La Disfida e il suo monumento
ad 80 anni dai famosi moti popolari
Barletta è universalmente (troppo?) ricordata come la Città
nella quale si svolse la famosissima Disfida e per questo
motivo vogliamo ragguagliarvi sugli avvenimenti che agli inizi dello
scorso secolo portarono alla ideazione prima e alla tribolatissima
costruzione poi del monumento per i tredici e la loro impresa.
L’idea è nata soprattutto perché, dopo otto anni dalle importantissime
manifestazioni e iniziative organizzate per il 500° anniversario
del fatto d’arme, sembra proprio che pian piano tutto stia
scivolando nell’oblio storico, vuoi perché si dà ragione al vecchio
detto popolare “passata la festa, gabbato lo santo” e vuoi perché
per motivi finanziari e politici (leggi restrizioni finanziarie per i Comuni
n.d.r.) le manifestazioni per rinverdire quell’importantissimo
scontro tra Italiani e Francesi sono diventate veramente povere per
non dire nulle.
Fra i tantissimi documenti conservati presso la sezione di Archivio
di Stato di Barletta che trattano la Disfida di Barletta e tutto
quello ad essa collegato, abbiamo pensato di “riportare alla luce”
gli accadimenti che portarono all’ideazione del monumento e alla
sua edificazione.
Lungi da noi equiparare quello che stiamo per riportare a quanto
scritto, in maniera a dir poco irripetibile, da don Peppuccio Damato
(atto di nascita n. 1641 del 1886 nasce DAMATO “senza apostrofo”
Giuseppe) nel suo libro del 1968 “I moti popolari di Barletta
per la contesa storica e per il monumento nazionale alla Disfida
3-10 novembre 1931”, al contrario vogliamo far conoscere come
nacque e si sviluppò l’idea di ricordare quei tredici eroi con un
monumento.
Bisogna tornare indietro di 145 anni per registrare le prime iniziative
serie relativamente alla erezione di un monumento per ricordare
la Disfida.
Fu infatti il sindaco Nicola Parrilli che il 15 marzo 1866, con
approvazione unanime ed entusiastica del consiglio comunale propose
la costruzione di un gruppo bronzeo. L’apposita commissione,
subito costituitasi, dette incarico, dopo aver visionato tutti i bozzetti inviati da ogni parte d’Italia, allo scultore romano Achille Stocchi
il quale, meno di un anno dopo, il 13 febbraio 1867 consegnò
l’opera Fieramosca abbatte La Motte al Comune di Barletta
e durante i festeggiamenti per l’avvenimento fu aperta una prima
sottoscrizione pubblica per il monumento.
I buoni propositi, come spesso accade, hanno vita corta ed infatti
nulla fu più fatto e dovettero passare altri 14 anni per registrare
un’ulteriore iniziativa e questa volta in occasione dell’inaugurazione
del monumento a Massimo d’Azeglio avvenuta il 7 ottobre
1880, il senatore Ottavio Serena faceva voto che “in Barletta venisse
elevato a gloria d’Italia e di Barletta e dei Tredici Campioni e
delle loro Città il Monumento Nazionale della Disfida”.
Altro colpo d’oblio durato 23 anni e poi improvviso risveglio il
13 febbraio 1903, allorquando l’ing. Giovanni Milano in occasione
del 400° anniversario della Disfida, ancora una volta propose di costruire
il monumento. Anche per l’amministrazione Milano il tutto
durò pochissimo e partorì la lapide commemorativa che fu posta
sulla parete laterale della Chiesa del Santo Sepolcro.
Ci volle un ulteriore quarto di secolo per riprendere il discorso
interrotto sul monumento.
L’occasione la colse, il 13 febbraio 1928, il Commissario Prefettizio
cav. Vincenzo Gallo il quale durante i festeggiamenti riformulò
“il voto per erigere l’atteso monumento”.
Tra i primi ad accogliere l’invito il sig. Giovanni Papeo che
inviava al Commissario Prefettizio dott. Vito Lattanzio, una lettera con la quale comunicava di aver dato inizio ad una raccolta fondi a
favore della costruzione di un Monumento Nazionale alla Disfida.
Nella sua missiva il Papeo spiegava che “… Dopo quattro secoli,
sotto il maglio potente del primo cittadino di Barletta, sorse e dilagò
sfolgorante, superbamente bella, l’idea di far sorgere a Barletta
un monumento ai tredici della Disfida. Per cominciare a fare opera
fattiva le compiego qui in seno un assegno del Banco di Roma di L.
