UNA CODA LUNGA 10.000 VISITATORI
PER VEDERE DE NITTIS E TISSOT
Barletta e barlettani tuttavia tagliati del tutto
fuori dall’iniziativa
culturale… questa e molte altre le considerazioni che ci amareggiano
e ci inducono ad auspicare un ritorno alla valorizzazione delle nostre
risorse culturali
Grande successo di pubblico sta riscuotendo la mostra “De
Nittis e Tissot, pittori della vita moderna”, a cura di Emanuela
Angiuli e Katy Spurrell, organizzata dalla società Arthemisia
di Milano col concorso del Comune di Barletta e della Regione Puglia,
il patrocinio della Provincia, della Camera di Commercio e il sostegno
della Cassa di Risparmio di Puglia. Successo che per un verso ci
inorgoglisce, ma per altro verso rende ancora più amare le
nostre riflessioni che hanno trovato pressocché unanimi riscontri,
nel corso di un incontro con le principali associazioni culturali
cittadine. Considerazioni che ci hanno indotto a chiedere un incontro
con i candidati sindaci, per rimarcare questa anomalia, di una città che
pur essendo ricchissima di associazioni e di iniziative culturali,
e di personalità culturalmente preparate, si vede del tutto
ignorata ed estromessa. Con l’aggravante che altri, per noi,
stanno continuando a decidere le prossime scelte culturali cittadine,
come - per esempio - quella relativa al modo di organizzare, nel
castello, il Museo Civico, con strumentazioni e modalità tecnologicamente
avanzate, ma a parer nostro, molto opinabili, perché dirette
ad una valorizzazione prevalentemente virtuale dei reperti museali.
La miglior visibilità a Tissot
Ma tornando alla mostra, mi viene spontaneo di chiedere alla signora
Angiuli, quale mai ritiene che potrebbe essere la reazione della
vedova De Nittis, alla constatazione che la collezione dei quadri
da lei donati alla città di Barletta, 94 anni or sono, è stata
inaugurata insieme ad un altro pittore, e per colmo di impudenza,
con la esclusiva preferenza dell’immagine di simbolo della
mostra dedicata al pittore francese! Tutti, dico veramente tutti,
hanno mostrato di non aver gradito (per usare un’espressione
eufemisticamente benevola), questa ridondante visibilità del
Tissot in danno del De Nittis: negli inviti, nello striscione sul
palazzo, sui manifesti murali, persino nel Catalogo della mostra!
E a proposito di questo Catalogo, con tanto di presentazione della
signora Angiuli, ma come si fa ad autorizzare la riproduzione di
quadri del De Nittis cromaticamente alterati?
E non vi sembra poi una ipocrisia bella e buona quella di mostrare
apprezzamento per la donazione della signora Leontine Gruvelle, ignorandola
poi in tutto il percorso della mostra? Dimenticanza non meno grave
dell’altra, cioè quella di aver pervicacemente e deliberatamente
ignorato il 160° anniversario della nascita dell’artista
barlettano.
In definitiva noi sosteniamo quello che abbiamo sentito più volte
ripetere da un gran numero di esperti di arte, ma anche di comuni
cittadini: qui non si vuole criticare l’eventualità di
accostamento tra due pittori, il nostro con un altro suo collega
coevo. Il fatto grave che si vuole invece stigmatizzare è che
non doveva avvenire proprio in occasione dello storico trasferimento,
dopo quasi cento anni, dei quadri del De Nittis, i quali peraltro
dovevano - come prima uscita - essere tutti esposti.
Un’ultima amara riflessione che rende improbabile qualsiasi
forma di confronto con gli organizzatori. Per quanto ne sappiamo,
di fronte all’alluvionale colluvie di critiche, non ci sembra
di aver raccolto il benché minimo ripensamento da parte dei
nostri interlocutori, pervicacia che francamente ci preoccupa per
le imminenti scelte culturali cittadine.
Renato Russo (aprile 2006)
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