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Il Maggio dei Libri a Barletta
L’ITALIA, LA PUGLIA E LA GRANDE GUERRA
stasera presentazione degli Atti del Convegno al Castello

Devo confessare che non sono mai stato attratto dallo studio della Grande Guerra, per tante ragioni, ma una su tutte, che in quella guerra la nostra classe dirigente, presa nel suo complesso (sia politico che istituzionale), così come i vertici del comando militare, dal cono di luce della grande storia ne uscirono offuscati da gravi errori e imperdonabili omissioni, mistificate al popolo da enfatizzate bugie, propinate anche ai nostri ragazzi da ingannevoli narrazioni ispirate da indulgenti ricostruzioni. A cominciare dalle modalità della nostra entrata in guerra imposta da una minoranza di esaltati nazionalisti (fomentati da Gabriele d’Annunzio), sulla stragrande maggioranza degli italiani e delle forze parlamentari che erano invece neutraliste. Incredibile poi la circostanza che per un periodo di tempo preliminare alla nostra dichiarazione di guerra - con l’avallo del re - l’Italia abbia sottoscritto simultaneamente l’alleanza con la Triplice (con Austria e Germania) e con l’Intesa (con Francia, Inghilterra e Russia). Per non dire delle operazioni militari, affidate a un generalissimo paranoico che senza mai voler dar conto delle sue scelte al nostro Parlamento e al nostro Governo, con grande disinvoltura mandò al massacro centinaia di migliaia di giovani per antiquati e prevedibili calcoli strategici, dimostratisi peraltro erronei, con l’aggravante di addossare ai nostri soldati la colpa dell’infausto esito delle ripetute sconfitte patite. Per cui non sarebbe male, dalla toponomastica cittadina, rimuovere, con quello del generale Cialdini, anche l’infausto nome di Cadorna.

*   *   *

E poi è venuto questo libro, una sorta di atlante tematico sulla Grande Guerra, un grande libro che si presenta come un puzzle sulla storia del primo conflitto mondiale, con particolare attenzione alla nostra realtà pugliese anche attraverso circoscritti osservatori, una micromemoria che possa restituirci la dignità della partecipazione. È la pubblicazione degli “Atti” del recente Convegno su “L’Italia, la Puglia e la Grande Guerra” celebrato a Bari fra il 3 e il 5 giugno 2015, su impulso del “Centro Ricerche di Storia Religiosa in Puglia” e dell’“Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano”, Atti curati da Dora Donofrio Del Vecchio e Giuseppe Poli, editi da Schena che ha realizzato un elegante prodotto editoriale.
Così questo corposo volume (750 pagine e 52 relazioni) e le interessantissime prefazioni introduttive - di Cosimo Damiano Fonseca e Mimma Pasculli Ferrara - mi hanno spinto a far riaffiorare la ricca raccolta di libri che pure conservo impolverati dal lungo disuso sul grande conflitto, sia i testi scritti a ridosso dell’evento, che quelli più recenti. Dalla cui lettura - degli uni e degli altri - si ricava una valutazione profondamente diversa, dove all’enfasi delle prime celebrate ricostruzioni (basti pensare al poderoso volume “Guerra e vittoria” di Pietro Maravigna) si contrappongono quelle più recenti, critiche e demistificanti, cominciando - non vi scandalizzi la citazione - dal racconto scanzonato ma attendibile di Indro Montanelli nella sua “Storia d’Italia”, per finire alla recente cospicua ricostruzione documentaria trasmessa da RAI Storia sul canale 54 e condotta settimanalmente da Paolo Mieli e Carlo Lucarelli. Altro discorso è quello sulla sterminata - ma anche dispersiva - produzione dell’ultimo revisionismo storiografico, scremato della superfluità di numerosi testi.
Ed è in quest’ottica, di una più aggiornata riflessione su quegli anni, che mi sono avvicinato alla lettura degli “Atti” di questo convegno ricco di perspicaci analisi su multiformi aspetti di questa approfondita retrospettiva e di molti interrogativi, come il dubbio che ci siamo trascinati dietro per una generazione, se cioè debba - questo conflitto - ritenersi il completamento del Risorgimento italiano, oppure quali le vere ragioni della disfatta di Caporetto (la madre di tutte le nostre débâcles militari), e se - per dirla con la lapidaria denuncia di Benedetto XV - la Grande Guerra fu solo un’“inutile strage”.
Il volume, attraverso documentati autori e circostanziate analisi, oltre a narrare una molteplicità di eventi, pone numerosi quesiti: dagli antefatti europei dell’entrata in guerra agli insanabili conflitti ideologici nazionali che contrapponevano le forze politiche del tempo; dalle condizioni di vita dell’epoca alle profonde trasformazioni socio-politiche che - in applicazione del principio dell’eterogenesi dei fini - questa guerra portò comunque alla nazione e alle nostre popolazioni. Con una particolare attenzione - in molte relazioni - verso la nostra regione e a come le sue città vissero quella pluriennale tragedia che attraverso i bollettini di guerra erano tragicamente informate dei lutti che in quel tragico quadriennio furono quotidianamente colpite negli affetti più cari, quelli dei propri figli.
A presentare gli “Atti”, nell’Emeroteca del Castello, dopo i saluti del sindaco Pasquale Cascella, del prefetto Clara Minerva e dell’editore Angela Schena, i curatori della pubblicazione Dora Donofrio Del Vecchio e Giuseppe Poli. Dora Donofrio Del Vecchio socia fondatrice del Centro Ricerche di Storia Religiosa in Puglia, socia ordinaria di Storia Patria per la Puglia e dell’Istituto per le città del Risorgimento italiano; e Giuseppe Poli professore ordinario di Storia Moderna presso l’Università degli Studi di Bari “A. Moro” e presidente dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano per cui dirige la rivista “Risorgimento e Mezzogiorno”. Tre i nostri relatori presenti nella pubblicazione: Giuseppe Dibenedetto, già responsabile dell’Archivio di Stato di Bari, con una pubblicazione sui “Fogli matricolari (1884-1899) del Distretto Militare di Barletta che raccontano gli Eroi della Grande Guerra”; Michele Grimaldi, responsabile della Sezione di Barletta dell’Archivio di Stato, con una relazione su “Giuseppe Carli e i ragazzi del ’96; la reale storia di un eroe e della sua scelta”; e Ugo Villani, docente di diritto internazionale presso l’Università degli Studi di Bari “A. Moro” con una approfondita monografia su “Il mancato processo al Kaiser”.
A completamento del volume, una ricca bibliografia generale, nonché un indice dei nomi e dei luoghi dei quali dobbiamo essere grati ad Antonio Alemanno e Vito Fumarola. Cospicuo il materiale fotografico quasi sempre fornito dagli autori dei rispettivi saggi.
Un grande puzzle, abbiamo detto, dove ciascuno studioso approfondisce un aspetto particolare della guerra mentre, nel loro insieme, contribuiscono tutti a restituirci una visione generale del grande conflitto.

