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CI SCRIVE LA SIGNORA LEONTINE DE NITTIS
A CONSUNTIVO DELLA MOSTRA SU SUO MARITO

Caro direttore,
tanti, ma tanti anni fa, nel lontano 1912, sentendo ormai prossima la fine, interpretando la volontà di mio marito Peppino, disposi che tutte le sue opere in mio possesso (171 fra tele, acquerelli e stampe) fossero donate alla città di Barletta, cosa che puntualmente avvenne l’anno dopo. Per diversi anni quelle opere non poterono essere esposte al pubblico per mancanza di spazio nel foyer del teatro Curci, dove peraltro ogni tanto, in occasioni speciali, ne veniva esibita qualcuna.
Finché, dopo tre lustri, esattamente nel 1929, il Comune dispose che la raccolta fosse trasferita a palazzo San Domenico, dove ordinò l’esposizione in una mostra permanente. Ma qui, purtroppo, col trascorrere del tempo, le pessime condizioni dell’edificio esposero la quadreria a rischio di irreparabili danni, per cui l’Amministrazione del tempo (siamo sul finire degli anni Ottanta) decise di trasferire l’intera Pinacoteca presso Palazzo della Marra. Poiché però anche quell’immobile aveva bisogno di manutenzione, il Comune dispose che frattanto i preziosi quadri fossero “momentaneamente” trasferiti presso il Castello.
E invece passarono gli anni, finché finalmente - appena un anno fa - giunse il momento tanto atteso del trasferimento definitivo dalle sale del Castello a Palazzo della Marra. Ma quale non fu la mia sorpresa quando seppi che anziché esporli tutti, gli organizzatori avrebbero occupato solo uno spazio della mostra, mentre l’altra metà sarebbe stata riservata a James Tissot, un pittore francese vissuto nella seconda metà dell’Ottocento.
Che questi gemellaggi si facciano, non mi scandalizza, si facevano anche ai miei tempi… ma con pittori di pari livello, e certo in ogni caso non in occasione dello storico trasferimento della Pinacoteca denittissiana, con l’aggravante che l’esposizione dei suoi quadri sarebbe stata limitata solo a una parte della collezione!

