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I trent’anni della Rotas
Dopo la Biblioteca Comunale e l’Archivio di Stato, l’Editrice Rotas il terzo polo culturale della città

Non posso esimermi, da attento cronista di storia locale e responsabile di un istituto culturale statale, dal plaudire al 30° anniversario della nascita, nel vasto e qualificato panorama editoriale pugliese, della Casa Editrice Rotas di Barletta.
Questo plauso non deve apparire solo come un gesto gratificatorio verso l’amico editore, bensì è un’attestazione di apprezzamento nei confronti della casa editrice e della équipe ch’egli è riuscito ad amalgamare nel corso di questi trent’anni, un grande patrimonio per noi tutti, finalizzato a generare un valore diretto ad accrescere il capitale culturale della città, che non è fatto solo di beni materiali ma anche di beni immateriali, buona parte dei quali si condensa nella memoria della nostra storia. Quante più persone frequentano librerie, suonano, dipingono, visitano archivi, musei, scrivono, ascoltano musica, tanto più alto è il patrimonio di una città. In questo contesto, la città può considerarsi fortunata di avere una casa editrice e la Rotas, di questo arricchimento, non è trascurabile parte.
Impegnarsi nella creazione di una casa editrice, nella metà degli anni Ottanta, in una città dominata da calzaturieri, magliari e palazzinari, fu un grande azzardo. Eppure è quello che scelse di fare Renato Russo trent’anni fa, coltivando l’ambizione di dar vita ad una vera biblioteca storica aggiornata non solo sulla storia della nostra, ma anche delle città limitrofe, proponendosi in poco tempo come la più accreditata e laboriosa casa editrice della neo provincia BAT, col dichiarato intento di realizzare progetti editoriali volti alla valorizzazione della città e del territorio, tanto più apprezzabile in quanto sorretto da una autentica disinteressata passione perché incontaminata da lucrosi e redditizi ritorni.

Una sopravvivenza a rischio
C’era da attendersi che a un siffatto promotore culturale l’Amministrazione Comunale offrisse un sostegno collaborativo, mentre è fin troppo evidente a tutti che essa lo osteggi, marginalizzandone l’attività editoriale proprio rispetto a quegli eventi che in trent’anni di attività ha contribuito a far conoscere con una eccezionale ricchezza di documentazione.
Il mio timore è quello che l’anniversario della nascita della Rotas, non coincida anche con la sua chiusura perché i costi di un’editrice sono molto alti, specialmente in una regione, come la nostra, penultima in Italia per incidenza percentuale di lettori.
Ecco, io credo che ci sia il fondato timore che la casa editrice – la più importante della Provincia BAT ed una delle più apprezzate di Puglia – possa chiudere di fronte alla distratta (o deliberata?) insensibilità da parte di quella istituzione più di ogni altra deputata alla sua tutela. E con la chiusura della Editrice, anche la soppressione della storica testata del “Fieramosca” al suo 44° anno di vita.
Mi lascia perplesso sentire che sono stati messi a bilancio 200 mila euro per il restauro del trabucco, ridotto a un manichino carbonizzato, mentre pare che sia stata messa a bilancio una provvidenza per l’editoria locale, una modesta somma, inspiegabilmente congelata, persa nelle nebbie dell’ambiguità della destinazione. Ma a parte questo modesto contributo, molto di più conterebbe un diverso modo di porsi verso di essa, finalizzato ad una costruttiva collaborazione per la promozione culturale e turistica della città, promozione alla quale peraltro essa già collabora da sempre e del tutto gratuitamente attraverso le sistematiche donazioni dei suoi libri alla Biblioteca Comunale e del suo materiale turistico allo IAT.

Le benemerenze della Rotas
È risaputo che nessuna casa editrice ha vita lunga – specialmente di questi tempi poco propizi per la lettura e la cultura – se non è in qualche misura sostenuta dalla principale istituzione locale, che invece ostinatamente (e senza fornire spiegazione alcuna) persiste nel tenere un atteggiamento di incomprensibile pregiudizio verso l’editrice, ignorando le sue benemerenze sul piano culturale, che pure sono molteplici, cominciando dall’aggiornamento della storia della città e del territorio, o dall’approfondimento di tematiche molto care alla nostra tradizione, come la battaglia di Canne, la Disfida di Barletta, Federico II, a parte la Storia di Barletta in 5 volumi (ma anche in un agile volumetto per ragazzi) e un gran numero di saggi monografici. Senza dire delle numerose testate giornalistiche alle quali ha dato vita; e come ignorare alcuni presidi culturali da lei promossi, come le pubblicazioni della Fondazione De Nittis, l’Archivio della Memoria e della Resistenza, i numerosi testi sulla storia delle chiese, ma anche i libri di storia di Duilio Maglio e di Peppino Savasta nonché testi letterari, ma anche depliant e opuscoli sul turismo locale. E vogliamo dimenticare la sua annuale presenza al Salone Internazionale del Libro di Torino, dove la Rotas porta la nostra storia e quella dei suoi più famosi personaggi ed eventi all’attenzione di decine di migliaia di visitatori? a Torino come altrove (essa partecipa a numerose mostre all’anno, attualmente a Cerignola, a ottobre sarà a Gubbio). Diffusione promozionale gratuita senza mai un’attestazione di apprezzamento da parte di chi dovrebbe avere motivo di orgoglio, e invece ostentatamente la ignora. Remore ideologiche? Imperscrutabili pregiudizi? Non saprei dire, ma la mancanza di rispetto è percettibile da mille piccoli segnali.

