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La giornata mondiale del libro
Il nostro 23 aprile a Barletta

Viviamo tempi grami e difficili per la cultura in generale e una iniziativa come questa - la giornata mondiale del libro e della lettura - ci restituiscono la speranza che qualcosa possa cambiare, che possa rappresentare l’inizio di un nuovo rinascimento umanistico. E in realtà assistiamo, a Barletta come in Puglia, ma anche nel resto d’Italia, a un gran fiorire di iniziative, di revival celebrativi di scrittori dimenticati o di opere recuperate.
Appena due parole preliminari sulla lettura e sulla cultura, come strumenti indispensabili non ai fini del nostro itinerario meramente cognitivo, ma anche della formazione della nostra identità civica, perché non ditemi che questo dissolvimento dei valori di corretta partecipazione democratica alla quale abbiamo assistito sconcertati in questi giorni, non siano anche il frutto di un inadeguato processo formativo che alla lunga ha finito col produrre questi sconfortanti e avvilenti esiti politici.
In parole povere io credo che l’indecoroso spettacolo al quale abbiamo assistito nei giorni scorsi a Roma, sia anche la conseguenza della mancanza di una formazione classica, quale un tempo si acquisiva innanzi tutto dai libri e sui libri, mentre oggi la nostra formazione culturale - si fa per dire - come quella pseudo-civica, si forma prevalentemente su internet.
Non voglio criticare l’uso dei mezzi telematici tout court, solo che andrebbero integrati da un adeguato consumo dei libri. Allo stesso modo credo che questa spinta sollecitatoria alla lettura spetti innanzi tutto alla Scuola e ai suoi docenti, allo Stato e agli organismi istituzionali periferici (come le regioni e i comuni), alle famiglie nella misura in cui se lo possano ancora consentire e alla stampa più qualificata che in verità al problema dedica spazi intermittenti.
Per quanto riguarda in particolare il Governo, quello centrale come quello relativo ai diversi livelli periferici istituzionali, coesistono due atteggiamenti: uno meramente ostentato e l’altro invece più concreto e realistico. Così, a Barletta come a Bari e a Roma, a fronte di dichiarazioni velleitarie, assistiamo ad una completa indifferenza dell’impegno verso una adeguata diffusione della lettura.
La cosa assurda è la conclamata consapevolezza, da parte dei nostri governanti, che la cultura (pensiamo a quella turistico-culturale), possa trasformarsi in un cospicuo investimento, e che per ogni euro investito, ce ne potrebbero venire cinque di ritorno, mentre poi in realtà, alla controprova dell’assunzione degli impegni governativi, si assiste ad una progressiva inesorabile decurtazione dei mezzi di sostentamento dei contenitori culturali, anche quelli che manifestamente restituiscono considerevoli ritorni.
Anche a livello regionale abbiano assistito, negli anni, ad un analogo progressivo impoverimento della promozione della lettura: prima avevano l’EXPO LIBRO, poi l’EXPO TEMPO LIBERO dove i libri coprivano un intero settore; da ultimo anche questa modesta presenza alla FIERA è stata soppressa del tutto! È vero, ci resta la partecipazione alla Fiera Internazionale del Libro di Torino, ma dove quest’anno lo spazio dedicato alle case editrici pugliesi è stato ulteriormente ridotto rispetto agli anni passati. Mentre è apprezzabile che alcuni nostri Comuni organizzino annualmente delle Fiere del Libro, come a Bisceglie, a Campi Salentina, a Cerignola, persino a Bitetto, per l’editoria dell’infanzia.
Per quanto riguarda poi la nostra città, si tratta di un caso difficilmente recuperabile, eppure paradossale, perché mentre siamo la città che organizza annualmente il maggior numero di eventi in Puglia, la città dove si scrivono 40 libri all’anno, la città dei cento poeti, al tempo stesso - secondo le statistiche - siamo la città che legge meno in Europa.
Il primo a informarmene fu, qualche anno fa, il prof. Andrea Messinese, allora direttore didattico della scuola Fraggianni, quando mi fece leggere un lungo articolo del “Corriere della Sera” (notizie ribadite qualche giorno dopo dalla “Stampa” di Torino) dove la Puglia risultava come la regione che leggeva meno di tutte in Italia (con la Basilicata) e che l’Italia, a sua volta, era l’ultima delle grandi nazioni europee per incidenza di lettori, mentre - in ambito regionale - la città di Barletta risultava essere quella dove si leggeva meno che in tutte le altre città capoluogo di provincia! Un primato negativo purtroppo ancora recentemente confermato da un recente servizio televisivo mattutino di Rai 3.
Eppure la presenza dei libri a Barletta non è carente, ci sono cinque dignitose librerie (Chiandetti-Liverini, Einaudi, Dicandia, La Penna Blu, Il Portico). La stessa cosa per le biblioteche che sul nostro territorio vanta, oltre la Comunale, la biblioteca dei ragazzi presso il VII Circolo, quelle religiose (Biblioteca S. Pio IX, del Santo Sepolcro, del monastero di S. Ruggero e alcune parrocchiali fra cui quelle di S. Benedetto) e le scolastiche, a cominciare dal Liceo Classico, ma come dimenticare quella della Scuola Media “R. Moro”).
Numerose sono inoltre le associazioni e i club che promuovono iniziative che realizzano eventi collegati ai libri e alla lettura: fra le associazioni culturali la Società di Storia Patria per la Puglia, l’Archivio della Memoria, l’Archeoclub, Ce.S.A.Coo.P. Arte, Artepoesia, Eclettica, Liberincipit - Presidi del libro, la Dante Alighieri, Salabarberini. E fra i club che curano la lettura e la presentazione di libri, i Lions, il Rotary, la Fidapa, l’Unesco, Soroptimist e Zonta. Numerose le strutture pedagogico-educative tra le quale spicca l’Unitre, cioè l’Università della Terza Età.
Anche i luoghi di ritrovo per iniziative culturali non mancano; fra i più frequentati ricorderemo la Sala Rossa del Castello, la Sala della Comunità di S. Antonio, il Circolo Unione, il GOS su viale Marconi, la sala-biblioteca della CON-SUD, la sala del Liceo Classico Casardi ed eccezionalmente, per i grandi eventi, anche il Teatro Curci.
Numerose librerie, diverse associazioni, tante iniziative culturali, un gran numero di libri stampati da autori locali, e ciononostante l’indice dei nostri lettori non s’innalza e noi restiamo melanconicamente ultimi - o fra gli ultimi - nella classifica nazionale dei lettori. Triste primato.

