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I novant’anni di Alfredo Reichlin

Alfredo Reichlin, al quale la città di Barletta ha recentemente conferito la cittadinanza onoraria, è nato a Barletta il 26 maggio 1925, quindi esattamente novant’anni fa, da Pietro ed Elisabetta Lauro. Alfredo è il secondo di quattro figli: prima di lui Nicoletta (Ninetta), dopo di lui Maria e Andrea.
Il papà di Alfredo, Pietro Reichlin, era un giovane imprenditore, un affermato produttore di vino proveniente dalla Svizzera che esercitava la sua attività nel villino che ancora oggi porta il nome della famiglia - villa Reichlin - su viale Marconi. Ma Pietro Reichlin è noto alla storia della città anche per essere stato podestà di Barletta nel 1923. Eletto con largo suffragio popolare, appartiene a quella nomenclatura del regime che - ad onta di una dittatura eversiva della libertà - in sede locale orientò la propria azione politica ad un comportamento moderato, al quale si ispirarono altri personaggi barlettani di spicco come Arturo Boccasini, don Luciano De Martino, Peppino Lamacchia, Michele Picardi, Eugenio Violante. Pietro lascerà un buon ricordo di sé non solo come un amministratore saggio e prudente, ma soprattutto come un buon organizzatore della vita cittadina e realizzatore di numerose iniziative socialmente utili in campo politico-amministrativo, in campo economico (specialmente agricolo-industriale) e urbanistico.
Ma fu anche un solerte promotore culturale, assecondando numerose iniziative come la nascita dell’Associazione degli Amici dell’Arte e della Storia Barlettana, l’acquisto della collina di Canne sotto la spinta del dott. Vito Antonio Lattanzio e del prof. Sabino Castellano, l’ingrandimento della stazione ferroviaria, la valorizzazione delle litoranee di Levante e di Ponente. Diede inoltre una spinta promozionale alla nascente imprenditorialità industriale su via Trani attraverso una serie di provvidenze a beneficio delle loro attività (come la costruzione di una linea ferrata interna che collegava la stazione col porto passando per la Distilleria e la Cementeria); l’abbattimento del Sedile del Popolo e due anni dopo la demolizione di porta S. Leonardo all’ingresso di via Trani. E inoltre promosse la costruzione del palazzo delle Poste in piazza Caduti, autorizzò la trasformazione della vecchia Tramvia Bari Barletta da trazione a vapore a trazione elettrica. E da ultimo, proprio sullo scorcio finale del suo mandato amministrativo, nell’estate del 1926, sotto la spinta della Cantina Sperimentale (che in quegli anni aveva la sua sede a palazzo Picardi, in via G. De Nittis) si fece promotore di una mostra nazionale di macchine per l’enologia, e gli oleifici e l’estrazione dell’acqua dal sottosuolo. Fiera che ebbe una grande risonanza nazionale tanto da indurre al sospetto che sia stato proprio il successo di questa mostra a suggerire ai vertici della Camera di Commercio della Provincia di Bari, l’idea della istituzione della Fiera del Levante a partire dal 1930.
Ma fu proprio una vicenda legata alla organizzazione di questa fiera (il furto subito di alcune costose macchine il cui valore egli si impegnò a risarcire) che mandò in crisi l’azienda di Pietro Reichlin che fu costretto ad emigrare a Roma con la famiglia.

