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Quella maledetta voglia di vincere, Il romanzo del giovane Pietro Mennea
 

I primi 100 giorni di Cascella

Facciamo il punto tra recriminazioni del passato (su quel che si sarebbe potuto fare e non s’è fatto) e le incerte prospettive del futuro

Inutile recriminare e tuttavia non si può far finta di nulla. Affiorano in questi giorni gravi responsabilità nella conduzione dell’ultima amministrazione: debiti fuori bilancio e disinvolta conduzione verticistica dei principali centri decisionali con costosissimi danni per la nostra economia, con gravi riverberi sull’attuale prospettiva gestionale amministrativa. A parte il più completo disinteresse verso qualsiasi forma di rispetto delle più elementari regole manageriali della cosa pubblica. Quando denunciammo (e non fummo i soli), il sindaco ci restò male, come fosse lesa maestà, e non furono pochi a giudicare ingeneroso il nostro dissenso.
Ma tant’è, oggi che la puntuale conferma di quei danni ingenti emerge chiaramente, nella consistenza oltre ogni più pessimistica previsione, si fa finta di niente, forse per esorcizzare il timore della scoperta di un inghiottitoio ancora più profondo, mentre ci sarebbe tanto da recriminare, perché sono prospettive destinate a essere pagate in danno di cittadini indifesi sotto forma di un regime fiscale ancora più gravoso di quello al quale ci aveva sottoposto il vecchio apparato governativo impositivo.
Solo colpa del sindaco Maffei? al quale non vogliamo togliere il dubbio del beneficio della buona fede, ma dei partiti sì, del suo in particolare che non ebbe la forza di frenarlo e dell’opposizione blanda e permissiva, finché le due espressioni di queste due realtà politiche (di maggioranza e di minoranza), non trovarono il coraggio di una provvisoria aggregazione per far decadere sindaco, giunta e consiglio comunale.
Non sembri fuori luogo questo breve richiamo a quei giorni che appaiono così irrimediabilmente lontani, e che ci sovrastano invece per le oscuri prospettive di un futuro denso di preoccupanti incertezze. Un conciso richiamo critico dell’accaduto, non per infierire (cui prodest?) ma al solo scopo di evitare che gli errori del passato si possano ripetere in futuro con grave pregiudizio degli interessi della città. Errori che solo una ingenua (o scaltra) diagnosi poteva attribuire a fantomatiche congiure di palazzo o per la tutela di interessi inconfessati, mentre in realtà era l’ineluttabile epilogo di una dissennata conduzione verticistica del governo cittadino, ispirata a scelte di mera discrezionalità e coperta dall’omertoso silenzio di chi sapeva e non denunciava in omaggio ad un malinteso senso di ipocrito lealismo. Un verticismo decisionale reiteratamente denunciato non solo dagli organi di stampa, ma anche da parte di larghe rappresentanze della società civile e di espressioni del mondo professionale, culturale, lavorativo e persino cattolico! Alla fine anche politico - in omaggio ad un anomalo inciucio - e fu la fine dell’esecutivo.
Anche nella lunga notte senza pace, che seguì al commissariamento, alla ricerca di un candidato da estrarre dal cappello delle primarie, dalle nebbie di una stagione contraddittoria, segnata da non sopiti risentimenti e aneliti ritorsivi in casa pidiessina emerse, dal più alto colle di Roma, la carta Cascella. Frutto di un esito imprevedibile, la scelta fu propiziata dalla vocazione unitaria dei vertici del partito (locale o nazionale poco conta) alla ricerca purchessia di una soluzione unitaria certificata dall’autorevole consacrazione della presenza a Barletta del vice segretario nazionale Letta. Superato lo scoglio delle primarie, gioco facile una collaudata ritrovata unità delle componenti partitiche, salvo il giorno dopo, già alla prima votazione, non ritroviamo i voti alla prima verifica dell’urna, con l’aggravante della beffa di poter risalire ai fedigrafi responsabili, ciascuno addossando all’altro clamorosamente l’onere della prova… Cose già viste.

 

L’aspettativa del nuovo
e le incerte prospettive del futuro

Quando viene eletto un nuovo sindaco, sorge comunque in tutti i cittadini un’aspettativa della novità: c’è intanto l’enunciazione di un nuovo programma aggiornato (anche se i problemi sono di solito gli stessi, ne possono però cambiare metodologie di approccio, valutazioni di priorità e tempi realizzativi). Ci sono nomi nuovi fra gli assessori e talvolta anche alcuni dirigenti si avvicendano fra di loro.
 Punto di partenza ideale la formazione di una giunta con assessori competenti nel settore per il quale sono stati chiamati e con una ragionevole disponibilità di tempo da dedicare al proprio settore, amministratori delegati che godano di un ampio margine di autonomia operativa - anche in chiave di assunzione di responsabilità -, nell’ambito della propria sfera di attribuzione di compiti secondo il dettato normativo. E inoltre: indispensabile intesa funzionale tra ciascun assessore e il suo dirigente di riferimento (raccordo che purtroppo, nelle ultime giunte, ha funzionato poco e male, cioè sporadicamente e inadeguatamente). Per non ricordare la ricorrente frizione fra alcuni assessorati, come quelli ai lavori pubblici e alle finanze, che dovrebbero lavorare invece in stretta simbiosi fra di loro. Ma qui si aprirebbe uno scenario esemplificativo esageratamente vasto, ricordando, fra l’altro, le periodiche perdite di pubblici finanziamenti, di cui facciamo finta di ignorare a chi imputare la dimenticanza.
Ci limiteremo, conclusivamente, a formulare alcuni auspici: che il sindaco, anziché accentrare, decentri e si faccia soprattutto carico di un’azione di promozione e di concentrazione dei diversi settori coordinati al raggiungimento di un comune programma. E lasci perdere il perfezionismo calligrafico - ove mai ne fosse tentato - ricordando il suo recente brillante passato giornalistico; a beneficio dei gravosi problemi dell’edilizia, della disoccupazione, delle opere pubbliche incomplete, della salubrità della vita della città…
È necessario inoltre che i partiti di maggioranza sostengano la Giunta senza condizionamenti, mentre quelli di minoranza esplichino un’opposizione costruttiva che vuol dire propositiva. E che le associazioni cittadine più rappresentative, finora sistematicamente ignorate, specialmente quelle socio-culturali, non vengano più “tollerate” cioè sopportate in una negativa ottica questuante, ma collaborativa, specialmente nelle prospettive di una valorizzazione dei beni sociali, culturali e turistici, questi ultimi in chiave di ritorni economici e quindi anche occupazionali.
L’amministrazione Cascella è partita, dopo 100 giorni è attesa al primo tradizionale consuntivo. Che dire, se non augurarle buon viaggio, (i buoni propositi non mancano ma gli esordi sono ancora incerti), affinché il nocchiero governi la nave zavorrata da un gran numero di antichi irrisolti problemi, e la disincagli da un mare tempestoso, fra i marosi di problemi non solo cittadini, ma entro scenari e prospettive territoriali - specialmente economici - poco incoraggianti, per risospingerla in mare aperto, verso una più spedita navigazione.


Renato Russo
(8 ottobre 2013)

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