Riccio da Parma profeta in patria
Su Riccio da Parma, uno dei 13 cavalieri italiani che scesero in campo
contro altrettanti francesi quel fatidico 13 febbraio del 1503,
gli storici concordano quasi tutti sul nome e sulla provenienza.
Lo studioso Summonte propende più per il nome Pietro ed effettivamente
un valente uomo d’arme che sembra corrispondere al nostro cavaliere
si ritrova nei documenti di coloro che combatterono valorosamente a
Pescocostanzo.
In realtà altri studi hanno chiarito che Riccio si chiamava
Domenico de’ Marenghi e deve al padre la carriera e l’appellativo.
Infatti lo storico Scarabelli Zunti ricercando notizie e dati negli
archivi della città romagnola ha ricostruito l’albero
genealogico della famiglia. Il padre Cristoforo militò con Bartolomeo
Colleoni e Ludovico Sforza ed era meglio noto come Riccio di Soragna
(in provincia di Parma) o di Parma. Il giovane Domenico, nei primi
tempi si trova a combattere accanto al più noto ed esperto genitore
e presto conquista una certa nomea come “strenuo uomo”,
definizione che si ritrova in alcuni atti pubblici datati 1500 e 1501.
Il cavaliere dapprima è al soldo degli Sforza poi, dopo un breve
periodo trascorso a casa, parte per Roma per mettersi al servizio dei
potenti Colonna che avevano sposato la causa spagnola. Lo ritroviamo
agli ordini di Prospero proprio negli anni dell’aspra contesa
con i francesi che fa da sfondo all’episodio della Disfida di
Barletta. Durante la quale il prode cavaliere scese in campo mostrando
le sue insegne: stemma con croce d’argento e un piccolo riccio
nel mezzo, in campo azzurro.
Licenziate le truppe al soldo degli spagnoli, nel 1505 Riccio è nella
città natale; due anni dopo fa testamento, uno dei tanti che
chi era impegnato nel mestiere delle armi era solito redigere prima
di affrontare un’altra rischiosa impresa.
Nel 1521 Riccio si fa onore nel corso della difesa di Parma contro
i francesi e lo testimonia anche Francesco Guicciardini, all’epoca “governatore
speciale” della città assediata. In questo delicato frangente
si ritrova in un punto strategico, il bastione della Stradella, più volte
assaltato ma sempre difeso egregiamente. Per una singolare combinazione
Riccio ha accanto l’amico siciliano Francesco Salamone, con il
quale aveva assaporato e festeggiato il gusto della vittoria nella
famosa Disfida.
Il Consiglio degli Anziani di Parma e il governatore Guicciardini seppero
ricompensare i valorosi difensori e a Riccio venne dato un generoso
vitalizio. Purtroppo l’eroico cavaliere potette godere di questa
pensione molto poco perché con molta probabilità venne
stroncato dalla peste che mietè molte vittime nel 1523. La cittadinanza,
riconoscente, proclamò il lutto e, a proprie spese, provvide
agli onori funebri.
Riccio lasciava sette figli: Annibale, nato dal primo matrimonio con
Giovanna Pallavicino dei marchesi Pellegrino; Girolamo, avuto da Andriola
De Lucanis, sposata in seconde nozze e cinque femmine, alle quattro
ancora nubili, una speciale ordinanza comunale garantiva una dote di
cento lire imperiali.
Anche Parma, come Barletta, ha reso omaggio a questo suo cittadino
dedicandogli, il 23 agosto del 1882, una delle sue strade e nel 1888
un’epigrafe:
“
Soragna
ricorda con orgoglio
Domenico Di Pietro Riccio De Marenghi
detto Riccio da Parma
che illustrò questa terra
nella celebre Disfida di Barletta 13 febbraio 1503
fra i tredici campioni
che al cospetto di Francia e Spagna
vincitori alzarono il patriottico grido viva l’Italia”.
Marina Ruggiero (Settembre 2003)
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