QUANDO
E PERCHÉ NACQUE
L’AUTHORITY DI CANNE E SE I RISULTATI SCATURITI DA QUELLE SCELTE
FURONO POI RISPONDENTI ALLE PREMESSE
RISPOSTA NÉ POLEMICA NÉ PER FATTO PERSONALE ALL’INTERVENTO
DI FRANCO CAPUTO, MA SOLO PER RICORDARE E CHIARIRE
Dopo aver letto l’intervento di Franco Caputo, in risposta
all’articolo di Pasquale Pedico, pubblicato nel numero precedente,
può darsi che risponda lo stesso interpellato; poiché però nei
due pezzi sono riferite notizie e vicende delle quali sono stato
diretto attore, tengo intanto a puntualizzare che si tratta di
argomenti e di problematiche completamente diverse fra di loro.
Il dott. Pedico, nella sua qualità di Presidente della locale
Sezione di Società di Storia Patria per la Puglia, non intendeva
assolutamente sottostimare le notevoli attività realizzate
dal presidente dell’Authority Franco Caputo durante il suo
mandato, delle quali gli diamo atto. Voleva dire un’altra
cosa. E cioè si chiedeva perché e sulla spinta di
chi fosse nata l’Authority e se le presidenze succedutesi
avessero risposto a queste premesse; a questi interrogativi il
dott. Pedico rispondeva negativamente. Ne convengo pienamente e
cercherò di spiegarne i motivi.
L’Authority nacque sotto la spinta di quattro associazioni ed un periodico
locale (Società di Storia Patria per la Puglia, Archeoclub d’Italia,
Aufidus, CTG e Il Fieramosca) che avevano l’obiettivo di creare un comitato
per le problematiche di Canne composto dalle stesse associazioni proponenti,
alle quali doveva aggiungersi un esponente concordato col Comune in qualità di
presidente, iniziativa maturata nel corso di numerosi incontri di queste cinque
realtà associative al fine di operare un coordinamento generale per affrontare
le grandi problematiche cannesi e anche (diciamolo pure) per contenere l’esuberante
protagonismo del Comitato Italiano Pro Canne che aveva monopolizzato il sito
cannese. La lettera diretta a ottenere l’autorizzazione alla nascita di
quest’organismo fu stilata dall’allora presidente di Storia Patria
prof. Raffaele Iorio, al quale rispose personalmente il sindaco Salerno invitandolo
ad un colloquio nel corso del quale diede il suo consenso alla richiesta.
Sembrava che tutto procedesse per il verso giusto, e invece che successe? Che
il sindaco, su indicazione di quelle associazioni, designò il presidente
nella persona di Pietro Cianci il quale, anziché procedere all’attuazione
di quel progetto, cioè completando l’Authority con l’indicazione
dei cinque responsabili delle cinque associazioni proponenti, traccheggiò per
mesi finché non fu chiaro che intendeva quel ruolo solo verticisticamente;
in altre parole non solo non convocò mai quelle associazioni che pure
lo avevano designato e che nei primi tempi lo ospitarono nella sede della Società di
Storia Patria, ma impresse al suo ruolo delle scelte del tutto personali ed estemporanee. È lecito
a questo punto chiedersi perché proponemmo Cianci (ahimé l’indicazione
al sindaco Salerno e al vicesindaco Attolico la feci proprio io!).
A questo punto è lecito chiedersi come mai ci fosse venuto in mente il
nome di Cianci. Ebbene Cianci non solo era un appassionato cultore di Canne,
ma era anche un consigliere comunale, e quindi avrebbe potuto e anzi dovuto fare
da collegamento fra le associazioni e l’Amministrazione Comunale. Cosa
che non avvenne perché Cianci - come abbiamo detto - delineò invece
un programma personale. Quanto al sindaco, anche se ci lamentammo della cosa,
aveva le mani legate perché in quel momento Cianci era diventato il sedicesimo
consigliere comunale di maggioranza, cioè fondamentale per la stabilità dell’Amministrazione.
Così noi pure, comprendendo la situazione, abbozzammo aspettando il tempo
dei rinnovi del Consiglio Comunale. E infatti Cianci non venne rieletto e con
la sua mancata elezione cessò anche il suo incarico cannese.
Nel frattempo però gli esponenti delle associazioni, gli originali proponenti
della nascita dell’Authority, delusi, si erano allontanati, per cui, quando
il sindaco, all’inizio del suo secondo mandato, assegnò l’incarico
a Franco Caputo, non gli stette a spiegare tutti gli antefatti. Così anche
il nuovo presidente ripartì con un proprio personale programma senza mai
dar vita ad un consiglio direttivo nel quale si sarebbe dovuto sostanziare il
suo organismo collegiale.
A distanza di un paio di mesi dal conferimento del suo incarico, ne parlai con
lo stesso Caputo, ma più come mera informativa che come sollecitazione
a cambiare atteggiamento rispetto al suo predecessore. Che poi il nuovo presidente
dell’Authority abbia fatto tutte o in parte le cose da lui diligentemente
elencate, è un’altra storia, che nulla c’entra col discorso
del presidente di Storia Patria Pedico, frattanto subentrato a Iorio. Ho detto “che
abbia realizzato in tutto o in parte”. Io credo “in parte” perché,
francamente, penso che sia stato assente proprio sul secondo punto del suo programma
enunciato, quello del coinvolgimento diretto e responsabile delle associazioni
proponenti. In ogni caso anche Franco Caputo restò presidente monocratico,
senza dar mai vita all’Authority che anche questa volta restò lettera
morta (se per Authority dobbiamo intendere un comitato di coordinamento delle
altre realtà associative interessate al sito di Canne della Battaglia).
Così come del resto accadrà per chi gli sarebbe subentrato dopo
le sue dimissioni, il consigliere comunale Michele Dicorato. E questi sono i
fatti.
Adesso è tutto più chiaro? Speriamo di sì. Anche a futura
memoria, nel caso il nuovo sindaco dovesse riaffidare l’incarico ad un
nuovo presidente, perché sia informato dei fatti pregressi. Tanto, quei
problemi sono restati tali e quali, e anzi, per certi aspetti, si sono anche
aggravati
di Renato Russo (febbraio 2006)
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