Risposta al prof. Giuseppe Savasta
Annibale tornerà quando ci sarà business
Abbiamo ricevuto questa lettera su Canne del
sig. Mariani che pubblichiamo anche se non sempre
la condividiamo per certo genericismo sia in fase
d’impatto valutativo che propositivo e progettuale.
Insomma i rimedi non sono così facili come pare
a lui. Però una cosa la condividiamo: e cioè, che
mentre i poteri pubblici parlano della necessità
di valorizzare la nostra cultura in chiave turistica,
quando poi hanno finalmente la possibilità di
attuarlo e proprio su un sito straordinariamente
famoso come quello di Canne con potenzialità di
enormi ritorni, non fanno assolutamente nulla per
rimediarvi, come quando hanno avuto l’opportunità
di gestire un cospicuo gruzzolo per la valorizzazione
del sito che hanno lasciato che venisse affidato
nelle mani di personale assolutamente inadeguato.
Con risultati pressoché nulli, com’era largamente
prevedibile. |
Sono stato piacevolmente sorpreso
dall’articolo del prof. Savasta a pag.
29 del Fieramosca di dicembre 2009. Finalmente
si è innescato un intelligente dibattito,
seppure a distanza, tra l’opinione del cittadino
comune come il sottoscritto e gli esperti.
Intanto sono grato di aver appreso, dalla
polemica lettera del Savasta, tante problematiche,
mai del tutto affiorate fino ad ora, che
attengono allo specifico del sito di Canne.
Devo altresì constatare che, al pari della
mia precedente lettera, anche il prof. Savasta
pone delle stimolanti domande. Penso sia arrivato
il momento di formulare finalmente delle
proposte concrete per poter contemperare
l’aspetto scientifico del sito archeologico con
un normale e profittevole turismo. Mi spiego
meglio: annibalica o medioevale... Canne è
Canne e se una conduzione fino ad ora, assolutamente carente ha
abbandonato del tutto la fruizione turistica del sito, credo sia venuto
il momento che il potere politico e una distratta Sovrintendenza
lasci spazio all’iniziativa privata. Con la recente approvazione
regionale del Piano Paesaggistico Regionale e quindi, spero, con
il prossimo eventuale P.U.G. della città di Barletta i privati che dovranno
trovare interesse e profitto nei siti archeologici, come Canne,
dovranno farsi carico (a fronte dei loro profitti) di riorganizzare, risanare,
pianificare, riattivandoli, gli scavi archeologici con relativa
manutenzione e conservazione dei reperti in stretta collaborazione
con la sopraintendenza e l’autorità del parco dell’Ofanto.
Ma è indispensabile che questi privati, abbiano la possibilità
di costruire, previa ricerca archeologica, e quindi gestire, in sito,
residence ecocompatibili; strutture agrituristiche e museali; eventuali
centri di equitazione; di trekking od altri sport ma anche un
eventuale campo da golf.
Se con le nuove normative che appaiono all’orizzonte (cfr.
B.U.R. n. 210 del 31.12.2009), non riusciremo ad innescare e sviluppare
queste concrete tematiche turistiche, rimarremo sempre
fermi ad appuntarci sul petto la inutile medaglietta per aver fatto
partire il famoso trenino archeologico che fa solo ciuf...ciuf...
ciuf... e finisce lì, sia che Canne è annibalica, sia medioevale.
Cari signori, in buona sostanza, se non si fa circolare moneta e
non si dà la possibilità ai privati qualificati di fare business sul sito
di Canne, come fanno assai proficuamente quelli di Waterloo, ai
voglia a piangerci addosso.
Caro prof. Savasta non si spaventi se le dico chiaramente che la
scelta degli scavi annibalici, se più profittevole rispetto alla ricerca
stratigrafica medioevale, in una prospettiva di affluenza turistica
internazionale, sarà sicuramente considerata più benevolmente dal
privato e, paradossalmente combacerà perfettamente con la tesi
scientifica del compianto Raffaele Iorio.
Mario Mariani (Ottobre 2009)
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