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The battle of Cannae
 

Canne Fontanella, sui luoghi della battaglia
(e quattro campagne di scavi)

L’ area di Canne, una delle più importanti della regione pugliese e dell'intero Mezzogiorno, deve la sua notorietà a ragioni di carattere storico e archeologico.
Storicamente essa è il luogo della famosa battaglia avvenuta nel III secolo a.C. fra l’esercito romano e quello cartaginese e che pur segnando la più cruenta sconfitta, registrò al tempo stesso per Roma l’inizio della sua irresistibile ascesa.
Archeologicamente l’area cannense è uno dei più antichi insediamenti abitativi pugliesi, sorta lungo le rive del fiume Ofanto attraverso numerosi nuclei abitativi, fra i quali degni di menzione sono la stessa cittadella di Canne e i vicini villaggi di Canne Fontanella, S. Mercurio, Pezza la Forbice e Madonna del Petto. L’abitabilità dell’intera area cannense risale a circa 6.000 anni a.C., cioè al Neolitico o età finale della Pietra, attraversando l’età del Rame, del Bronzo e del Ferro, come è attestato dalle più antiche espressioni archeologiche emerse nel corso di numerose campagne di scavi, testimonianze conservate nel Museo-Antiquarium edificato alla base della collina di monte Canne.
Le attestazioni archeologiche custodite presso l’Antiquarium, emerse già a partire dalla metà del Settecento ad opera dei primi viaggiatori francesi in Puglia, sono poi state incrementate in seguito ad una ripresa delle ricerche con una più circoscritta attenzione al villaggio di Canne Fontanella, nel corso di quattro campagne di scavo: le prime tre intorno alla metà del Novecento, ad opera del prof. Michele Gervasio, fra il 1936 e 1938 (la prima) e della dott. ssa Fernanda Bertocchi fra il 1956 e il 1961 (la seconda e la terza). La quarta campagna, meno impegnativa delle prime tre, fu realizzata sul finire del secolo scorso, nel 1994, ad opera della dott.ssa Marisa Corrente.
Prima di parlare delle campagne di scavo su Canne Fontanella, sarà opportuno delineare topograficamente l’area e delinearne i confini. L’insediamento è situato a quota 63 s.l.m. e rientra nel sistema collinare che segue, sulla sponda destra, la fascia dei terreni alluvionati del fiume Ofanto.
La masseria di Canne occupa il punto più alto della modesta altura che degrada con un pendio piuttosto dolce verso la stretta valle chiusa dalla Collina di Canne. La posizione un po’ arretrata rispetto al fiume, sembra essere compensata da un assetto geomorfologico ideale per l’ubicazione di insediamenti abitativi.
La comunità dell’età del Bronzo, insediata a Canne Fontanella, la cui presenza è testimoniata da numerosi ritrovamenti ascrivibili a quel periodo, appare legata a un abitato di una certa consistenza, probabilmente fortificato, in grado di controllare tutta la fascia pianeggiante di Pezza Antenisi.
Molto probabilmente anche la vicina collina di S. Mercurio ha registrato forme di occupazione parallele, anche se diverso sembra lo sviluppo culturale complessivo.
La prima campagna di scavi fu condotta dal prof. Gervasio nell’area di Canne Fontanelle nel mese di ottobre 1937, sulla riva destra dell’Ofanto, nel tratto che fronteggia a sud-est la collina della Cittadella di Canne. Essa portò al ritrovamento di un primo grande sepolcreto esteso su una superficie di 12.000 mq che il prof. Gervasio identificò come campo A (nel corso di questi scavi nelle immediate vicinanze della Masseria di Canne, affiorò dal terreno un menhir).
La seconda campagna, condotta dalla dott.ssa Fernanda Bertocchi sulla medesima area nel corso del biennio aprile 1956-giugno 1957, condusse al riscoprimento di ulteriori tracce della vita indigena romana ed alto-medievale e alla scoperta di una necropoli che - accanto ai morti della famosa battaglia (così si credeva a quel tempo) conservava anche tombe indigene; ma soprattutto dagli scavi affiorarono le tracce di un abitato apulo del III secolo a.C. (compatibili quindi coi tempi della battaglia) insieme ad elementi archeologici riconducibili ad un cimitero medievale impostato sul primo, che riutilizzava materiali di spoglio provenienti dell’abitato stesso, abitato distrutto poi probabilmente proprio in seguito al famoso scontro.
Al termine di questi scavi, nell’aprile del 1958, il ministro della P.I. Aldo Moro inaugurò l’Antiquarium di Canne, dopo i lavori ristrutturativi dell’edificio costruito nel 1952 con i fondi della Cassa per il Mezzogiorno.
Una terza campagna, sotto la spinta del soprintendente Nunzio De Grassi, fu intrapresa dalla dott.ssa Bertocchi sulla medesima area nel biennio estate 1959 - 1960. Questi scavi, condotti sul limite di Pezza la Fontanella, in prosecuzione verso la Masseria di Canne, realizzarono un trincerone lungo 150 metri e largo 740 che restituì materiali, come doli, attribuibili alla frequentazione del sito nell’età del Bronzo.
Ma al tempo stesso fu questo il tempo su cui la Bertocchi, con grande disappunto dei fautori del ritrovamento dei resti cartaginesi, cominciò a mettere per iscritto le sue perplessità sull’attendibilità di quei ritrovamenti sepolcrali in un primo momento attribuiti alle spoglie dei caduti cartaginesi.
Quegli esiti determineranno laceranti contrasti fra fautori del sepolcreto annibalico e quelli del sepolcreto medievali.
La querelle, aspra e durevole, si protrarrà per oltre un trentennio. Finché più approfonditi studi non placheranno le asprezze della contesa e riporteranno storici e archeologi a confrontarsi sul terreno di una più pacata valutazione delle divergenti opinioni.
Il che accadrà in occasione di una ulteriore campagna di scavi, la quarta, nell’ambito del villaggio di Canne Fontanella predelimitato nel corso delle pregresse ricerche, campagna condotta nell’estate del 1994 a cura della Sovrintendenza della Puglia, sotto la direzione scientifica della dott.ssa Marisa Corrente e il coordinamento operativo della dott.ssa Maria Piazzolla. L’intervento, preceduto dal diserbo di un’area di circa 200 metri quadri, consentì uno studio aggiornato degli edifici dell’insediamento dauno, dall’età del Bronzo fino alla decadenza successiva alla tragica battaglia, integrato da un’intensa attività di documentazione, culminata da una pubblicazione intitolata: Canne Fontanella sui luoghi della battaglia, per i tipi della Rotas.

Renato Russo (Novembre 2011)

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