DE NITTIS E TISSOT, PITTORI
DELLA VITA MODERNA
Rimarrà aperta fino al 2 luglio prossimo la mostra dedicata
al nostro Giuseppe De Nittis e a Jacques-James Tissot, emblematici
pittori di un’epoca
Finalmente Peppino è tornato a casa pensavo
mentre percorrevo l’itinerario della mostra “De Nittis
e Tissot. Pittori della vita moderna”, curata da Emanuela
Angiuli e Katy Spurrell e inaugurata l’11 marzo scorso a Palazzo della
Marra, restituito alla città di Barletta dopo un lunghissimo
periodo di restauro.
L’antico palazzo, in stile barocco modellato nel carparo, la
tenera e luminosa pietra leccese, e i quadri del nostro De Nittis,
si presentano agli occhi del visitatore proprio come un tutt’uno,
in un rimescolìo di luci e di linee morbide che s’inseguono
e si abbracciano in un dialogo muto fra arte ed arti, fra pennelli
e tavolozze da studio e colori di cielo e di mare che s’intravedono
dalle deliziose loggette.
Palazzo della Marra sarà, dunque, la nuova e definitiva sede
della Pinacoteca Comunale e della ricca e prestigiosa collezione che
Leontine, vedova del pittore, lasciò in dono alla città di
Barletta.
La mostra
La mostra, allestita fino al 2 luglio prossimo, rappresenta dunque
l’inaugurazione di una vita nuova per le opere del barlettano-parigino
e un biglietto da visita di sapore internazionale, nell’ottica
di un rinnovato interesse nei confronti di quella particolarissima
pittura che fotografava una società in rapida evoluzione, senza
trascurare un indotto economico per la città di Barletta, che
potrebbe diventare significativo.
L’impianto, diremmo anzi “l’ideologia” della
mostra - molto interessante seppure non totalmente inedito - determina
un dialogo continuo fra due artisti che furono anche amici, che condivisero
luoghi e persone (nel dipinto Hush! (The concert) di Tissot, del 1873,
l’artista francese ritrae anche De Nittis fra i personaggi che
affollano il salotto borghese), che ebbero in comune anche il successo
e l’agiatezza, che amarono una donna e ne fecero la loro modella
preferita.
Il titolo della mostra prende spunto da un saggio critico di Charles
Baudelaire, “Le peintre de la vie moderne”, pubblicato
a Parigi nel 1863, nel quale sono teorizzate la nuova estetica e la
modernità proprie del mondo borghese, e che i nostri protagonisti
seppero fare proprie e raccontare con efficacia sulla tela.
Pregevole il lavoro delle curatrici, la scelta di alcuni capolavori
di De Nittis e delle opere più belle e significative di Tissot,
la creazione di una chiave di lettura “letteraria”, come
ha spiegato Emanuela Angiuli, per presentare sia l’artista barlettano
che, giunto a Parigi - vivace e ricca di inquietudini sociali e culturali
- seppe cogliere “la modernità, il fuggevole, il cambiamento”,
quasi come “uno scatto fotografico”, sia il francese naturalizzato
londinese (che cambiò il nome da Jacques in James), “attraverso
le storie letterarie parallele tramite cui De Nittis e Tissot ci parlano
e che portano ai loro mondi femminili”, prospettati per mezzo
di una lettura sinottica delle loro donne, le loro modelle preferite,
ritratte a più voci e in più chiavi di lettura. Parigi
e Londra, dunque, non solo come due importanti capitali europee, culla
del passato e delle prospettive future, ma anche come paralleli lungo
i quali scorre una parte di vita dei due artisti, che furono insieme
sia a Londra che a Parigi, impregnati di spirito cosmopolita e aperti
alle curiosità di mondi e paesaggi contigui e diversissimi.
Peppino in particolare, secondo il racconto di Edmond de Goncourt,
spesso trasferiva in cucina il suo sanguigno amore per la Puglia e
il suo apprezzamento per il mondo, imbastendo pranzetti per gli amici
a base di maccheroni al pomodoro, crêpes e pudding.
