De Nittis impressionista italiano
Da non perdere la mostra allestita a Roma presso
il Chiostro del Bramante fino al 27 febbraio 2005
Ho seguito con attenzione il lancio mediatico della mostra dedicata
al nostro concittadino Giuseppe De Nittis, realizzata a Roma presso
il Chiostro del Bramante in Via della Pace, e appena avuta la possibilità,
sono corsa a visitarla, curiosa di vedere come fosse stata allestita
e concepita questa mostra che, per la prima volta, espone quasi
duecento tra dipinti e opere su carta dell’artista barlettano
e mette in evidenza il contributo dato dal De Nittis all’impressionismo.
Le opere presenti provengono per la maggior parte dal Museo Pinacoteca
di Barletta ma anche da importanti musei italiani ed esteri e da
collezioni private. Proprio alcune di queste mancavano dalla scena
espositiva da anni, in un caso “La strada da Napoli a Brindisi” ben
90, e sono state ripresentate al pubblico dopo varie e accurate
ricerche del curatore della mostra, Renato Miracco.
Il motivo che mi ha incuriosita e spinta ad andare a Roma, insieme
ad alcuni amici estimatori del nostro illustre concittadino, è stato
la voglia di ammirare le opere di Giuseppe De Nittis sparse in
tutto il mondo che hanno contribuito a render noto il nostro artista
barlettano e confrontarle con quelle, che ben conosciamo, che Léontine
Gruvelle, in un moto di attaccamento alla terra nativa del marito,
donò alla nostra Pinacoteca.
L’ansia di trovare parcheggio nel centro di Roma a mezzogiorno
e di imboccare la strada giusta senza perdere tempo per il Chiostro
del Bramante, viene ripagata quasi subito dalla visione della facciata
di una chiesa e alla sua sinistra di un piccolo accesso accanto
al quale campeggia la riproduzione della “Colazione in giardino”.
Siamo finalmente arrivati.
È
martedì, e usufruiamo di uno sconto sul biglietto d’ingresso,
non perché siamo barlettani, ma perché è previsto
così. Dalla biglietteria passiamo, attraverso una piccola
porta, al Chiostro del Bramante e ancora una piccola porta a vetri
ci introduce nelle sale espositive. Dall’esterno già si
scorge una gigantografia dell’“Autoritratto” di
De Nittis che ci attira inesorabilmente e ci invita ad entrare.
Spiegazioni in italiano e in inglese ci introducono all’esposizione
e un elegante signore di mezza età, deputato al controllo
dei biglietti, sembra voglia fare gli onori di casa al pari di
De Nittis. Sempre discreto Giuseppe De Nittis in vita, anche la
mostra si apre in maniera discreta, quasi silenziosa, è come
se non volesse attirare l’attenzione neanche la sede espositiva,
piccole porte, piccoli passaggi che aprono poi visioni sconfinate
ad ogni passaggio di sala.
Ed eccoci di fronte ai primi dipinti, la mostra è articolata
in sezioni, un po’ come l’allestimento del nostro Museo
Pinacoteca, che mettono in risalto qualità artistiche, tecniche
e soggetti seguendo l’evolversi temporale della vita del
pittore.
Le prime opere sono a noi barlettani sconosciute perché provenienti
da collezioni private. Stupende, catturano l’attenzione per
lunghi minuti. Si tratta di paesaggi a soggetto naturalistico appartenenti
al periodo della “Scuola di Resina” e ai soggiorni
napoletani. Tra i tanti cito “L’Ofantino”, “Casale
nei dintorni di Napoli” e la nostra “Procella” quasi
irriconoscibile a chi l’ha vista tante e tante volte, merito
della luce sapientemente calibrata.
