Tutela idrogeologica del fiume Ofanto
Credo che sia il caso di fare un po’ di chiarezza in merito alle
recenti problematiche e affermazioni sulla tutela idrogeologica
del fiume Ofanto.
Sulla foce del fiume Ofanto, lato sinistra Margherita, da diversi anni, è stato approvato il progetto per la realizzazione di un mega villaggio turistico
residenziale, realizzato solo in minima parte per i vincoli imposti dal
PAI. La parte realizzata, è stata anche, in parte, costruita su area SIC e
solo di recente ha ricevuto le relative autorizzazioni perchè si è dotata di
opere provvisorie in grado di mitigare il rischio idrogeologico per le costruzioni,
mediante la creazione di una esigua barriera in terra battuta.
Sull’area permane ancora il vincolo di zona ad alta probabilità di
esondazione del fiume Ofanto, a causa delle piene cicliche che interessano
il fiume.
I pochi fondi CIPE, stanziati dal Ministero dell’Ambiente, per la Regione
Puglia ammontano a 175 milioni e 566 mila euro, suddivisi in 84
interventi da utilizzare, e chiaramente gli stessi sono insufficienti per
fronteggiare il dissesto idrogeologico che investe l’intero territorio regionale
e pertanto occorrerà effettuare delle priorità.
Quello che si teme è che questi fondi possano, di colpo, con un
tocco di bacchetta magica, in nome della protezione idrogeologica delle
costruzioni già realizzate, essere utilizzati per creare le opere definitive
in grado di proteggere quanto già realizzato in prossimità della foce,
come ad es. realizzare ex novo il prolungamento dell’argine di sinistra
o innalzare, sempre in prossimità della foce, gli argini per evitare la
tracimazione. Gli stessi fondi invece potrebbero riguardare opere con
maggiore valenza pubblica per mettere in sicurezza gli argini del fiume
nel tratto più interno, bucate in diverse parti, o pulire il letto del fiume
dai rilevanti e ingombranti rifiuti, o esercitare un’azione incisiva su
quanti abusivamente occupano parte di territorio demaniale per indurli
a ripristinare l’habitat naturale. Si teme cioè che, ancora una volta, i
soldi pubblici finiscano, con la motivazione della tutela idrogeologica,
per salvaguardare interessi di natura privata.
A tal proposito è importante osservare come la lottizzazione si spinge
proprio a ridosso della futura area Parco, in zona1 cioè quella parte
del territorio destinato alla riserva integrale, posta proprio in prossimità
della foce dell’area Parco, in piena zona SIC.
Allo stesso modo è sintomatico osservare che nella perimetrazione
del Parco, in prossimità della foce, non esite la zona2, cioè quella di
rispetto, come se qualcuno avesse volutamente dimenticato di inserire
una fascia di protezione in una porzione del territorio particolarmente
fragile qual è la foce.
È per tale ragione che sollecito il Consigliere Mennea, a farsi promotore,
affinché venga nominato un Commissario ad acta, per il
Parco del fiume Ofanto, in grado di far decollare le strutture tecniche
bloccate da oltre quattro anni e creare finalmente l’Ente Parco
fiume Ofanto, ritenendo che l’Ente Parco rappresenti l’ultimo baluardo
a difesa del fiume in grado di assicurare, per i suoi fini istituzionali,
le priorità degli interventi sul fiume, nell’interesse e per la
salvaguardia del territorio ofantino.
Si rimane sconcertati nel constatare che sempre con maggior frequenza
si dimentica che la foce del fiume Ofanto è area S.I.C. (Sito d’Interesse
Comunitario), tutelato dalla Giunta Regionale della Puglia, con
delibera n. 1157 dell’8 agosto 2002. Nella motivazione istitutiva dell’area
SIC, quale recepimento della direttiva 92/43/CEE, si evidenzia come “il
sito è di elevato valore paesaggistico ed archeologico ed è considerato
il più importante ambiente fluviale della Puglia. A tratti la vegetazione
ripariale a Populus alba presenta esemplari di notevoli dimensioni che
risultano fra i più maestosi dell’Italia Meridionale. Unico sito della regione
in cui è segnalata la presenza della Lontra (Lutra lutra), specie protetta in
via di estinzione”.
Ci sono cioè tutti gli elementi per giocare la carta della sostenibilità
del suolo anziché quella dell’uso del suolo. Il territorio, così come già ribadito
dall'assessore regionale all’Urbanistica, Angela Barbanente, nel
recente convegno svoltosi a Barletta, è già stato oggetto di abuso e non
può più tollerare nuova antropizzazione. La foce, deve essere lasciata
libera in grado di accogliere anche l’onda di piena in grado di esondare
nella golena e smorzare in questo modo la furia impetuosa del fiume
anche se ciò è in contrasto con gli interventi che consumano suolo.
Se ciò non dovesse accadere, alle future generazioni avremo ben
poco da lasciare in eredità.
Ruggiero Maria Dellisanti (marzo 2012)
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