Canne estate 2003.
Riflessioni sulle prospettive di un mancato rilancio.
Attesa per le capacità realizzative dell’Authority
di Paola Russo
Anche quest’anno, com’è ormai consolidata consuetudine,
il 2 agosto si è celebrata la giornata commemorativa della famosa
battaglia di Canne, avvenuta, come ognuno sa, nella torrida estate
del 216 a.C. Si fronteggiavano 86.000 romani e 45.000 cartaginesi,
poco più della metà. E tuttavia la metà ebbe ragione
del doppio ed Annibale, il più grande condottiero dell’Antichità,
distrusse le legioni romane. Sconfitta terribile, dalla quale tuttavia
Roma, piegata ma non doma, saprà riprendersi, reagire e - dopo
quattordici anni, vincere, e proprio sul terreno dell’avversario,
a Zama, su terra africana, guidata dal più grande condottiero
romano del tempo, Publio Scipione detto l’Africano. Da quel momento,
affermata la propria supremazia sul Mediterraneo, Roma non troverà più ostacoli
sul suo cammino e governerà incontrastata il mondo allora conosciuto
per almeno cinque secoli.
Di tempo n’è passato, da allora, oltre duemiladuecento
anni, ventidue secoli, e benché le cose nel corso di questo
lungo periodo siano state più e più volte studiate, tuttavia
ancora oggi non sono ancora del tutto sopite le polemiche interpretative
sul famoso sito.
La più rilevante di tutte, che negli anni Sessanta e Settanta
dette vita a delle accese diatribe fra Comitato pro Canne e Sovrintendenza
alle Antichità, riguardava l’annibalicità del sepolcreto
di Canne Fontanella. Ma composta - finalmente - la querelle, a favore
della medievalità del sepolcreto, altri motivi di contrasto
sono frattanto sorti che qui non è il caso di ricordare, acquietatisi
nell’aprile del 1999 con la riapertura dell’Antiquarium
Cannense, che segnò la riconciliazione storica fra Comune e
Soprintendenza.
Da allora tanti piccoli passi sono stati fatti, ma non c’è stato
- purtroppo - quel vistoso rilancio che ci si sarebbe aspettato, il
ritorno alle migliaia di visitatori di un tempo.
Non vogliamo entrare anche noi nella polemica delle cose che si sarebbero
potute fare, e che non si sono fatte, col rammarico delle occasioni
perdute. Diciamo soltanto che forse è mancato quel coordinamento
operativo che, affidato ad un organismo di recente costituzione - l’Authority
di Canne - avrebbe dovuto determinare il decollo del sito. A parer
nostro questo organismo potrebbe e - anzi - dovrebbe raccordare un
po’ tutte le anime delle problematiche cannensi, e mettere attorno
ad un tavolo esponenti del Comune, della Sovrintendenza, del mondo
associazionistico che in tutti questi anni ha offerto il proprio contributo
al rilancio della Cittadella, e qualche studioso che, alle sue problematiche,
ha offerto tanti anni della propria appassionata dedizione, come il
prof. Giuseppe Savasta, raccoglitore - sul sito - di centinaia di interessanti
reperti idonei, da soli, a dar vita ad un piccolo significativo museo.
Ed ecco toccato il punto dolente della questione, non ancora del tutto
sopito, cioè il contrasto fra i fautori del sito storico e quello
del sito archeologico, ciascuna delle due parti sostenendo il primato
della propria sull’altrui impostazione senza comprendere che
ai fini di un rilancio turistico della Cittadella, è indispensabile
che le ragioni degli uni e degli altri si integrino vicendevolmente.
A noi pare che la posizione più corretta sia quella - infine
- sintetizzata in un articolo del prof. Raffaele Iorio dell’ormai
lontano 1980. Sosteneva, il nostro esimio studioso di cose cannesi,
che se è pur vero che oggi sono visibili solo tracce archeologiche,
conservate nel museo riaperto nel 1999, è altresì vero
che la grande attrazione del luogo, in Italia e nel mondo, è esercitata
dalla radicata annibalicità di Canne.
E dunque come sarebbe sbagliato puntare soltanto sulle presenze archeologiche,
altrettanto lo sarebbe dimenticare che il sito si identifica con la
famosa battaglia. Una conferma? Certuni hanno voluto insistere, negli
ultimi anni, che Canne è soltanto un sito archeologico! Ebbene
ecco come siamo stati ripagati, che in un volume del T.C.I. di quest’anno
dedicato ai maggiori siti archeologici italiani, su un inventario di
293 località, Canne non ha trovato spazio. Viceversa due anni
fa un volume della De Agostini che riportava i principali siti archeologici
della penisola, citava quello del sito annibalico-archeologico di Canne
come fra il secondo in Puglia e fra i primi in Italia.
Modeste riflessioni, le mie, che non presumono di portare sostanziali
elementi di novità nell’antico dibattito (invero alquanto
assopito negli ultimi anni del tutto assorbiti dalla rievocazione cinquecentenaria
della Disfida). Ma a tempi lunghi i nodi torneranno al pettine e allora
speriamo che la classe politica e quella scientifica abbiano maturato
posizioni comuni, capaci di incidere finalmente su un ripristinato
interesse - anche turistico - della famosa località. L’attesa è nelle
capacità di mediazione e di intraprendenza operativa dell’Authority
di Canne.
Il Convegno del 2 agosto sulle prospettive di rilancio di Canne
Il 2 agosto si è tenuta nella sala rossa del Castello un convegno
sulle Prospettive di un rilancio di Canne della Battaglia.
Per motivi di tempo, il convegno si è svolto proprio mentre
andavamo in macchina e per ragioni tecniche non potevamo aspettare
l’esito dell’incontro studio. Tuttavia non mancheremo
di ritornare sul tema nel numero di settembre. Adesso anticipiamo
soltanto che al convegno hanno portato il loro contributo il dott.
Raffaele Fiore vicesindaco di Barletta, il dott. Giuseppe Andreassi
Sovrintendente alle Antichità, il rag. Franco Caputo presidente
dell’Authority di Canne e, fra i relatori, il prof. Raffaele
Iorio presidente della locale Società di Storia Patria che
ha parlato su Canne nel rieticolo viario del territorio nei secoli,
il prof. Pietro di Biase vicepresidente della Storia Patria per la
Puglia che si è soffermato sull’episcopato cannese,
e il dott. Renato Russo, moderatore del convegno, che ha sviluppato
il tema Il rilancio di Canne fra storia e archeologia.
Agosto 2003
<< vai all'indice
del canale |