Eppure la nostra città vanta alcuni grandi eventi cittadini che rientrano nel cono di luce della grande storia che conta: la Canne annibalica, la Disfida di Barletta, Federico II e il suo celebrato busto, la Pinacoteca De Nittis e quel che resta di un vecchio glorioso Museo, ma si tratta di grandi contenitori culturali spesso contestati dai nostri stessi operatori culturali.
Per quanto riguarda Canne della Battaglia, l’accanimento interpretativo storico contro la cittadella annibalica a favore di quella medievale e la pluriennale esposizione di una mostra di gatti che ha preso il posto del Museo annibalico, hanno talmente ridotto il numero dei visitatori da obbligare la stessa Soprintendenza a disporre la chiusura del bookshop. Per quanto poi riguarda la Disfida di Barletta, non siamo stati capaci di conferire un minimo di continuità all’evento, anche ridimensionandolo rispetto al Certame cavalleresco, legandolo alla costituzione di un gruppo di lavoro continuativo e organico, soprattutto operativo e specialistico.
Per quanto riguarda il busto di Federico II e la figura stessa del sovrano svevo, sono stati sottoposti in tempi recenti ad una sistematica denigrazione autolesionistica da parte di alcuni operatori culturali nostrani, contro il generale indirizzo interpretativo di studiosi nazionali e internazionali (basta consultare i recenti tre volumi che sul monarca staufico ha recentemente pubblicato la Treccani!). 
Quanto a De Nittis, superfluo rammaricarsi una volta di più ricordando come le mostre fin qui fatte siano state dedicate prevalentemente a Tissot, a Zandomeneghi (nell’anno dell’apertura della Pinacoteca!!!), a pittori dell’Ottocento e così via. E l’unica volta che finalmente era stata organizzata una mostra a lui dedicata, è stata allestita a Padova con scarse possibilità che venga trasferita a Barletta.
E riguardo al Museo? meglio non parlarne. Che nostalgia per il museo di un tempo, allestito a Palazzo S. Domenico, con 20.000 pezzi in esposizione, mentre quello odierno è un ibrido artistico dove prevale la presenza di una quadreria, con scarsa partecipazione di pubblico…
Palpabili e manifeste si sono palesate le carenze delle nostre più recenti amministrazioni comunali, cominciando dalla mancanza organica di un progetto sistematico dei nostri beni culturali più importanti, come quelli fin qui menzionati, lasciati ad un progressivo decadimento, beni non solo artistici e turistici, ma anche “civici”, come l’inadeguata valorizzazione delle iniziative del nostro “Archivio della Memoria”, ai primi posti a livello nazionale come valore di testimonianze e di iniziative, dalle nostre istituzioni invece scarsamente valorizzate.
A fronte di queste carenze decisionali del governo cittadino, bisogna peraltro contestualmente lamentare la più assoluta mancanza di coordinamento fra le associazioni culturali locali, dove ognuna va per conto proprio, mentre se le principali di esse avessero dato vita ad una incisiva “Consulta della cultura”, ben altrimenti avrebbe potuto essere la cultura locale cittadina e l’Amministrazione comunale avrebbe potuto per lo meno confrontarsi con un valido interlocutore, che avrebbe potuto agire da freno ad una politica culturale spesso ispirata da scelte occasionali o preferenziali.
Ci sono inoltre ulteriori responsabilità, a parer nostro rappresentate da alcune realtà sociali locali, loro pure colpevoli delle nostre carenze culturali, e sono le categorie economico-imprenditoriali che potrebbero contribuire - sia pure in modesta misura - al rilancio del nostro patrimonio artistico: pensiamo specialmente alle banche e agli imprenditori “benestanti” che un tempo - già dall’Ottocento - non lesinavano il loro apporto per il potenziamento delle nostre risorse culturali.