Il terzo presidio culturale della città
Bel ringraziamento per un gravoso lavoro che tanta gratificazione meriterebbe se non sul piano economico, almeno su quello morale. Come quando - colmando una carenza del Comune - ogni anno, del tutto gratuitamente, Russo va nelle scuole medie ed elementari per invitare alla lettura i ragazzi attraverso la conoscenza della nostra storia.
Fra i numerosi apprezzamenti che gratificano la sua opera, quello di Michele Cristallo che recentemente ha scritto: L’editoria locale ha un pregio che l’editoria nazionale non ha né può avere: il legame con il territorio. Ebbene, l’Editrice Rotas ne fa il valore aggiunto delle sue iniziative editoriali. Ormai il catalogo della Rotas presenta un bilancio particolarmente significativo, con opere che si collocano come pietre miliari nel processo di analisi, tutela, diffusione, valorizzazione del patrimonio storico, artistico e delle tradizioni del nostro territorio. Privarsene sarebbe un incalcolabile danno per Barletta.
Precisa ancora Cristallo: Barletta deve molto all’Editrice Rotas. Senza la Rotas, la diffusione e la valorizzazione dell’immagine di Barletta, della sua produttività, della sua storia, delle sue tradizioni, della sua gente, delle sue risorse monumentali, artistiche e culturali, sarebbero inadeguate perché provvisorie ed estemporanee, mentre la Rotas ha realizzato un progetto editoriale stabile, organico e durevole. Privarcene, sarebbe un gravissimo delitto del quale sono convinto che le istituzioni locali non vorranno farsene complici.
Non dico queste cose a cuor leggero, ma proprio per la funzione pubblica che rivesto e per l’esperienza maturata in tutti questi anni, posso affermare in coscienza che la Editrice Rotas, dopo la Biblioteca Comunale e l’Archivio Storico, rappresenta il terzo presidio culturale della città.
Per averne contezza, basta visitare la sua sede in via del Risorgimento dove sono preservati dalla distruzione giacimenti documentali di una eccezionale importanza, una documentazione su fatti e personaggi aggiornata fino ai nostri giorni, senza dire del grande magazzino dove sono stoccati migliaia di libri di storia locale.
E inoltre centinaia di dossier sulla nostra storia, una sorta di enciclopedia aggiornata su 220 personaggi fra i più rappresentativi di Barletta, un gran numero di faldoni sui fatti più rilevanti della città nel Novecento, un archivio fotografico sul territorio di oltre 4.000 foto.
Immaginare che tutto questo immane patrimonio culturale possa andare distrutto in poche ore in un inceneritore, è veramente impensabile che il Comune non se ne faccia carico.
A parte quello documentale e informativo, verrebbe anche distrutto il patrimonio umano dei collaboratori della editrice, artigiani di alto livello professionale collaudati da decine di anni di lavoro, spazzati via nella più completa indifferenza del Comune. È inconcepibile soltanto pensarlo, e invece è questa la fine che potrebbe fare la Rotas, se le nostre istituzioni non si ravvederanno per tempo.

Quel giorno nel bookshop del Castello
Un giorno, nel bookshop del Castello, in attesa dell’inizio di una rappresentazione estiva, passai in rassegna tutti i libri su Barletta lì esposti ed essendo quasi tutti della Rotas, mi chiedevo se con una bacchetta magica il Comune dovesse dissolvere nel nulla tutte quelle pubblicazioni, cosa resterebbe della nostra storia? Certo degli studi anche molto importanti, ma estemporanei e monografici, senza un disegno organico complessivo, a parte il grande - ma ormai datato - Sabino Loffredo.
Quanto al contributo dell’aggiornamento della storia che Renato Russo ha prodotto in tutti questi anni sulla città e sul territorio, che l’autore ha presentato anche in innumerevoli incontri, forse è di questo che il Comune vuol fargliene una colpa? Vogliamo fargli colpa di aver recentemente scritto la breve storia illustrata delle dieci città della provincia che tutti i Comuni stanno acquistando a beneficio dei propri ragazzi? Se ha offerto la sua consulenza gratuita a un gran numero di laureandi (specialmente per Canne, la Disfida e De Nittis)? Vogliamo fargli colpa se da anni i suoi libri sono in cima alla graduatoria dei libri più letti e consultati in biblioteca dai barlettani?
Sol perché ha prodotto tanto, non bisogna sospettare che si tratti di opere di scarso valore storico, si tratta invece di testi che uniscono al rigore scientifico di una puntigliosa ricerca, la piacevolezza narrativa, come certificato da autorevolissimi docenti nelle loro prefazioni, studi che hanno colmato vaste lacune della nostra storia della quale ci offrono una rilettura storiografica aggiornata. Non vorremmo essere fraintesi né vogliamo personalizzare il problema. A prescindere dall’apprezzamento personale verso la persona dell’editore, come responsabile dell’Archivio di Stato di Barletta mi corre l’obbligo di sottolineare a chi di dovere l’incalcolabile danno recato alla città dalla eventuale distruzione del cospicuo patrimonio documentale della Editrice Rotas.

Michele Grimaldi
Responsabile della Sezione di Archivio di Stato di Barletta
(28 settembre 2016)

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