La seconda sezione propone vedute atmosferiche e paesaggi pugliesi
e napoletani già influenzati dal soggiorno parigino. Seguono
dipinti dedicati al tema del Vesuvio, tanto caro a De Nittis, che
ripropongono l’eruzione del 1872, si tratta di piccole tavole
dono di Ulrico Hoepli alla Civica Galleria d’Arte Moderna
di Milano. Si procede tra vedute di Parigi e Londra e dipinti dedicati
all’elegante mondanità con l’attenzione puntata
sulla donna, che sia Leontine o una delle modelle del suo atelier,
o donne incontrate per strada per caso. Una importante sezione è dedicata
al Japonisme che influenzò la pittura di Giuseppe De Nittis
e raccoglie opere realizzate con varie tecniche e materiali ricercati,
nonché di soggetti. La mostra si conclude con la celebre
scena della vita familiare “Colazione in giardino” e “Sull’amaca” ultima
opera realizzata da De Nittis prima di morire prematuramente.
Brividi di emozione, di orgoglio, di gioia mi accompagnano nel
visitare la mostra perché verifico che le opere appartenenti
alla città di Barletta, sapientemente illuminate ed esposte,
fanno bella mostra di sè, e sono molto valorizzate, riusciamo
a cogliere particolari che qui emergono da sè.
Un altro sentimento è la gioia di vedere gente di tutte
le età affascinata dal Salotto della Principessa Matilde,
dall’Autoritratto di De Nittis, dalla Giornata d’inverno,
ritratto della signora De Nittis. E che dire dei paesaggi del primo
periodo che aprono la mostra? Mi hanno emozionata quelli mai visti
prima, che completano la conoscenza dell’artista e mettono
in evidenza i vari passaggi. Ad esempio che mai sarebbe “Studi
vari” appartenente alla nostra Pinacoteca senza “L’Ofantino” per
il quale essi furono eseguiti? C’è da restare abbagliati.
Nel salotto avete mai notato il diadema della Principessa Matilde?
Un tocco d’azzurro.
E quell’uomo in penombra sulla sinistra piegato in avanti,
intento a chiacchierare con una donna? Riflessi blu e celesti,
piccoli tocchi di colore nella penombra del salotto. Gli interni
descritti in uno squarcio prospettico a denotare lo sfarzo dell’ambiente,
statue, oggetti d’arredo, lampade, quadri nel quadro, tavoli.
Solo un centro culturale come Roma poteva dare il giusto respiro
a questa mostra, a questo artista poliedrico e policentrico, e
convogliare l’attenzione in appena un mese e mezzo di apertura
di 45.000 visitatori. Gente di tutte le nazioni, gente che studia
De Nittis e prende appunti, gente ammirata che sosta a lungo nelle
sale, genitori che spiegano ai bambini. Molto bella l’attenzione
riservata al Taccuino, una sorta di diario personale di Giuseppe
De Nittis che la moglie volle pubblicare pochi anni dopo la sua
morte, che ho letto quando avevo18 anni allorquando mi accingevo
a studiare De Nittis per la prima volta, per hobby, per amore che
mi lega alla mia città e a quanti l’hanno resa famosa.
Frasi tratte dal Taccuino campeggiano in ogni sala e accompagnano
il visitatore alla scoperta di De Nittis. Non sono semplice corredo
alla esposizione ma ne diventano fondamento per comprendere appieno,
parallelamente al percorso artistico del pittore, la sua umanità.
Una lettura avvincente che consiglierei a chiunque e che negli
anni ho consigliato ogni volta che, in vari contesti, si parlava
di De Nittis e che noto con piacere viene finalmente consacrata
dall’idea del curatore della mostra.
Il plauso per questa iniziativa va sicuramente alla Fondazione
Foedus di Roma, con il suo Presidente Mario Baccini che ha avuto
l’idea di una mostra di così ampio respiro su De Nittis,
al Dart Chiostro del Bramante, alla Fondazione Antonio Mazzotta
di Milano che ha sposato questa idea, al Comune di Barletta che
ha prestato le opere di De Nittis, pur privandosene per un lungo
periodo.
Da segnalare anche la realizzazione del catalogo della mostra dalle
Edizioni Gabriele Mazzotta, con contributi di importanti conoscitori
di De Nittis.
Mi auguro che molti possano andare a Roma a dare il giusto tributo
a De Nittis e tornare poi a Barletta, quando la mostra approderà qui,
dopo Milano, nella prossima estate.
Esther Larosa (gennaio 2005)
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