Neppure un segnalibro
Mal volentieri ho dunque accolto questa novità, ma mi ero almeno illusa che fosse il De Nittis a dar luce e visibilità all’ospite francese, mentre sono restata francamente sbigottita e incredula quando sull’invito dell’inaugurazione della Pinacoteca presso Palazzo della Marra ho visto riprodotto un quadro del Tissot! Ma non era finita, perché andando alla cerimonia inaugurale della mostra, per strada ho intravisto, sui muri dei manifesti recanti un quadro del Tissot e fra due balconi di corso Garibaldi, uno striscione riproducente ancora un quadro dello stesso autore. Lo stupore si è mutato in amarezza quando, recatami all’ingresso del palazzo, il mio sguardo è stato attirato da un altissimo e vistosissimo pannello riproducente una gigantografia del Tissot. Entrando, poi, nell’atrio, approcciandomi al book shop, lo sconcerto si è mutato in sdegno quando ho visto il catalogo della mostra celebrativa della riapertura della Pinacoteca De Nittis…, illustrata da una copertina riproducente sempre lo stesso quadro del Tissot. Per non parlare dei numerosi gadget tutti ispirati al pittore francese e nessuno al nostro De Nittis.
Ma come! A quasi un secolo dalla mia donazione giunge il momento tanto atteso della sistemazione definitiva della Pinacoteca denittissiana, e il Comune di Barletta partecipa l’evento al mondo con la deplorevole ostentazione di una visibilità provocatoria solo a beneficio dell’artista ospite della mostra? Sono restata sinceramente delusa e amareggiata.
Così come quando, qualche giorno fa, per rinfrancarmi da questo depresso stato d’animo, recatami in biblioteca dove il De Nittis è gratificato di una sterminata bibliografia (oltre 800 titoli), proprio alla reception sono stata accolta ancora una volta da un grande manifesto recante una pittura tissottina!
Potete immaginare il mio avvilimento, ma lo sconforto doveva di lì a poco lasciare spazio ad uno stupore indignato quando, recandomi in un noto ristorante del centro, mi sono accorta, con infinita tristezza, che sui tavolini e su un enorme cassettone all’ingresso a centinaia germinavano depliant, pieghevoli e cartoline sempre dell’ineffabile Tissot; e il proprietario, al quale ne ho chiesto la ragione, stringendosi nelle spalle, mi ha risposto che recatosi presso la mostra, gli avevano offerto solo materiale pubblicitario del Tissot perché su De Nittis non era stato predisposto assolutamente nulla, neppure un segnalibro. Ci sono restata veramente male.
Oggi, a consuntivo della mostra, gli organizzatori menano vanto di quarantamila visitatori. E voi credete veramente che siano andati perché attratti dal Tissot? Io capisco che si facciano certe operazioni investitive di ripescaggio di artisti poco noti, ma farlo proprio in danno della figura di De Nittis, in occasione della storica sistemazione definitiva della Pinacoteca a lui intestata presso Palazzo della Marra, credo sia stato veramente deplorable.
Ve li immaginate i testi di storia quando, fra cento anni ricorderanno, questo memorabile evento, riproducente solo quadri del Tissot? Consuntivo dell’operazione? A me non pare che De Nittis ci abbia guadagnato qualcosa, mentre si è trattato di portare in porto un’operazione di valorizzazione del Tissot ai fini della lievitazione della sua quotazione commerciale. L’intensa propaganda della sua immagine e della sua produzione artistica è stata talmente veemente, che non sono pochi coloro che hanno finito col convincersi della superiorità dell’artista francese su quello italiano. Aggravata dalla diffusione mediatica della iper valutazione, tanto che qualche giorno fa, il pomeriggio del 17 agosto, il notiziario di Rai Tre, per bocca di un vostro autorevole commentatore barlettano, si è spinto ad affermare: Certo Tissot era più noto del De Nittis, ma forse il De Nittis era più bravo! Giudizio che ha fatto rabbrividire Vittorio Sgarbi, in visita presso la mostra, che si è chiesto allibito come si potesse confondere un abile riproduttore di immagini (per quanto raffinato) con un grande artista, il più grande impressionista italiano ed uno dei più grandi in Europa!
E no, caro cronista, devo proprio smentirti. C’era effettivamente a Parigi, ai tempi di mio marito, un pittore, ma era solo un provetto illustratore di cartoline, tant’è che quando fu inventata la fotografia, non facendo più affari, fu costretto a emigrare a Londra, dove si perfezionò nell’arte incisoria, che lo rilanciò. Che a Londra poi gli abbiano presentato De Nittis in occasione di una mostra, può anche essere, ma non ricordo che siano mai stati amici!
Più noto del mio Peppino? Via, non scherziamo. E che a dirlo sia un barlettano, mi ferisce profondamente. Ricordo, al disinformato cronista, che quando il Tissot sbarcava il lunario lungo il Tamigi, De Nittis vinceva il Gran Premio Internazionale all’Esposizione Universale di Parigi, che gli meritava la Legion d’Onore dall’imperatore Napoleone III.