Le cinque sezioni
La mostra si articola in cinque sezioni tematiche, comprendenti 82
opere di De Nittis (oli, pastelli e incisioni, per la maggior parte
provenienti dalla collezione barlettana, ma anche da musei e collezioni
private italiane e francesi) e 50 fra oli e incisioni di Tissot, esposti
per la prima volta in Italia e prestati da importanti musei europei,
tra cui la Tate Gallery di Londra e il Musee d’Orsay di Parigi.
La prima sezione è dedicata a “Le città della vita
moderna, Parigi e Londra” con i dipinti che fotografano il cambiamento,
che in quelle città stava avvenendo rapidamente in seguito alla
seconda industrializzazione e all’ascesa dei valori, dei costumi
e delle abitudini borghesi. E così abbiamo, fra le opere di
De Nittis, Nubi su Westminster, Westminster Bridge, Passeggiata
in carrozza, il piccolo e delizioso La parfumerie Violet, lo straordinario
Alle corse di Auteuil - sulla seggiola, il suggestivo olio Effetto
di neve; tra quelle di Tissot le incisioni Le Portique de
la Galerie Nationale à Londres, Trafalgar Tavern e L’Auberge des
Trois Corbeaux, l’olio The Captain’s Daughter. La sezione è illustrata
anche de gigantografie di foto d’epoca delle due città,
che danno un sapore ottocentesco e introducono a “Modi
e mode della nuova borghesia urbana” la seconda sezione, dove abbiamo
alcuni capolavori di De Nittis, fra cui Figura di Donna, Passeggiata
invernale, Donna con veletta, Ritratto della signora De Nittis (definito
da Edmond de Goncourt “la più bella sinfonia in bianco”),
che dialogano con Portrait, L’Eté, Le Journal, Le dimanche
matin di Tissot.
Le grandi città e il loro nuovo, frizzante movimento, sono colte
da entrambi gli artisti attraverso il ritratto istantaneo di gesti
e atteggiamenti delle persone nei luoghi deputati alla socialità,
lungo i viali e i boulevard come davanti alle vetrine delle profumerie.
De Nittis eterna quei piccoli mondi che vivrebbero un attimo, pennellando
con leggerezza ogni movenza, ogni punto di luce e il suo contraltare
d’ombra, descrivendo gli abiti e tutti i dettagli composti dagli
accessori femminili, i cappelli, le mantelle, le acconciature, restituendoci
in tal modo un affresco ben più ampio di quella modernità,
che prevedeva abiti e accessori per ogni ora della giornata e per ogni
occasione, frutto dell’impulso ricevuto dall’industria
tessile. Tissot, definito “peintre-couturier”, pittore
sarto, addirittura allestisce nel suo atelier un ricco e completo guardaroba
che fa indossare alle sue modelle e che esporta anche a Londra.
La terza sezione racconta “Les Soirées” dei teatri,
dei concerti, dei salotti, dei ricevimenti della ricca borghesia, con
le donne protagoniste assolute e sacerdotesse, insieme ai loro abiti,
dei riti della mondanità. Riprese ancora una volta in toilettes
splendide, ricche e preziose, con ampi décolletés e le
braccia nude, come richiede la moda, mentre gli scenari si vestono
di trionfi di luce che mettono in risalto la loro sinuosità e,
ancora una volta, le consuetudini di quel mondo borghese che detta
anche le regole del bon ton. Come nel divertente e appena sarcastico
Too Early di Tissot, in cui la famiglia del parvenu arriva troppo presto
al ricevimento, creando imbarazzo nei padroni di casa e senso dello
sberleffo nella servitù. Le bal, L’Ambitieuse, La plus
jolie femme de Paris sono altrettanti esempi della poetica pittorica
di Tissot, mentre per De Nittis campeggia, prepotentemente bello, Il
salotto della principessa Matilde.
I momenti più intimi, quelli della vita quotidiana, sono descritti
nella sezione degli “Interni borghesi”, dove troviamo spesso
giovani donne e bambini. Di De Nittis abbiamo, fra le altre, Perla
e conchiglia, Riposo, Giornata d’inverno, Natura morta con fiori,
La signora De Nittis con il figlio. Quasi sempre gli interni sono quelli
della casa di Giuseppe e Leontine, nei momenti di intimità più pregnanti,
nei quali sembra svolgersi un dialogo muto fra i tre protagonisti,
con Leontine sobria ed elegante. Fra le tele di Tissot, Mrs Chapple,
Gill and two of her children e Le matin Sydney Milner Gibson.