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Alfredo Reichlin, nato a Barletta il 26 maggio 1925, trasferitosi con la famiglia a Roma nel 1930, qui frequentò le scuole elementari e poi le medie inferiori e le superiori al “Torquato Tasso”. Nel 1942, appena diciassettenne, entrò a far parte dei GAP e partecipò quindi alla Resistenza partigiana utilizzato come staffetta nella “Brigata Garibaldi” correndo il rischio di essere fatto prigioniero dai nazifascisti. Al termine della guerra, nel 1946, si iscrisse al Partito Comunista Italiano di cui sarà uno dei dirigenti più importanti del dopoguerra. Allievo di Palmiro Togliatti, fu vicesegretario della Federazione Giovanile Comunista, orientando la sua attività su un impegno giornalistico fortemente ideologizzato.
Nel 1953 Alfredo Reichlin sposò Luciana Castellina, nota figura di intellettuale comunista, dalla quale ebbe due figli,  Lucrezia e Pietro (sarà espulsa dal partito nel 1969 per aver aderito al gruppo del Manifesto). Nel 1982 sposerà, in seconde nozze, Roberta Carlotto, dalla quale ebbe due figli, Lucrezia e Pietro.
Nel 1955 entrò nella redazione romana de “L’Unità”, di cui dopo un anno diventò vice-direttore. Promosso a direttore nel 1958, sempre più impegnato sul fronte politico, negli anni Sessanta si avvicinò alle posizioni di Pietro Ingrao, uno dei leader carismatici del PCI, negli anni ai quali ci riferiamo presidente del gruppo parlamentare comunista e presidente della Camera dei Deputati, che si distinse per l’auspicio di un dialogo con le forze cattoliche, apertura mal vista da Togliatti e la diffusione delle istanze democratiche di base.
Quando l’attrito fra Togliatti e la corrente di Ingrao diventò inconciliabile, Reichlin si allontanò dai quadri de “L’Unità” per far spazio alla direzione di Mario Alicata.
Segretario regionale del PCI in Puglia, fu molto attento alla “Questione meridionale”, alla quale dedicò due monografie: “Dieci anni di politica meridionale: 1963-1973” (1974) e “Classi dirigenti e programmazione in Puglia” (1976). Problematiche dalle quali non distrarrà la sua attenzione e sulle quali anzi tornerà con ulteriori studi monografici che per l’acutezza dell’analisi ce lo fanno annoverare come continuatore ideale di altri eminenti studiosi che su queste problematiche lo hanno preceduto, come Pasquale Villani, Giustino Fortunato, Francesco Saverio Nitti, Gaetano Salvemini e Guido Dorso.
Deputato nazionale fin dal 1968, durante gli anni Settanta entrò nella direzione nazionale del Partito e collaborò gomito a gomito con Enrico Berlinguer che gli riaffidò la direzione dell’Unità. Successivamente fu favorevole alle trasformazioni del partito da PCI in Partito Democratico della Sinistra prima, da PDS in Democratici di Sinistra poi, ed infine da DS in PD, Partito Democratico.
Dal 1989 al 1992 fu “Ministro dell’Economia” del governo ombra del Partito Comunista Italiano. Particolarmente apprezzata, nel corso del suo impegno politico e parlamentare, la sua attenzione verso le problematiche legate ai valori della Costituzione, tanto da essere designato Presidente della Commissione che ha consentito al partito comunista di affrontare la transizione democratica verso la formazione del Partito Democratico della Sinistra e poi del Partito Democratico. Da ultimo è stato nominato anche presidente della commissione per la stesura del “Manifesto dei Valori” del PD.
Ancora fino ai nostri giorni, nel solco delle tradizioni delle più prestigiose firme del passato, con lucidità e passione Alfredo Reichlin ha continuato a firmare gli articoli di fondo nella prima pagina de “L’Unità”.

Legato da lontana amicizia al sindaco Pasquale Cascella, col quale ha in comune una lunga militanza giornalistica ne “L’Unità”, da una sua lettera al primo cittadino si evince il suo attuale pensiero, sul momento politico contingente che egli ha avuto modo peraltro di sottolineare durante una sua recente visita a Barletta per ricordare la figura di Enrico Berlinguer. Argomenti di grande impatto politico sul difficile momento che stiamo vivendo, incentrato soprattutto sulla interpretazione della transizione fra il passato e il futuro, come nella mancata riforma democratica istituzionale iniziata nel dibattito politico fra Moro e Berlinguer, restata incompiuta per la drammatica morte del leader politico pugliese.
Chiudendo la sua esposizione sulle ragioni del conferimento della cittadinanza onoraria ad Alfredo Reichlin, il sindaco Pasquale Cascella, ha così concluso: “Ne abbiamo sentito l’assillo personale per una classe politica che non è riuscita a portare fino in fondo la propria missione, ma che sente comunque la responsabilità di consegnare una storica eredità politica alle nuove generazioni”.

Renato Russo
(26 maggio 2015)

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