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NON CONFONDIAMO L’EFFETTO CON LA CAUSA
Il vero motivo del declassamento di Canne
è aver ignorato l’annibalicità del sito

In questi giorni c’è un gran parlare della chiusura del bookshop di Canne, fin qui gestito dal personale dei PAV (punti di assistenza e vendita che ne giustifichi la gara e quindi il suo mantenimento.
Ora tutti sono scesi in campo per protestare contro questa rovinosa chiusura, contro questa decisione così drastica, tanto più amara in quanto giunta del tutto inaspettata. Ma è proprio così?
abbiano maldestramente a ripetersi.
Preliminarmente vorrei chiarire che del problema esistono due chiavi di lettura: una superficiale che lo affronta limitandosi a recriminare sull’effetto-chiusura; e l’altra invece – che a noi qui preme di approfondire – relativa ai motivi veri della chiusura, ripromettendoci di spiegarne gli antefatti per tentare poi di porre rimedio ai danni prodotti, al fine di evitare che certi errori compiuti fin qui, abbiano maldestramente a ripetersi.
La verità è che paghiamo caramente, e in un sol colpo, il prezzo di aver sottovalutato in tutti questi anni il sito annibalico, a beneficio della valorizzazione di quello medievale, imposto dalla Sovrintendenza Archeologica, con tutte le conseguenze negative che questa errata impostazione ha progressivamente comportato, come il graduale ridimensionamento del sito, la sua uscita dai circuiti turistici regionali e nazionali, fino al prevedibile esito finale, la chiusura del bookshop.


Il sito annibalico di Canne
escluso dal circuito turistico nazionale

Quando, nel 2002, il Touring Club Italiano pubblicò la guida L’Italia antica (con l’elenco di 500 località e la descrizione di 281 aree archeologiche) ci affrettammo a comperare il volume di cui erano state stampate 60.000 copie, distribuite in tutte le stazioni turistiche nazionali, per accorgerci amaramente che il volume non conteneva alcun cenno al sito di Canne. Telefonammo allora alla redazione del Touring e dopo numerosi infruttuosi tentativi, la curatrice del volume finalmente ci rispose, precisando che le notizie sui siti archeologici provenivano direttamente dalle Soprintendenze regionali, attraverso loro pubblicazioni e che per quanto riguardava la Puglia, la graduatoria delle sue presenze era stata ricavata dalle sue monografie, fra cui una recente incentrata sulla Terza settimana per la cultura: 26 febbraio-4 marzo 2001, nella quale erano dettagliati
ben trentuno siti archeologici fra i quali mancava proprio quello di Canne!
L’assenza era tanto più deplorevole se si pensa che appena due anni prima, il 21 aprile 1999, l’Antiquarium cannense era stato riaperto al pubblico dopo una chiusura durata ben 25 anni (dal luglio 1974), una riapertura accompagnata da grandi attestazioni declamative del Comune di Barletta e della stessa Sovrintendenza, gli enti che due mesi prima avevano firmato un protocollo diretto alla valorizzazione storica del sito. Già, ma di quale sito? quello medievale o quello annibalico?
L’avremmo presto scoperto a nostre spese: sarebbe stato infatti valorizzato nel tempo solo quello medievale, frutto dell’erroneo convincimento, da parte della direzione del Museo, che in quel luogo (per mancanza di reperti), era dubbio che si fosse realmente combattuta la famosa battaglia, mentre era più probabile che esso fosse solo un sito medievale con qualche emergenza protostorica (come la “Dea madre” assegnabile alla metà del VI millennio a.C.).
Così nei successivi dieci anni (1999-2010) la direzione museale cannense, nell’agnostico silenzio della Sovrintendenza regionale, anziché potenziare il sito annibalico come era logico aspettarsi, mirò solo a valorizzare quello medievale, attraverso monografie, interventi pubblici ed esposizioni nei locali dell’Antiquarium, sfociati nella più grande delle mortificazioni del sito quando, nei locali che un tempo avevano ospitato le attestazioni annibaliche della battaglia, fu allestita… una mostra sui gatti che nulla aveva a che vedere non solo con la battaglia, ma neppure con la Canne medievale!!
Solo dopo innumerevoli proteste, la mostra fu spostata nella saletta attigua destinata a proiezioni di film tematici, dove ancora oggi fa bella mostra di sé! (ci hanno solo risparmiato l’esposizione in bacheca degli ossicini dei piccoli felini rinvenuti nella circostante campagna).
E benché, a conferma dell’assegnabilità del sito al famoso evento bellico ci siano innumerevoli testimonianze (a partire da quelle di Tito Livio e Polibio, per finire alla pressoché unanimità degli storici moderni e contemporanei), la direzione del Museo in tutti questi anni ha pervicacemente perseverato in questo autolesionistico e paradossale atteggiamento.
Paradossale perché in questo decennio s’è vissuto, e si continua a vivere, questa assurda dualità, cioè quella di assistere da un canto alle manifestazioni ufficiali (come quelle del due agosto) che assegnano al sito la localizzazione del famoso evento, e dall’altro subire il persistente atteggiamento scettico della direzione dell’Antiquarium sulla localizzazione della battaglia, ostentato anche in presenza di accreditati scrittori ospiti a Barletta in occasione della presentazione dei propri libri (fra cui Giovanni brizzi, Paolo rumiz, Marco Sartori, Luciano Canfora ed altri valenti studiosi, nonché una équipe della televisione inglese).
E le amministrazioni locali? e gli studiosi che alla battaglia di Canne hanno dedicato un gran numero di pubblicazioni? In omaggio ad una comprensibile galanteria verso la signora dell’Antiquarium, sia gli uni che gli altri, cioè sia gli amministratori che gli studiosi, in tutti questi anni hanno dissimulato i propri convincimenti sul sito perpetrandosi così l’assurdo paradosso che, in occasione delle pubbliche manifestazioni celebrative, mentre i primi ne enfatizzavano i luoghi della battaglia, la direttrice ostentatamente ne contestava l’attendibilità. Con l’aggravante che l’ultima parola, per quanto riguardava la visibilità del sito, spettava pur sempre a lei, con il risultato che questo suo scetticismo, questo suo gelo umorale, trasmesso ai canali turistici, finiva con l’avere l’ovvia e scontata conseguenza di cancellare il nostro sito dai percorsi tradizionali, andando progressivamente incontro ad un inevitabile impoverimento di presenzeturistiche, per esempio quelle scolastiche e militari, negli anni passati, invece, numerosissime.
Mentre oggi è altrove che gli studiosi e gli appassionati raccolgonoi frutti della valorizzazione della battaglia, come a Trieste quando, recentemente, quell’Università ha organizzato una mostra che in due mesi ha registrato 20mila visitatori, che a noi occorrerebbero due anni per mettere insieme.
Per averne conferma basterebbe chiederlo ai nostri turisti, in larga misura indignati, a Canne, per la mancanza di qualsiasi riferimento all’epopea annibalica, fra i quali l’onorevole Giovanni Procacci che un paio d’anni fa non solo si irritò (e lo lasciò scritto nel registro delle presenze) ma si ripromise anche di farne oggetto di una interpellanza parlamentare.

