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Clara, Un giorno d'estate
Isabella d'Aragona, duchessa di Bari
La Disfida di Barletta, L'epoca e i protagonisti
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Alfredo Reichlin, il rigore della coerenza
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Consuntivo  Barletta estate 2017:
cala il sipario su uno spettacolo a cielo aperto.
Appuntamento all’anno prossimo

A Barletta, alla ricerca dei “piaceri” della città dove il termine non deve essere interpretato riduttivamente come divertimento ma piuttosto ricondotto all’assuefazione di una riscoperta della città scontornata in immagini, sonorità, sensazioni, dove le attrattive estemporanee si saldano con quelle consolidate, realtà che si avvicendano in un imprevedibile turnover a seconda degli eventi vissuti o dei luoghi frequentati, secondo la personale soggettività delle disposizioni d’animo di ciascuno, intra o extra moenia.
In città vetrine illuminate, pubblicità accattivante, affollate caffetterie, caccia ai saldi e sconti imperdibili per accaparrarsi i prodotti più ambiti dove la seducente vetrina è il diaframma fra il sogno e l’acquisto.
Ma è fuori dal centro urbano dove la presenza giovanile ha raggiunto livelli inimmaginabili solo pochi anni fa, lungo il litorale di Ponente, dove lidi attrezzati sono occupati nelle serate estive da una moltitudine di giovani e giovanissimi, che, tra una birra ed un panino ballano all’aperto al rumoroso suono delle hit più gettonate (Riccione, Yo contigo tú conmigo, Volare, Despacito, Miracles, Pamplona, What about us, Voglio ballare con te). Per non dire del caotico, rumoroso andirivieni che, partendo dall’area absidale della Cattedrale, si snoda lungo via delle Mura del Carmine, fino allo slargo di piazza Marina.
Sono remotissimi i tempi in cui i nostri giovani la sera s’avventuravano alla volta di Trani o di Margherita di Savoia, i più temerari fino a Bisceglie, alle Divinae follie. Oggi sono i nostri vicini che s’affollano sulle nostre contrade, come gli andriesi che, fin dal primo mattino, anziché quelle salinare, occupano in massa i nostri lidi che - negli ampi spazi interclusi fra strada e battigia - potrebbero slargarsi in spiagge non dissimili dai litorali romagnoli.

Il centro storico
Al di là delle apparenze, di ciò che si consuma nei frenetici intrattenimenti di una festosa movida, la crescente animazione del centro storico, frastornato da un chiassoso tramestio, stimola i nostri sensi, in modo che vista, udito, memoria, frivolo chiacchiericcio, si mescolano in una sorta di indistinto e ininterrotto flusso sensoriale. Un’estate consumata all’insegna di una mutevole campionatura di eventi: la 29a rassegna cinematografica allestita nella Piazza d’armi del Castello; la riapertura dell’Antiquarium a Canne, il due agosto, gran battage pubblicitario ma scarse possibilità di imminenti ritorni turistici; una molteplicità di concerti musicali in cartellone; “Danza e sport sotto le stelle” nell’Anfiteatro del Castello; “La Stradina dei Poeti” in vico Stretto alla sua 11a edizione; “Revolution Barletta”, l’arte fotografica con intrattenimenti aperti a parentesi enogastronomiche; happening legati alla Disfida di Barletta con una stravagante opzione simbolica per Consalvo da Cordova (l’anno prossimo, chissà, riscopriremo il duca d’Armagnac!). E ancora tanta musica: Barletta Piano Festival, Musica in periferia, Musicarte all’insegna del richiamo storico della figura di Isabella d’Aragona, la gran signora del nostro Rinascimento, autentica (ignorata) protagonista del celebre Certame.

La Pinacoteca De Nittis
Un richiamo classico irresistibile, per i turisti tradizionali di mezz’età con macchina fotografica a tracolla, paglietta parasole e bermuda, la Pinacoteca De Nittis, che sarebbe meglio valorizzata se il nostro personaggio fosse un tantino enfatizzato in un contesto biografico delimitato dalle coordinate spazio-tempo: a Parigi a metà del fervoroso Ottocento, nella favolosa stagione dell’Impressionismo francese, lungo la fluida memoria della Senna alla ricerca di un modello al quale è improbabile risalire, perché il nostro Peppino lui stesso era un caposcuola d’inimitabile grandezza ispirativa, stroncato nel fiore degli anni, en pleine jeunesse, al culmine della sua creatività artistica. Le sue tele, nella nostra sontuosa collezione, preservate dalla dispersione dalla previdente, generosa donazione di Leontine, costituiscono oggi altrettante testimonianze di uno snodo nell’opera complessiva dell’Impressionismo europeo, al quale gli anni (e la critica) finiranno finalmente per assimilarlo. Per lungo tempo ingenerosamente ripudiato dai francesi perché considerato italiano, dagli italiani perché naturalizzato francese. Un lento recupero che le nostre risorse divulgative potrebbero più speditamente veicolare per il mondo, se solo riconducessimo la sua arte a una cifra stilistica particolarmente intensa, quale potrebbe essere la raffinata e originale tematica della “cocotterie parisienne”.