E noi della Rotas? Noi siamo editori, ci pare giusto quindi ritagliarci in questa giornata straordinaria dedicata ai libri, un piccolo lembo di storia culturale cittadina e raccontare in poche battute quale sia stato il nostro contributo nel campo dell’editoria cittadina e della diffusione della lettura.
Nata nell’86, la ROTAS iniziò con i periodici “Il Fieramosca” (già in edicola dal ’74), “Alè Barletta” (quindicinale calcistico), “Urbanistica e Territorio”, “Eco-Fin” (Economico Finanziario). La Rotas cominciò realisticamente a stampare libri dal 1989 (con una Piccola Storia di Barletta raccontata ai ragazzini), ma non sarà superflua una precisazione preliminare, quella cioè di non essere una tipografia, perché una tipografia si limita a stampare, mentre una casa editrice cura la fisionomia di un libro, un progetto editoriale, corregge le bozze, cura l’editing, la copertina, le foto all’interno, gli indici e quant’altro.
Scopo fondamentale dell’editrice? La diffusione della cultura, specialmente attraverso la storia della nostra città e del nostro territorio a cominciare dalle scuole, specialmente le elementari dove è maggiormente percepito un ritorno all’interesse per la lettura.
Breve consuntivo allora di una ultra ventennale attività: la stampa di oltre 350 titoli di storia, saggistica, religione, ma anche di arte, letteratura, poesia, musica e altri testi di grande interesse divulgativo, scientifico, ambientale…
E inoltre numerose riviste, non solo le nostre (a cominciare dal “Fieramosca” che quest’anno compie 40 anni) ma di club, scolastici e parrocchiali. Soprattutto, però, libri di storia della città della Puglia per colmare vistose lacune, a beneficio dei nostri concittadini, ma innanzitutto dei nostri ragazzi ai quali essi sono rivolti.


Renato Russo
(23 aprile 2013)

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