LE RISORSE DEL FIUME OFANTO
Un nuovo libro di R.M. Dellisanti sul più grande fiume della Puglia
Il fiume Ofanto rappresenta
una risorsa
per l’intera valle, in grado
di riunire e non di dividere
gli interessi e le economie
di un territorio dalle enormi
potenzialità, moltissime
delle quali ancora del tutto
inesplorate. Abbiamo rivolto
cinque domande a Ruggiero
M. Dellisanti, autore del libro «Le risorse dell’Ofanto» con
il sottotitolo «Economia e
Ambiente nella valle del Fiume» (Stilo Editrice)
Perché un nuovo libro
sul fiume Ofanto?
Quando, nel mio primo omaggio al fiume,
con il volume Ofanto “Carpe diem”, ho coniato
la frase: «Il fiume Ofanto è l’unico vero fiume
della Puglia», ho ritenuto di dare un contributo
alla comprensione della geografia della regione
Puglia, essendomi reso conto che del nostro
territorio, purtroppo, si ha una conoscenza
molto superficiale e frammentaria, dell’intero
ambiente idrografico.
Oggi mi accingo a dimostrare come il fiume
possa e debba essere considerato una risorsa
per l’intera valle, in grado di riunire e non di dividere
gli interessi e le economie di un territorio
dalle enormi potenzialità, moltissime delle quali
ancora del tutto inesplorate. Credo che la prossima
frase che i media dovrebbero rilanciare,
se si vuole dare continuità e futuro alla nostra
terra, sia: «Il fiume Ofanto rappresenta una
grande risorsa, oggi ancora inesplorata, per la
regione Puglia e per l’intero bacino».
Quali le novità di rilievo, presenti in questa
pubblicazione?
Il libro illustra in maniera puntuale e dettagliata
alcune delle innumerevoli risorse esistenti
nella valle dimostrandone anche analiticamente
i punti di forza che necessariamente
ruotano intorno alle variegate forme del turismo
alternativo, lontano dai grandi flussi di massa,
ma in grado di generare potenzialità di sviluppo oggi inimmaginabili. Purtroppo
visioni miopi in cui si
pensa a tutelare l’interesse
privato a discapito dell’interesse
pubblico condanna
questa forma di sviluppo a
rivestire un ruolo marginale
del processo produttivo. La
risorsa parco, con il parco
regionale ambientale ed il
parco dei tratturi è una delle
tante risposte che il libro è
in grado di presentare nel
vasto panorama delle potenzialità
turistiche ancora
tutte da esplorare.
Il fiume è ormai, dai più, considerato
come un malato in coma irreversibile. Condivide
questa affermazione?
Io non considero il fiume Ofanto in coma.
Anzi, per me, il fiume è sempre più vivo e vitale
e non mi meraviglierei se uno di questi giorni si
risvegliasse dal suo lungo torpore ed uscisse
dall’intervallo dal tempo di ritorno come l’Autorità
di Bacino definisce le ciclicità, per esondare
con la forza di un toro, così come il poeta Orazio
lo defi nisce “tauriformis Aufidus”, ed irrompere
violentemente nella campagna circostante
riappropriandosi in pochi attimi di tutto quello
che l’uomo gli ha sottratto, certo in quel caso
potremo piangere dei morti, come è accaduto
recentemente al terremoto dell’Aquila, ma la
colpa non è del fiume, non è del terremoto. Le
responsabilità sono da ricercare nella nostra
superfi cialità e cupidigia. Le colpe dei morti,
negli eventi naturali, per la stragrande maggioranza
dei casi è solo la nostra.
I cambiamenti climatici in atto possono
influire sull’assetto idrogeologico del bacino?
Sicuramente i cambiamenti climatici potranno
influire in modo rilevante sull’andamento del
fiume, è bene ricordare come nel bacino idrografico del fiume sono stati costruiti negli ultimi
quaranta anni ben otto invasi artificiali, alcuni di
piccole dimensioni ma altri di grandi dimensioni
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