Eventi artistici e culturali
La città è luogo di produzione commerciale e artigianale ma al tempo stesso di promozione di eventi artistici e culturali, in un coacervo indistinto di contraddizioni che alternano il déjà vu al piacere della corroborante novità, come nel Festival internazionale di fotografia “Revolution Barletta”, shooting di nudo e workshop, o nelle Tre giornate di Porta Marina in contesti fotografici, stampe d’epoca e d’arte medievale-barocco-rinascimentale con la finalità di coinvolgere l’interesse dello spettatore attraverso reportages, “istantanee senza l’accordo di testi fuorvianti rispetto alla immediatezza dello scatto, dove tutto potrebbe essere e comunque non è mai definitivo, ma l’attimo privilegiato appare come un tempo vuoto, una pausa, un preludio”.
La città oggetto di ricerca nella storia e nella cultura, come nell’arte e nella letteratura, oltre che come topos artistico come locus genii della nostra promozione turistica. La città evocata da intrattenimenti musicali attraverso un articolato repertorio, da “Piano festival” a Palazzo della Marra a cura dell’associazione Amici della Musica “M. Giuliani”; a “Musica in periferia” con clarinetto ed Ensemble di archi a cura di Soundiff Diffrazioni Sonore, a “Musicarte” allestita dall’associazione Cultura e Musica “G. Curci”. La città musicale nell’agglomerato urbano senza circoscritte delimitazioni di generi, eppure contestualizzata in evocative scenografie, riti e liturgie sonore evocate tramite sonorizzazioni urbane.
Suoni integrati da colori, immagini, emozioni, frammenti assimilati dalla sensibilità di chi ascolta. Contestualizzata con la rumorosità dell’agglomerato urbano, sull’onda strumentale di una sonorità futurista che già Russolo, nel 1913, aveva ribattezzato, nel suo Manifesto, come “L’arte dei rumori”, una sorta di musica elettroacustica tipica della città contemporanea: risucchi d’acqua nei tubi metallici, le saracinesche dei negozi, lo stridore delle seghe, i clacson delle auto, lo scricchiare delle carrucole dei cantieri, il frastuono dei treni. Sia pure nella ristrettezza delle rarefatte occasioni culturali, la Biblioteca dei ragazzi registra il successo del progetto “Periferia in gioco” che attiva un laboratorio di alfabetizzazione al Parco dell’Umanità, mentre a fine mese la presentazione di “Clara”, una splendida fiaba ingentilita dal volo di cento palloncini, ci riempie di orgoglio e di speranza, per il tutto esaurito dell’atrio interno dell’avìto Palazzo della Marra.

La città al crepuscolo della sua stagione estiva
La città al crepuscolo della sua stagione estiva, il centro storico stordito da un ininterrotto brusio, la movida chiassosa lungo l’acciottolato di via Duomo, fra Cattedrale e Castello, e oltre, sulla intensa viabilità del litorale di Levante fra suoni e colori. La città che brilla, attrae con le sue luci e il suo indistinto tramestio, il suo vociare che stordisce senza concedere pause, mentre sulla battigia, sul far della sera, uno spettatore solitario è attratto dal lontano luccichio delle oscillanti lucerne delle paranze, e più oltre, sul limitare dell’orizzonte garganico, le remote luci di Monte Sant’Angelo ammiccano in diafane trasparenze.
Il muro periferico, sullo sbocco del sottovia Alvisi, è la tela naturale sulla quale Borgiàc colora i suoi variopinti “murales” creando miscugli cromatici in cui materializza la sua corporeità urbana in imprevedibili fantasiose ispirazioni narrative.

Il paesaggio sonoro della città, di notte, si acquieta, cala il sipario sul proscenio della rappresentazione e la rumorosità divagativa serale si spegne fino all’alba, quando la città si rianima e avviene il passaggio di consegne con chi riprende quotidianamente le consuete attività giornaliere, i riti del risveglio urbano: il rintocco delle campane, il ciclo lavorativo nelle fabbriche e l’accensione delle macchine, l’attesa degli autobus ai crocicchi delle strade, le turbolenze delle auto, lo sferragliare delle saracinesche.

D’estate la città è il luogo per eccellenza dell’evasione e dello svago, luogo nel quale la magia della messa in scena diviene una necessità per spezzare i meccanismi della routine di una monotona quotidianità. Nella contestualizzazione dei ritmi e degli eventi estivi, la città stessa può essere letta come un grande scenografico happening teatrale. Non dalle singole rappresentazioni, ma dalla relazione che si crea tra attori e pubblico, fra gestori e avventori, nasce quella inesprimibile atmosfera che connota ogni intrattenimento, un grande spettacolo corale a cielo aperto sotto le stelle, sul quale la prima pioggia di settembre ha fatto calare il sipario, dandoci appuntamento alla prossima stagione estiva.

Renato Russo
(15 settembre 2017)

 

Alfredo Reichlin, il rigore della coerenza castello di Bari

Ponente, la movida

Castellocinema

Canne

Porta Marina

Revolution

Pinacoteca De Nittis

Clara, Un giorno d'estate  

Clara

 

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