Nell’ultima sezione, intitolata “All’aperto”,
più che nelle altre ci si imbatte nelle due donne amate dagli
artisti, Leontine e Catherine, ritratte con bambini e amici, per esempio,
in Signora con gattino nero, Colazione in giardino, Signora in
giardino per De Nittis e in The garden party, Hiver,
Le Banc de Jardin, Le mon jardin à St. Johns Wood per Tissot. Sull’amaca di De Nittis,
con il contraltare di Tissot L’amaca, chiude la mostra, sia fisicamente
che idealmente, perché qualche giorno dopo aver completato quel
quadro, De Nittis morirà improvvisamente, a soli trentotto anni.
I partner
La mostra è stata voluta dall’Amministrazione Comunale
di Barletta, ha ricevuto il patrocinio dell’Assessorato al Turismo
della Regione Puglia, il contributo della Provincia e della Camera
di Commercio di Bari e della Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia,
il sostegno di Slimservice. È prodotta e organizzata da Arthemisia
ed è accompagnata dal Catalogo Skira.
Conclusione
Onore al merito a tutti i soggetti che questa mostra l’hanno
voluta e organizzata, dagli enti alle brave ed esperte curatrici, all’organizzazione
esterna ed interna (il personale preposto del Comune di Barletta). È bello
rivedere i quadri dell’amatissimo De Nittis sotto un’altra
luce, sia in senso metaforico che letterale, dal momento che l’illuminazione è totalmente
indovinata, e ha riportato a nuovo splendore le tele e i pastelli che
già da molti anni era possibile ammirare al Castello, grazie
a una volontà politica e gestionale che fortemente aveva voluto
prima, e attuato poi, l’esposizione dell’eredità della
vedova De Nittis. Certo, non curata da personale altamente professionalizzato
e specializzato, presentata in un allestimento diverso, provvisorio
e, si ritiene, meno valorizzante rispetto a quello che sarà l’allestimento
della nuova Pinacoteca Comunale, ma con un’operazione altrettanto
meritoria, che ha tolto le tele dai depositi e dall’incuria.
Si sa di un interesse concreto di alcune istituzioni e musei europei
e non solo per ospitare questa mostra e il nostro, e questo fa sperare
che l’operazione attuale, varata anche con ingenti fondi pubblici,
dia i risultati sperati in termini di ricaduta turistica ed economica,
come ritiene il commissario prefettizio Antonio Nunziante.
E se le mostre non “tirano” più, secondo un’inchiesta
pubblicata sul quotidiano Repubblica del 17 marzo scorso, non è onesto
nascondersi le difficoltà di convogliare flussi turistici imponenti
a Barletta - dove non esiste ancora una politica dei “pacchetti” -
la penuria di punti di accoglienza e perfino di parcheggio, insieme
a una certa disattenzione notata in avvio della mostra, come i disagi
creati a una circolazione stradale già difficile, la mancanza
di segnaletica adeguata, il ritardo con cui sono stati affissi i manifesti
della mostra, le dimenticanze inspiegabili nel coinvolgere, anche tramite
un semplice invito, molta parte della città di Barletta. Che è giusto
si avvalga delle migliori professionalità disponibili sul mercato,
ma che non vuole e non ha interesse ad essere colonizzata, alla quale
si deve, non va dimenticato, rispetto e attenzione. Che, forse, sono
un po’ mancati anche a seguito di una caduta “sciovinista”,
tipicamente francese e, perciò, importata, che ha prodotto il
risultato paradossale di adottare, come leit motiv della mostra, del
catalogo e di tutto il materiale promozionale, il quadro Too Early di Tissot, senza pensare di affiancare un De Nittis in posizione sinottica.
E questo, almeno per questa mostra, è un dato non modificabile.
Carmen Palmiotta (marzo 2006)
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