208,20; detta somma rappresenta L.100 per mio concorso volontario
e L. 128,20 dei miei dipendenti per il medesimo scopo. Essi con
entusiasmo hanno rilasciato nelle mie mani, la paga di una giornata
di lavoro. Sono certo che il gesto di questi troverà eco e consenso fra
tutti gli altri colleghi alla dipendenza di altre ditte, che per un fine
così alto dovranno anch’essi seguire l’esempio ”.
Diffusa e intensa propaganda fu anche fatta a mezzo stampa,
con articoli sui quotidiani “Il Giornale di Sicilia”, “La Gazzetta del
Lunedì”, “Il Resto del Carlino”, “Il Popolo di Roma”, “Lo Stato”,
“Il Lavoro d’Italia”, “Il Popolo d’Italia” e “L’Ora di Palermo”.
La nobile gara che ne seguì fu veramente commovente e i primi
contributi, oltre a quello del Papeo, giunsero da Angela Barracchia
L. 10, Pasquale Leporace a nome del corpo insegnante del Regio
Ginnasio e Liceo Pareggiato L. 150, Lazzaro Ruggiero Gentile L.
100, Gioacchino Delcarmine L. 10,50 oltre a L. 8.972 ricavato della
vendita di marche Pro Monumento.
Risposero anche, con spontaneo entusiasmo, mettendosi a disposizione
del Comitato promotore, i Podestà di Soragna (Parma),
patria di Domenico Marenghi da Soragna erroneamente detto Riccio
da Parma, di Troia, di Gennazzano (Roma) e l’Associazione
Pugliese con sede in Milano.
Toccanti oltre che sentiti furono gli articoli pubblicati dalle
più importanti testate giornalistiche nazionali. Tra i tanti vogliamo
segnalare quello inviato da Leonardo Spadavecchia e pubblicato
dal quotidiano “L’Ora di Palermo” il 27 agosto 1929 “…Nell’albo
aureo della Storia d’Italia, la Fedelissima, è consacrata cometa
sede della prima affermazione del sentimento di italianità perché in
queste gloriose contrade tredici prodi d’ogni pare d’Italia nel 1503 vendicavano per la prima volta colle armi e colla vittoria l’onore
della Nazione offesa dall’insulto straniero e degni discendenti di
Roma, col loro ardimento imponevano la nostra Patria all’ammirazione
e al rispetto delle Nazioni. A quei tredici generosi la Città
della Disfida fiduciosa attende che il Governo del Duce Magnifico
voglia erigere un Monumento grandioso”.
Per gestire questa lodevole iniziativa alle ore 18,30 del 22 gennaio
1930 nella sede del Fascio di Combattimento sito al corso Vittorio
Emanuele si costituì il Comitato per il Monumento della Sfida.
Presidente fu eletto il Commissario Prefettizio del Comune di Barletta;
membri onorari i Podestà dei Comuni patria dei 13 Campioni
della Sfida; membri effettivi Grand’Ufficiale Arcangelo Cafiero,
cav. Giuseppe Girondi, notaio Tommaso Severini, generale Francesco
Maria Torre, cav. Pietro Reichlin e il dott Vito Lattanzio. Dopo
l’elezione del Comitato lo stesso deliberò le priorità da perseguire “… 1° Costruzione ed istallazione di due antenne della Vittoria a
ridosso del Monumento ai Caduti, sulle quali verrebbero issate nelle
grandi ricorrenze i gonfaloni della Città di Barletta; 2° Costruzione
di un Monumentino nella Piazzetta della Sfida, giusta disegno del
prof. Vincenzo De Stefano e progetto dell’Ing. Boccassini, facendo
fronte alle spese prelevandole dal fondo per il Monumento alla Sfida;
3° Accentrare a detto Comitato tutte le attività e festeggiamenti
cittadini atte ad incrementare il fondo per il Monumento della Sfida
che sorgerà in Piazza Roma devolvendo il ricavato netto per 2/3 al
Monumento della Sfida e 1/3 per beneficenza ed assistenza ad organizzazioni
di guerra e cittadine”.
Dopo l’ennesima partenza da velocista, l’iniziativa perse via via
smalto e potenza, vuoi anche per gli ostacoli insormontabili posti,
sul percorso già di per sé tortuoso che portava alla realizzazione del
monumento, da importanti personaggi politici baresi i quali pensarono
bene di proporre, loro, la costruzione di un monumento da
porre nel capoluogo.
Questo smacco portò ai moti popolari del 3 novembre 1931,
riportati nel suo libro da Don Peppuccio Damato, causa scatenante
del tramonto di un sogno chiamato “Monumento alla Disfida”.
Michele Grimaldi (Settembre 2011)
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