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La Cittadella di Canne dalla preistoria al medioevo
 

Il Parco archeologico di Canne della Battaglia, un capitale da valorizzare

In qualità di operatore dei Beni Culturali, nonché di lavoratore presso il Parco Archeologico di Canne della Battaglia, quindi di persona che vive quotidianamente la realtà di questa area archeologica, ritengo che valorizzare l’area archeologica di Canne della Battaglia, renderla oggetto che possa produrre economicamente, è questo un obiettivo futuro che le istituzioni dovrebbero porsi. Da giorni si parla e si legge del finanziamento di un milione di euro per Canne della Battaglia; personalmente spero che questi soldi non vengano investiti per sistemare qualche strada o altro, ma che finalmente l’intera area archeologica, compreso il Castello vengano riportati alla luce. Tuttavia non è possibile pensare ad uno sviluppo economico del Parco archeologico in sé, ma alla crescita di una economia di servizi che lo supporti di pari passo e che con esso si sviluppi.
Non si può pensare di far sopravvivere una intera area archeologica, alimentando di tanto in tanto, l’economia del Parco con degli incentivi, ma bisogna puntare sullo sviluppo di servizi tesi a soddisfare dei bisogni, a creare attività, redditi, lavoro e a rendere più fruibile ed accattivante l’intera area archeologica.
Personalmente penso al Parco Archeologico di Canne della Battaglia come ad un “capitale” della nostra provincia ed è proprio questo capitale che deve essere sviluppato, attraverso delle competenze, attraverso le risorse che genera.
Ed è proprio in questo periodo, quando migliaia di euro viaggiano verso Canne della Battaglia, stanziati dalle varie Istituzioni, che paradossalmente il cuore nevralgico della fruizione del parco, il servizio di ospitalità e accoglienza dei visitatori sta per cessare, difatti l’Azienda che gestisce tale servizio ha assicurato la propria presenza fino al 5 febbraio, data della scadenza del contratto. Il perché è evidente a tutti. La Società si trova a dover sostenere degli oneri di concessione troppo elevati, difatti ogni cinque giorni la stessa versa all’Erario l’85% degli introiti di biglietteria. Introiti tali da convincere la società a non rinnovare il contratto ormai in scadenza con il Ministero dei beni culturali.

Davide Lamacchia (gennaio 2005)

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