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CANNE: DALLA “TOMBA DI PAOLO EMILIO” AL PROGETTO DI VALORIZZAZIONE DELLE EVIDENZE ROMANE SULLA COLLINA DI S. MERCURIO

Introduzione al saggio della dott.ssa Marisa Corrente, direttrice dell’Antiquarium cannese, sul programma di valorizzazione dei beni archeologici, storici e ambientali di Canne

I beni culturali presenti nel territorio di Canne della Battaglia costituiscono indubbiamente una delle più importanti realtà archeologiche del territorio pugliese. Nei confronti degli stessi c’è sempre stata un’attenzione notevole da parte delle istituzioni preposte alla tutela e valorizzazione, sia per l’entità dei valori ivi custoditi, sia per la capacità attrattiva delle presenze nel panorama nazionale.
La composizione tipologica dei beni culturali del territorio cannense lungo il basso Ofanto è estremamente varia. Oltre ai beni più propriamente naturalistici, con una buona conservazione dell’habitat geografico-pa-e-saggistico proprio del bacino ofantino, si può parlare di evidenti espressioni della cultura archeologica, un insieme articolato di edifici, aree archeologiche, strutture di varia tipologia commisurate alla ricchezza storica del sito.
Il processo di intervento/sostegno da parte dei vari attori istituzionali, il Ministero per i beni e le attività culturali e gli enti locali di riferimento in primis, risulta, grazie alla politica accorta dell’ultimo ventennio, propositivo e risolutivo ai fini dell’incremento delle iniziative che migliorano lo standard di qualità dell’area archeologica.
Ciò risulta evidente se si considera come sia stato attrezzato e allestito in breve il percorso Antiquarium-Parco archeologico chiuso per oltre un ventennio e riaperto al pubblico nel 1996 nonché come siano stati sollecitati i finanziamenti, poi attuati come progetti mirati all’interno del Parco, legati alle disponibilità delle risorse comunitarie.
Rispetto ai parametri di un tempo, l’organizzazione delle funzioni museali e dei servizi del Parco archeologico prende atto del grande pregio dell’area archeologica, delle sue presenze e della dinamica di espansione della ricerca. Ricerca scientifica che ferma per oltre mezzo secolo ai luoghi indagati nelle campagne degli anni Trenta e Sessanta dello scorso secolo, ha acquisito una dimensione spaziale più ampia, superando la “resistenza” di risorse economiche esigue.
Le esigenze di studio scientifico e di conoscenza delle dinamiche di trasformazione del paesaggio antico derivano dalla modestia di informazioni sulle componenti storiche di formazione della realtà cannense, influenzata da una notevole stasi nel campo delle indagini di scavo e di ricognizione del territorio.
Canne indubbiamente costituisce un luogo privilegiato ai fini del percorso di ricerca archeologica.
Vi convergono infatti non solo i numerosi aspetti dei siti pluristratificati ma anche i dati peculiari legati alla comprensione del territorio nella fase postannibalica.
Si tratta ancora oggi di superare le contraddizioni proprie dei luoghi dove le grandi catastrofi belliche hanno comportato analisi interpretative ormai superate sull’annullamento di forme economiche, sviluppi sociali e organizzazione degli abitati.
In questo senso è d’obbligo il superamento della strategia di ricerca degli anni Trenta del secolo passato, legato alla promozione dei luoghi legati alla storica battaglia del 216 a.C., che vide sulla pianura ofantina e sulle colline cannensi l’epico scontro tra le legioni guidate dai consoli Terenzio Varrone e Paolo Emilio e l’esercito cartaginese. All’interesse precipuo della ricerca di allora di puntigliosa ricostruzione degli scenari e delle modalità della battaglia del 216 a.C. si è sostituita l’esigenza di definire gli sviluppi formativi dell’insediamento di età romana.
La potenzialità della ricerca è nello scavo e nella possibilità di comprensione di una storia romana del territorio quasi inesistente, se paragonata alla ricchezza del contesto medievale.
I percorsi di visita attualmente sono progettati lungo le strade della civitas medievale, si incamminano sui battuti dei villaggi indigeni, ma per il pubblico che vuole conoscere la Canne romana non esistono obiettivi di percorso significativi e leggibili.
Il progetto in esame vuole colmare questa grande lacuna e ridare visibilità a Cannae romana, con le sue evidenze, la sua rilevanza, la storia di un vicus a cui gli studiosi non riconoscono l’autonomia amministrativa propria dei municipi.

 

Marisa Corrente (settembre 2006)

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