L’ultima impudenza. La conferenza stampa alla Regione
Qualcuno, per temperare le asprezze della polemica, ha benevolmente parlato di buona fede. Mi consenta di non condividere questa interpretazione “buonista”. La circostanza è confermata dall’ultimo atto che ha concluso la mostra, cioè il suo consuntivo commentato nella sala stampa della Presidenza della Giunta Regionale, nel corso della quale l’organizzatrice si è ben guardata dal perseverare nella ostentazione della visibilità del Tissot, come aveva invece fatto a Barletta per cinque mesi, perché lì invece le autorità regionali hanno commentato solo l’arte del De Nittis, lasciando al Tissot solo poche marginali parole di circostanza. Pensate, per cinque mesi ho dovuto subire l’invadente visibilità del Tissot, e poi d’incanto, all’ultimo atto, tutti a riscoprire l’importanza del grande pittore barlettano!!
E sì, perché durante questa conferenza stampa, per quanto possa risultare incredibile alla luce delle cose anzidette, si è parlato soltanto di Giuseppe De Nittis.
Ha esordito il sindaco Maffei: È stata un’iniziativa superlativa, quella della promozione turistico culturale del nostro grande pittore conterraneo, ottenuta grazie alla efficiente collaborazione tra più soggetti, pubblici e privati e alla straordinaria bravura delle organizzatrici. Mi consenta, signor sindaco, di non condividere del tutto i suoi esagerati apprezzamenti verso le solerti organizzatrici della mostra, artefici invece - e chi potrebbe negarlo - di una deliberata iconoclastia in danno di mio marito Giuseppe.
Poi è venuto il turno del presidente Vendola, che non ha avuto parole che per De Nittis, del quale ha ricordato l’incancellabile emozione che gli ha procurato l’ammirata vista della “Colazione in giardino”. Ha quindi aggiunto: un vero ambasciatore della nostra terra che giustamente meritava l’attenzione particolare che questa mostra gli ha riservato; e finalmente, dopo un lungo periodo di attesa, i suoi conterranei possono accogliere il testamento artistico di De Nittis in un luogo degno della sua eccellenza artistica ed io, come Presidente della Regione, non posso che esserne orgoglioso…
Anche la Godelli, assessore regionale alla cultura, è intervenuta nello scontato presupposto che grande protagonista della mostra fosse stato il nostro De Nittis. Essa infatti ha così esordito: De Nittis incanta e chiede al frettoloso visitatore di rallentare la sua corsa, mentre induce alla pensosità ed al sorriso. Ha poi proseguito: De Nittis in Francia, nella grande metropoli europea, la sua grande vivacità culturale, la necessità di confrontarsi con la realtà fuori dagli schemi, un’avventura - la sua - che rompeva con il provincialismo e immetteva nelle sue tele la vita pulsante delle grandi capitali europee (…). Abbiamo vissuto questo evento in un’ottica di riparazione sia verso il pittore che verso la popolazione pugliese alla quale fin qui era stato impedito di accedere a questo mirabile poeta della luce. Ci pare una sfida vinta.
Una sfida vinta? Lasciamone la valutazione finale al commento della principale curatrice della mostra, Emanuela Angiuli, la quale ha presentato il gran ritorno di De Nittis del quale sembrerebbe attribuirsene il merito, forse perché sostenuto dal suo “sodale” Tissot. Così almeno mi è parso di interpretare le sue parole. Rileggiamole insieme da un resoconto giornalistico: Negli ultimi vent’anni la Puglia non aveva dato alcuna importanza al genio di De Nittis. Finché questa mostra, che lo ha avvicinato a un suo sodale, James Tissot, non ce lo ha restituito cittadino del mondo (resoconto della Gazzetta del Mezzogiorno, 22 luglio, in pagina nazionale, firmato da M. G. Rongo). Del resto, se abbiamo interpretato bene le sue espressioni, la signora è stata coerente con il suo più profondo e perseverante convincimento, confermato da un battage pubblicitario più eloquente di qualsiasi discorso.

Ombre sul futuro della Pinacoteca
E sul futuro della Pinacoteca De Nittis? M’è sembrato di capire, dalle valutazioni della signora Angiuli, ch’essa proporrà l’esposizione di una sola parte dei suoi quadri, forse appena un terzo della Collezione, utilizzando solo un piano del grande palazzo, mentre le altre tele verrebbero esposte a rotazione. Se così fosse, ne sarei profondamente delusa.
Tornassi indietro, mi creda, non so se rifarei la scelta di questa donazione.
Cordiali saluti

(settembre 2006)

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