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Per evitare gli errori del passato

Leggo sulla Gazzetta del 6 gennaio: Adesso è ufficiale, sospesi dal PD gli otto consiglieri che silurarono Maffei. E su quella del giorno dopo: Maffei non flirtò col centrodestra. A stabilirlo, la Commissione provinciale di garanzia del PD. Dopo aver ribadito ancora una volta che l’unico torto degli otto firmatari fu quello di non discutere la sfiducia nella seduta di Consiglio Comunale (in sede di approvazione del bilancio), non posso che ribadire le mie perplessità sulla superficialità della Commissione provinciale che anziché approfondire i motivi di quel gesto estremo, si è limitata ad una valutazione affrettata, quando ha sentenziato che il Sindaco non avrebbe flirtato con l’opposizione!
Ma che banalità sono queste! un accertamento del tutto ininfluente, mentre la Commissione non si è preoccupata invece minimamente delle vere ragioni che avrebbero motivato la decisione dei firmatari! Non ci si dimette così, a cuor leggero, dal Consiglio Comunale, a tre anni e mezzo dalla sua naturale scadenza! Perché i Commissari non hanno tentato di accertare le motivazioni di quel gesto? Avrebbero scoperto che esso interpretava la volontà della stragrande maggioranza dei gruppi politici, delle associazioni e dell’opinione pubblica in generale e che dunque si trattava di un atto doveroso, che anzi arrivava anche con grande ritardo sui danni già prodotti.
Il vero problema, per la città, infatti, ormai intollerabile e insostenibile, era che a Palazzo governava un sindaco cortese nelle manifestazioni esteriori, ma monarca assoluto nella sostanza delle sue determinazioni, assunte insieme al suo fedelissimo “sodale” (altro che capo staff! I suoi poteri erano diventati ormai illimitati, fino alle sue ultime discutibili decisioni autogratificatorie).
Il problema esisteva già da tempo, ma il nodo è scoppiato quando la componente maggioritaria del Partito ha vinto le votazioni e avrebbe voluto legittimamente esercitare - attraverso la segreteria politica - il suo diritto a compartecipare alle scelte decisionali dell’Amministrazione.
Ma quale compartecipazione! Di qui l’inizio della separazione fra sindaco e partito, a partire dalle offese al segretario “ragazzino” il quale, si sarebbe permesso di interferire nelle cose di Palazzo, che avrebbero dovuto continuare a essere lasciate alla insindacabile volontà decidente del sindaco e del suo capostaff.
E la giunta? e la Conferenza dei Partiti? e il Consiglio comunale? e i pareri delle associazioni sociali? Le colonne della Gazzetta e degli uffici stampa delle agenzie locali erano quotidianamente piene, specialmente negli ultimi mesi, di lamentele e di appelli al sindaco, perché consentisse un più partecipato coinvolgimento nelle valutazioni e nelle decisioni di Palazzo! E lui invece niente, irremovibile nel suo insindacabile autoritarismo, fino a definire più volte, e pubblicamente, “traditori” quanti avessero la sola colpa di non pensarla come lui. Ma i Commissari della “Provinciale” li leggevano i giornali o li ignoravano? E se pure dovevano censurare gli otto consiglieri perché non avevano portato la sfiducia in Consiglio Comunale, avrebbero dovuto con altrettanta determinazione stigmatizzare il comportamento di un sindaco che aveva sistematicamente ignorato qualsiasi forma di corretto coinvolgimento delle altre istituzioni legittimate all’esercizio del loro ruolo.
Il resto è cronaca. E se ritorniamo sull’argomento, non è tanto per recriminare sul passato, su questi sei anni e mezzo nei quali è stata sospesa qualsiasi forma di rispetto democratico nella incidenza degli istituti democratici, ma pensando al futuro, perché i partiti, tutti i partiti indistintamente, tengano bene a mente quello che ci è capitato in questi anni, e trovino i giusti rimedi per evitare che questa deplorevole condizione abbia a ripetersi.

Renato Russo
(12 gennaio 2013)

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