Una campagna promozionale
per la valorizzazione del sito annibalico

A nulla sono valse le nostre garbate proteste in tutti questi anni, né quelle di raffaele Iorio, che pur essendo un convinto medievista, di ritorno da un viaggio in Germania, ci rimbrottò di essere seduti su un tesoro e di non saperlo sfruttare!, il quale riprendeva una espressione del suo amico Lino Patruno, direttore della Gazzetta del Mezzogiorno, che nel segnalare la cospicua presenza di pubblico alla mostra triestina, stigmatizzava la nostra … dabbenaggine (in realtà disse di peggio!) nel lasciarci sfuggire lo sfruttamento di questa straordinaria opportunità.
Duole che il Comitato Pro Canne che pure, nel solco di una antica tradizione, avrebbe potuto farsi promotore di una campagna di rilancio del sito annibalico, in tutti questi anni si sia attardato invece sulle scritte ingiuriose alla fontana di S. Ruggero, sulla fermata degli autobus, sul ripristino del trenino, sugli annulli filatelici e su discutibili happening gastronomici… (non ce lo contesti, presidente; conserviamo tutta la ricca documentazione e-mail nonché numerosi resoconti giornalistici).

E oggi qual è la situazione? Che mentre la nostra città, come proprietaria della collina, è stata chiamata dall’équipe del prof. Giovanni Brizzi a far parte del progetto di valorizzazione dell’itinerario nazionale delle grandi battaglie annibaliche in Italia, è assurdo che proprio la Sovrintendenza Archeologica - che dovrebbe incoraggiare questo percorso - ne contesti surrettiziamente la attendibilità!… Così non c’è da stupirsi che il Ministero dei beni Culturali, sentita la stessa Sovrintendenza, valutando di scarso peso storico-archeologico il sito, ci chiuda il bookshop, come dire, ci spenga la luce sul sito facendolo ripiombare nel buio degli anni Ottanta (perché diversamente, se cioè lo avesse stimato come uno dei più importanti della Puglia e dell’intero Mezzogiorno, lo avrebbe lasciato aperto come quello di Egnazia, che vanta un numero di visitatori pari al nostro).
E allora che fare? Non illudiamoci che il Ministero ritorni sui suoi passi; la gestione dei servizi aggiuntivi sarà probabilmente trasferita agli enti locali (Comune e Provincia), mentre l’Antiquarium continuerà ad essere amministrato dalla Sovrintendenza. Ma a questo punto a noi pare che, preliminare a qualunque ulteriore discorso, sia quello del chiarimento di fondo circa la localizzazione della battaglia, cioè una chiara presa di posizione delle nostre amministrazioni, accompagnata (meglio tardi che mai) da una decisa campagna promozionale diretta alla valorizzazione del celebre scontro, a cominciare da una più razionale utilizzazione dei prossimi finanziamenti regionali (se verranno), per evitare di perseverare negli sprechi della realizzazione di ulteriori inutili manufatti in cemento armato protesi sulla strada, di cui nessuno oggi sembra volersi attribuire la paternità.

Renato Russo (Novembre 2010)

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