale).  Oltretutto i due personaggi erano legati da un fortissimo legame. Capisco il disagio iniziale di qualche modifica ai numeri civici già esistenti su quel tratto di strada, ma si rimedierebbe alla dimenticanza perpetrata fin qui con una assegnazione di alto profilo.
E ora un tuffo nel passato. Autore di un gran numero di biografie e saggi su Federico II, e quindi scarsamente propenso ad assolvere gli Angioini dal delitto di una damnatio memoriae perpetrata verso l’illustre staufico, tuttavia come non pensare di dedicare una strada a Carlo II d’Angiò che - per dirla con Raffaele Iorio - realizzò per Barletta il primo Piano Regolatore di una città pugliese? Ridisegnò egli infatti la città attraverso l’allargamento e la sistemazione della cinta muraria, l’elevazione di due nuovi accessi in città (porta S. Leonardo e porta Trani), promosse la costruzione di un palatium che completava la edificazione del Castello lato mare (solo tre secoli dopo gli Spagnoli ingrandiranno la costruzione portandola sulla battigia del mare e ampliandola con quattro possenti bastioni). Senza dire dell’ampliamento del porto e dell’accorpamento della cittadella di Canne alla città di Barletta! E vi par poco?
A parte i nomi propri di persona, mi sia consentita infine la citazione di una strada, via Bezzecca, che tanti anni fa venne cancellata per assegnarla alla memoria di mons. Raffaele Dimiccoli. Povero don Raffaele, chi gliel’avrebbe detto (lui, così mite e rispettoso, del tutto incolpevole) che alla sua dipartita, il suo nome sarebbe stato causa di due scippi, uno sul quale ci siamo già soffermati, e poi involontario complice anche di questa indebita appropriazione, meno nota della prima ma non meno deplorevole in danno della gloriosa via Bezzecca (un tempo questa strada faceva compagnia alle altre vie che ricordavano la nostra partecipazione alle guerre di Indipendenza, come via Magenta, Curtatone e Montanara, Solferino ed altre).
Il danno di questa cancellazione è particolarmente grave perché Bezzecca (21 luglio 1866), ricorda l’unica vittoria italiana nella terza Guerra di Indipendenza (mentre l’esercito piemontese venne sonoramente sconfitto), vittoria alla quale fu forse decisivo anche l’apporto del IX Reggimento garibaldini di Barletta, comandato dal colonnello Menotti Garibaldi, figlio del condottiero nizzardo, che un mese dopo restituì la gloriosa bandiera con tutti gli onori e un solenne encomio al sindaco Niccolò Parrilli. Bandiera che per tanti anni ha fatto bella mostra di sé nel Museo civico (quando il nostro era un vero museo), l’unico vero significativo cimelio risorgimentale.

Renato Russo
(7 novembre 2013)

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