 

Barletta e la Grande Guerra

Anche Barletta ha partecipato alla Grande Guerra pagando un alto prezzo: 365 caduti accertati, 82 dispersi, 312 decessi avvenuti per cause di servizio. Al contrario della valutazione negativa sulla partecipazione dell’Italia al conflitto, largamente positivo ci pare invece - e non per un impulso campanilistico - il ruolo vissuto dalla città nel corso dell’evento bellico tenendo conto che: Barletta fu la prima città bombardata all’alba del primo giorno di guerra (il 24 maggio del 1915), con l’eroico sacrificio del cacciatorpediniere “Turbine”; fu la città decorata della prima medaglia d’oro attribuita al sergente degli alpini Giuseppe Carli, caduto sul Carso ad appena una settimana dall’inizio della sua partecipazione alle operazioni di guerra; degno di speciale menzione l’eroico comportamento della “Brigata Barletta” (rinata dalle ceneri dell’antica brigata garibaldina distintasi nel corso della III guerra di Indipendenza, a Bezzecca, al comando di Menotti Garibaldi, nell’unica vittoria italiana di quella guerra); la presenza del suo comandante, l’eroico generale Giuseppe Vaccari, che per aver tenuto la strategica postazione di Castagnevizza, fu decorato di Medaglia d’Oro e diventerà - proprio partendo dal Comando della nostra eroica Brigata - Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Italiano.
E invero, su Barletta al tempo della Grande Guerra, non ci sono molti libri, appena tre studi: uno è di Michele Cassandro (1946); il secondo, un diario inedito di mons. Salvatore Santeramo sul periodo maggio-ottobre 1915, e uno studio di don Peppuccio Damato sulla Grande Guerra che però fa parte di un più ampio volume su “Barletta nella sua storia militare” (V. Vecchi – Trani 1973). In compenso esistono molti documenti che - cronologizzati - possono ricostituire la successione delle vicende cittadine nel corso della guerra, a partire dalla chiamata alla mobilitazione - i ragazzi della classe 1895 - prima ancora della dichiarazione di guerra; a metà giugno del 1915 la costituzione del Distretto Militare composto da quattro battaglioni di milizia territoriale; il 17 luglio dello stesso anno, il mitragliamento di un idrovolante austriaco colpito dai fuochi di fucileria dei posti di vedetta del Castello e la cattura dei due piloti. E così via. Accanto ai documenti, numerosi e interessanti sono i manifesti che sono accuratamente conservati a cura della locale sezione dell’Archivio di Stato.
Al termine della guerra, la città dedicò ai nostri Caduti un maestoso monumento eretto in piazza Federico II (oggi piazza Caduti di tutte le Guerre) spogliato poi del suo ornamento bronzeo mai più ripristinato; e per il sergente Carli commissionerà un busto bronzeo opera del maestro Nunzio Saracino collocato nei giardini della Stazione; e inoltre - nel tempo - dedicherà alla Grande Guerra l’intitolazione di ben ventotto strade. E da ultimo, nell’anno centenario del grande conflitto, una serie di eventi celebrativi, fra i quali degni di essere ricordati: una monografia allestita a cura dell’Amministrazione Comunale, L’Italia chiamò. Barletta e la Grande Guerra, con mostra documentaria al Castello sul bastione di Santa Maria, mostra onorata dalla visita del Ministro della Difesa Roberta Pinotti e del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito gen. Danilo Errico; un intero anno di incontri di studio commemorativi sulla Grande Guerra a cura della Società di Storia Patria per la Puglia, con pubblicazione degli Atti; una biografia dedicata alla medaglia d’argento Nicola Straniero, scritta da Michele Grimaldi responsabile della locale sezione dell’Archivio di Stato.

Renato Russo
(25 maggio 2017)

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