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L'IMPERATORE FEDERICO II E LA SUA SPOSA BAMBINA

Niente capita a caso, né un incontro, né una frase, né un libro da leggere.
Sembra che tutto dipenda da noi, dalle nostre capacità, dai nostri percorsi, dalle nostre decisioni, ma in realtà, per chi ha fede, tutto dipende da Dio, che convoglia positivamente le nostre scelte.
Questo è il destino di ognuno, tracciato invisibilmente dalla mano di Colui che sa cosa è più giusto per noi.
La vita fa spesso strani giri per poi portarci a quel crocicchio, in quel momento, a quell’ora di quel giorno stabilito e nessuno può cambiare questa realtà, sia che si tratti di un incontro con la morte, sia con la fortuna, che con l’amore.
Così il fato fece incontrare l’Imperatore Federico II con Bianca Lancia, figlia del conte Bonifacio d’Agliano, che a soli quindici anni diverrà “la sua sposa bambina”.
Il fiore che mancava al suo giardino di conquistatore, rapito a sua volta dalla bellezza, ma soprattutto dalla dolce innocenza che solo in quell’acerbo frutto avrebbe potuto trovare.
Un amore tutto da inventare, un amore da costruire al pari della bellezza, della magia, dell’incanto dei suoi mirabili castelli. Un amore da svelare, di cui riempire un cuore innocente di un angelo che Dio aveva posto sul suo cammino, una fanciulla che forse gli era già apparsa nei sogni, nel cui auspicio Federico tanto credeva. Quei sogni di sì tale turbamento, dove una misteriosa creatura gli sconvolgeva le notti, tormentandolo di giorno, finalmente erano usciti dalle ombre della notte per materializzarsi lì, davanti ai suoi occhi.
No, non poteva lasciare che quell’apparizione, quel sogno svanisse ancora gettandolo nello sconforto. Doveva fare qualcosa per averla, ma cosa dal momento che non poteva legalizzare questo coup de foudre?
Non poteva fare di tanta bellezza la sua regina, perché esisteva già una regina nella sua vita. Allora il genio del condottiero valoroso, del vincitore di innumerevoli imprese frutto di ingegnose strategie più che di estenuanti battaglie intinte di sangue, si fece strada in lui suggerendogli di mentire, mentire per un bene supremo: il coronamento di un sogno d’amore.
Così, imbastendo una verosimile storia, il nobile Federico II, con un meno nobile stratagemma, lascia credere di essere vedovo e ottiene di sposare la dolcissima pulzella.
Dal momento in cui il suo fiero cavallo lo aveva condotto lungo quei boschi dell’altopiano lombardo, pregni del forte odore di muschio calpestato che si levava al suo passaggio, una strana sensazione si era impadronita di lui. Era come se una forza misteriosa lo stesse guidando in un posto preciso e quando in quel magico castello gli era apparso Bianca Lancia, bellissima fanciulla come non ne aveva mai viste, sentì per la prima volta nella sua vita d’invincibile guerriero, di essere stato sconfitto da tanta bellezza. Per lei si sarebbe inventato poeta, per lei avrebbe ceduto il suo fedele destriero, tutti i suoi castelli, l’onore e perché no, il suo scettro d’Imperatore. E l’amore prevalse!
In quella loro prima notte, seduti a contemplare le stelle, Bianca deve essere parsa a Federico la più bella stella del firmamento. Disarmato dal suo ingenuo candore e dall’emozione di stringere a sé quella celestiale creatura, con quanta dolcezza Federico deve aver colto quel tenero fiore, tanto da farli innamorare vicendevolmente alla follia.
Quando anche l’ultimo velo cadde, scoprendo quelle statuarie fattezze asperse sapientemente con essenze di fiori ed unguenti dalle fragranze inebrianti, che con immensa cura le sue ancelle come amorevoli madri avevano profuso sul suo corpo per prepararla a quel momento d’amore, Federico, che non si era mai prostrato d’innanzi a nessuno, quella notte s’inginocchiò davanti a quel marmoreo corpo di eterea fanciulla e come un amante geloso da quel momento in poi permetterà solo all’attonita luna di osservare.
Com’è notorio, Federico II non potè fare di Bianca Lancia un’Imperatrice, ma di sicuro ella divenne la regina dei suoi sogni. Lui la rese donna fra le sue forti braccia, ma prigioniera di un sogno che ben presto si sarebbe trasformato per lei in un incubo, perché la mente di un Imperatore, si sa, è una macchina da guerra che travolge ogni sentimento per la ragione di stato e così Federico II, pur non disamorandosi mai di Bianca Lancia, sposò per convenienza Isabella D’Inghilterra.
Alti rovi soffocarono da quel momento in poi il cammino della fragile fanciulla e prima ancora della morte fisica che sarebbe giunta dopo alcuni anni, ella si sentì recidere il cuore dal dolore.
Per la sposa bambina divenuta donna, moglie e madre troppo in fretta, ebbe inizio un calvario che l’avrebbe portata alla morte, avvenuta presumibilmente intorno all’anno 1246.
Federico, si sa, era un caparbio, un astuto, un genio, un vincente. Lo è stato in vita, figuriamoci se il suo spirito non avrebbe trovato la maniera per superare la soglia dell’aldilà e giungere fino ai nostri giorni a rievocarsi attraverso la mia penna, o sarebbe meglio dire, attraverso il mio cuore.
Ancora una volta la sua scelta cade su una donna. Le donne, creature da lui tanto amate e che lo hanno amato, esercitando sulla sua persona un grande potere. Sono state compendio della sua vita: madri, mogli amanti, consigliere. Di esse si è fidato più che di cento uomini, più che dei saggi di cui soleva circondarsi. E se le sue battaglie sono state vittoriose, in parte il merito è dei loro suggerimenti. Solo il suo argume poteva avergli rivelato una grande verità: che un cuore di donna innamorato non mente mai ed in virtù di ciò si fidò solo di loro.
Forse la sua grandezza deriva proprio dall’aver saputo riporre la sua vita di fragile uomo, nelle mani di donne straordinarie che hanno saputo guidarlo sull’altare della gloria, ma soprattutto verso nobili sentimenti, senza lasciarlo inaridire tra le pieghe di un oscuro periodo storico.
Federico II accanto alle sue amate, soprattutto fra le braccia di Bianca Lancia, ha sentito colmare i bassifondi del suo animo con quella purezza, con quella regale ingenuità, con quella nobiltà d’animo, che solo una pura fanciulla come lei poteva possedere.
Si è abbeverato a quell’amore come ad una sorgente zampillante di limpida acqua ed anche quando le vicissitudini lo hanno costretto lontano da lei, Federico II non ha mai più colmato quella sete di totale appagamento nello spirito e nel corpo e di fiera gelosia, che solo un uomo ancora innamorato può provare.
È per questo che mi piace credere che in qualche maniera lui sia venuto a cercarmi per farsi raccontare da me, passando attraverso la mia anima, con l’intento di riscattarsi attraverso le mie parole agli occhi di quella fanciulla morta per amore.
O forse è tornato per rapire anche il mio cuore?
Non so, di certo ancora una volta è ricorso ad un’astuzia, ad un racconto galeotto perché anch’io me ne innamorassi, restando rapita e affascinata da quell’intramontabile uomo carismatico a cui nessuna donna, ieri come oggi, ha mai resistito: “Federico II, l’uomo Imperatore”.

Maria Pagnotta (Agosto 2003)

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