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Salone Internazionale del Libro

L’Editrice Rotas a Torino per rappresentare Barletta

Salone Internazionale del Libro di Torino, 8-12 maggio, un rito della letteratura in Europa che si rinnova e si aggiorna annualmente; la seconda mostra, per importanza, dopo quella di Francoforte. Anche quest’anno ci siamo ritagliati noi pure un lembo editoriale nello stand che l’ente Regione ha destinato agli editori pugliesi.
Quest’anno anche noi abbiamo goduto del nostro piccolo spazio di notorietà perché abbiamo avuto l’onore di aprire - nell’ampia sala delle conferenze - le presentazioni istituzionali della Regione, complice l’autorevole presenza del famoso storico della letteratura italiana Alberto Asor Rosa che ha illustrato il Calvino di Giuseppe Lagrasta (La città e la rivoluzione dello spazio interiore). Nel salotto della Regione abbiamo presentato anche altri due autori barlettani, Matteo Bonadies (Anyway) ed Enza Piccolo (Donne del Novecento e La partenza).
La partecipazione al Salone del Libro fa ormai parte, da qualche anno, del nostro orizzonte editoriale e noi siamo venuti a Torino con questo scopo, con l’orgoglio di testimoniare - nei libri - i nostri autori e la nostra città e di raccontare, ai numerosi visitatori venuti da ogni parte d’Italia, la nostra storia, i nostri monumenti, le nostre chiese, i grandi eventi e i personaggi famosi che l’hanno immortalata nel corso dei secoli. Nessun’altra casa editrice ci ha stampato su tanti titoli. Un operatore bancario barlettano che lavora al Nord, ci ha fatto notare la differenza fra l’anemica presenza della città alla BIT di Milano e la nostra, rigogliosa di testimonianze fotovisive al Salone di Torino.

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Già fuori, sullo smisurato piazzale del Lingotto, ordinati su cinque interminabili file, innumerevoli visitatori provenienti da ogni parte d’Italia, e fra gli spazi, fra fila e fila, decine di scolaresche. All’interno, negli ariosi capannoni che fino alla metà del secolo scorso ospitavano la catena di montaggio della più grande casa automobilistica italiana, uno sterminato numero di editori, piccoli e grandi, alcuni grandissimi, come la Feltrinelli, la Mondadori, la De Agostini, la Rizzoli e l’Einaudi. Non sfigurano però neppure Adelphi, Bompiani, Garzanti, Laterza, New Compton, Sellerio, S. Paolo.
Dall’apertura alla chiusura, dalle dieci del mattino alle dieci di sera, dodici ore di fila, ininterrottamente, senza pause, né per riposare né per rifocillarsi. Così, col passare delle ore, si perde anche la percezione del tempo, frastornati da un gran vociare attorno, tra editori, autori, acquirenti, oltre agli addetti ai centro servizi di ristorazione, di riproduzione stampa, di informazione turistica, estenuati dal persistente brusio proveniente dalle salette di intrattenimento, dalle promozioni editoriali o dai dibattiti. È del tutto naturale incontrare per gli ampi corridoi del Salone alcuni dei nomi di maggiore spicco del nostro panorama giornalistico nazionale come Eugenio Scalfari, Paolo Mieli, Ezio Mauro o Massimo Gramellini.
Intanto noi, lì, nella nostra piccola postazione editoriale, continuiamo a intrattenere i tanti lettori venuti da ogni dove, ai quali cerchiamo di testimoniare, con la nostra presenza, l’orgoglio di essere barlettani e di rappresentare - attraverso i nostri libri - la nostra terra in una metropoli così lontana, per raccontare la nostra storia, la Battaglia di Canne e la Disfida di Barletta, Eraclio e Federico II, le nostre cento chiese e i nostri monumenti, il Teatro Curci e il Palazzo della Marra che ospita la Pinacoteca del grande De Nittis. Se non ci fossimo noi, non esisterebbe questa vetrina.
In tanti, forse attratti dal nostro motto (Storia e storie di Puglia), sostano presso il nostro stand; alcuni pugliesi, trapiantati a Torino o al nord, si fermano a sfogliare i nostri libri. Ci riconoscono dai titoli, dalle cartoline esposte e soprattutto dalla esposizione delle copertine. Non escluse quelle del “Fieramosca” che proprio quest’anno, un mese fa, ha compiuto quarant’anni di vita, diventando così il periodico più longevo della regione..
Dalla cordialità che alcuni visitatori manifestano incrociando il nostro sguardo, ci accorgiamo che sono barlettani; non sono tanti, ma ce ne sono. Barlettani trapiantati al nord, vecchi compaesani che hanno lasciato la città venti, trent’anni fa, e questa è un’occasione per ritornarci, sia pure nel Salone del Libro di Torino, per ricordare con noi personaggi di un tempo remoto, alcuni scomparsi. Cordiale scambio di sorrisi, di ricordi, talvolta anche di bigliettini segnati da indirizzi e da numeri telefonici per ritrovarsi. È rituale, e in quei momenti si è anche sinceri, ma poi il tran tran di una banalizzata quotidianità - al rientro - attenuerà i ricordi fino a farli scomparire nella nebbia della fretta e della dimenticanza. Così restano solo gli appunti scarabocchiati su foglietti stropicciati per la fiera successiva, per il prossimo appuntamento, sperando che nel frattempo l’indifferenza della tua città non ti abbia scoraggiato fino alla desistenza…

Renato Russo
(14 maggio 2014)

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