L’OFANTO A VIVA FOCE
Idee per valorizzare il fiume in un convegno alla sala rossa.
Dal Progetto al volume “Ofanto”, sintesi di un anno di
studi e ricerche
La valle Ofantina è una delle terre
promesse nell’Italia meridionale. Oh, se fosse conosciuta da
tutti gli Italiani!”, scriveva il geografo Cosimo De Giorgi nel
1880. Una ventina di anni prima Parigi aveva conosciuto i paesaggi
dell’Ofanto dai quadri di Giuseppe De Nittis e il mondo scientifico
veniva informato delle ricerche sulla vegetazione ofantina dal botanico
Achille Bruni.
Poi è sceso il silenzio sul tauriforme fiume, soffocato dagli
interventi di cementificazione e dall’appropriazione indebita
delle sue rive da parte dell’uomo.
L’Ofanto, al confine delle province di Bari e di Foggia, alla
periferia di città significative, è stato per molti anni
al margine dei programmi politici. “Molte mani diverse si sono
preoccupate di come sfruttare le risorse del fiume - sostiene Danilo
Mainardi -, ma nessuno si è occupato del fiume” che pertanto
si è lentamente trasformato in un corso d’acqua notevolmente
ferito e ridimensionato.
Ecco perché, nel 1988, è nato il “Progetto integrato
per la salvaguardia e valorizzazione ambientale della foce del fiume
Ofanto”, presentato dal Comune di Barletta e finanziato dal Ministero
dell’Ambiente. Dopo varie vicissitudini politico-burocratiche
si è arrivati alla realizzazione del progetto affidato dal Comune
al BIC Puglia Sprind, società del comparto Netland del Gruppo
Intini di Noci.
Il progetto, che ha occupato nel corso di un anno 56 giovani tra
laureati, diplomati ed operai, ha dedicato la sua prima fase alla
formazione
delle risorse e la seconda ad attività pratiche, con la raccolta
di un’ampia documentazione e il monitoraggio non solo dell’area
della foce, ma di tutto il bacino dell’Ofanto.
A coronamento di questo percorso formativo e di ricerca sul campo
si è tenuto
un incontro dal titolo: “A viva foce. Idee per la valorizzazione
dell’Ofanto”, nel corso del quale è stato presentato
il volume “Ofanto” in cui confluiscono le ricerche effettuate.
Il moderatore Daniele Rotondo, giornalista del TG 2, ha dato subito
la parola al sindaco dott. Francesco Salerno: Varando questo progetto
l’Amministrazione comunale ha voluto offrire il proprio contributo.
Da questo studio, occorre ripartire per programmare nuovi interventi.
Il dott. Gianni Tedeschi, direttore del Bic Puglia, ha poi fatto dono
del corposo testo al primo cittadino, che ha dichiarato: Mi riprometto
di regalare questo libro a tutti i sindaci dei Comuni della nuova Provincia
perché ne facciano tesoro e condividano il nostro impegno a
favore del fiume.
Il progetto è stato suddiviso in un momento formativo e una
fase di ricerca sul campo - ha dichiarato l’ing. Antonio Ruggiero
progettista e coordinatore scientifico - i contenuti dei diversi filoni
di studio sono stati uniti nel volume, da cui emerge chiaramente che
cultura e natura costituiscono un binomio vincente. Due epigrafi ritrovate
nei pressi di Gaudiano e di Canne attestano che duemila anni fa la
popolazione del corso dell’Ofanto era in gran parte riunita nella “tribù rustica
Oufentina”, che comprendeva i neocittadini romani di Canosa e
del suo comprensorio. Dopo alcuni secoli le popolazioni locali sentono
ancora di appartenere alla tribù ofantina, come conferma un’iscrizione
cartaginese del III sec. d.C.
È
necessario convincersi che le popolazioni della valle dell’Ofanto
sono state unite più dalla natura, che dalla geografia e dalla
storia. È un territorio, un luogo ove genti e costumi si sono
sempre incontrati, mescolati e diffusi.
Sull’aspetto idrogeologico si è soffermato il dott. Ruggiero
Maria Dellisanti: Dal monitoraggio e dalla bonifica condotta sugli
ultimi quattro chilometri della foce del fiume è emersa una
situazione di estremo degrado a causa dei cumuli di rifiuti di varia
natura esistenti, prima catalogati e poi rimossi. Nello specifico la
rimozione, ha riguardato circa 10 tonnellate di rifiuti non pericolosi,
in particolare legno, ferro, plastica e carta che sono stati raccolti,
differenziati e avviati ai centri di riciclaggio. La bonifica e il
ripristino ambientale sono possibili ed è quello che abbiamo
voluto dimostrare con le analisi delle acque e la raccolta dei rifiuti.
Il convegno si è arricchito di diversi contributi, da quello
in video dei corsisti a quello di alcuni docenti e ricercatori come
il prof. Domenico Pierangeli, docente presso l’Università di
Potenza; il direttore tecnico della SMA Hitec ing. Gaetano Nacci, la
dott. Daniela Ruggiero, biologa. Anche le istituzioni hanno lanciato
le loro proposte, l’assessore all’ambiente del Comune Pietro
Doronzo ha riaffermato l’idea della creazione del Parco dell’Ofanto
e di una politica complessiva in cui tutti gli enti locali sono chiamati
a fare la loro parte. Intanto il Comune ha messo in moto due progetti
tesi alla salvaguardia di alcune specie caratteristiche del fiume pugliese
come la lontra e gli ardeidi, che mirano a preservare l’habitat
di mammiferi e uccelli di palude. Il dirigente regionale dott. Saverio
Petronella ha garantito l’impegno per la valorizzazione di un’area
naturalistica così rilevante come quella del fiume Ofanto. L’avv.
Anna Chiumeo, direttore dell’unione regionale dei Consorzi di
Bonifica ha posto l’accento sull’autorità di bacino,
organismo che, “dopo una lunga diatriba, ha trovato sede a Bari
ma non è mai stato operativo. Una grave assenza perché è da
tale organismo che bisogna partire per programmare interventi incisivi”.
Non possiamo permetterci il lusso di sprecare i preziosi “beni” della
valle dell’Ofanto, è tempo di inaugurare una nuova stagione
di rinascita e di raccordo istituzionale attorno al nostro fiume.
di Antonella Mazzone (giugno 2004)
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