Il busto nel Castello di Barletta
Federico II di Svevia o Giulio Cesare?
Nel corso di un incontro presso
la Libreria Laterza di Bari, in
via Sparano, il prof. Luigi Todisco (ordinario
di Archeologia classica nella facoltà
di Lettere dell’Università di Bari)
ha svolto una conferenza, organizzata
dal Centro Studi Normanno Svevi, ed
un dibattito moderato dal dott. Victor
Rivera Magos. Tema dell’incontro “Divi Iuli Cae(saris) im(ago). Da Giulio
Cesare a Federico II.”
Il prof. Todisco, che già molti anni
fa aveva scritto una monografia sullo
stesso tema, è tornato sull’argomento,
cominciando dall’epigrafe. Intanto, a
suo dire, quel ritratto è ascrivibile al
periodo rinascimentale e non medievale.
In secondo luogo, secondo il suo
parere, è assolutamente improbabile
l’ipotesi del reimpiego a busto di
una statua a tutto tondo medievale a
corpo interno vuoto, poiché le nudità
maschili di personaggi importanti
non è compatibile coi parametri artistici
dell’arte medievale. A sostegno
del suo convincimento, Todisco ha
mostrato all’auditorio le analogie fra
il busto di Barletta e quello di Giulio
Cesare conservato nel Museo di Berlino,
dove assai simili gli sembrano alcuni
elementi come il collo lungo e i
lineamenti fortemente somiglianti.
Tesi naturalmente in contrasto con
quella del prof. Adriano Brandi che nel
1953, analizzando il busto, e interpretando
l’epigrafe, espresse il cauto convincimento
che potesse appartenere
al personaggio di Federico II. A questa
linea interpretativa - secondo Todisco
- avrebbero contribuito le limitate conoscenze
del tempo nella produzione
scultorea del Duecento pugliese. Sulla
stessa linea interpretativa si mossero
però ben presto altri docenti di architettura
classica, come il tedesco Guido
von Kaschnitz-
Weinberg, e numerosi
altri, anzi,
la quasi totalità
dei biografi federiciani,
come
si può facilmente
constatare consultando
le circa
cento biografie
del sovrano svevo.
Nelle quali
due immagini
sono quasi
sempre presenti:
quella di Castel del Monte e quella del
busto di Federico conservato nel Castello
di Barletta. Versione confermata
anche ultimamente nel III volume della
enciclopedia Treccani coordinata
dal prof. Cosimo Damiano Fonseca,
anche se pure il noto studioso di Martina
Franca, nella didascalia, avverte
prudentemente: Presunto busto di
Federico II. Bastano le argomentazioni
del prof. Todisco a ribaltare una
chiave interpretativa così largamente
orientata invece verso Federico II?
È una tesi interpretativa, in ogni
caso, degna di rispetto, attesa al vaglio
di successivi eventuali contributi.
E comunque più ragionevolmente impostata
rispetto alla sferzante tesi sostenuta
dal giornalista Marco Brando
quando in un suo distruttivo pamphlet,
con sottile perfidia, argomentò sulla
dabbenaggine di quanti accreditano la
versione che assegnerebbe quell’identità
al sovrano svevo (cioè praticamente
la quasi totalità!). Abbiamo invece
apprezzato - in questa occasione - che
i toni dell’antica querelle si siano abbassati,
lasciando spazio ad una sia
pur peregrina interpretazione.
Renato Russo (marzo 2011)
Il Centro Studi Normanno-Svevi, diretto
da Raffaele Licinio, per i “mercoledì
con la Storia”, il 26 gennaio
2011, ha promosso a Bari una lezione
storica, condotta dal prof. Luigi Todisco,
sul Busto di Federico II conservato
nel Castello di Barletta.
Secondo la sua ipotesi interpretativa
quel busto non è l’Imperatore Svevo
ma un Giulio Cesare in quanto l’epigrafe,
spuria nella parte
centrale, sarebbe integrata
dal professore con DIVI
IULI CAESAR. Inoltre,
sostiene il professore, di
vedere una certa somiglianza
tra il busto del Puer
Apuliae con quello di Giulio
Cesare presso il museo
di Torino e con il Cesare
del museo di Berlino.
Senza pretese di essere
un accademico, ma come
semplice appassionato ricercatore
autodidatta, grazie
alle nuove tecnologie
che ci consentono rapidi
tuffi nel passato, cercando
sul Web, ho trovato, nel
metropolitan museo di New York,
un busto di Giulio Cesare con l’epigrafe
DIVI IULI CAESAR, inoltre
descrive, nella relazione, trattarsi di
un busto calcareo proveniente dalla
masseria Fasoli di Canosa di Puglia.
Ancora oggi recandosi nella masseria
Fasoli, sull’arco al centro, si
vede una base cubica dove era posizionato
il busto di Federico e ai due
lati due basi di dimensioni inferiori,
una certamente del Giulio Cesare ritrovato,
l’altro forse di Carlo Magno.
Ricordo che il professore in un suo libro
parlava di “Federico” e di “Marco
Aurelio”, mentre oggi lo indica come
Giulio Cesare. Secondo me il busto
nel Castello di Barletta, è quello di
Federico II, come d’altra parte generalmente
ritenuto da tutti gli studiosi
del mondo, anche se talvolta qualcuno
aggiunge prudentemente, alla
didascalia, “presunto” busto. Ma in
ogni caso a nessuno prima era venuto
in mente che fosse di Giulio Cesare.
In conclusione, secondo me, lo
Stupor mundi, nel trittico, è il DIVI
MAXI CAESAR, l’erede del Sacro
romano Impero.
Francesco Piazzolla
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