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Salvare l’Ofanto la sfida che ci aspetta

Terza ristampa del volumetto Ofanto fiume di Puglia, realizzato a beneficio dei ragazzi delle nostre scuole.
Benché gravemente compromesso, forse siamo ancora in tempo a salvare dal più completo degrado il fiume più importante della Puglia, cantato da Orazio, che fece da sanguinosa cornice alla grande Battaglia di Canne

L’Ofanto è agonizzante e i molti medici chiamati al suo capezzale, anziché adoperarsi per salvarlo, perdono tempo in sterili diatribe. Così il tempo passa inesorabilmente, le opportunità si sprecano e le prospettive si fanno sempre più lontane e nebulose.
Cosa ci riserva il futuro? Dopo tanti anni di attese vane e snervanti, che hanno visto alternarsi momenti di sdegnata reazione ad altri di acquiescente fatalistica rassegnazione, è subentrato uno stato d’animo che, senza farsi più ormai facili illusioni, tuttavia non dispera di realizzare un graduale recupero del tempo perduto.
Finora la storia l’abbiamo scritta noi, l’ha scritta la nostra generazione, alla ricerca di un aggiornatissimo futuro tecnologico che ci facesse vivere più confortevolmente. Avviandoci al consuntivo di una generazione agitata e confusa, viene spontaneo interrogarsi sulla qualità dei valori che stiamo lasciando ai nostri figli.
Stressati dal mito del successo, abbiamo pagato forse un prezzo troppo alto, incuranti di altri valori, fra i quali la conoscenza e il rispetto della natura, che abbiamo sovente ignorato, trascurato, se non addirittura saccheggiato ed inquinato.
Nella solitudine del nostro tempo, sempre più raramente il cinguettìo di un cardellino del bosco ripale ofantino rallegra le nostre melanconiche giornate. Finora, incalzati dalla smania di una vita frenetica, avevamo forse trascurato la natura circostante che pure con noi è stata tanto generosa, dandoci una terra ambientalmente mirabile, arricchita da uno splendido scenario fluviale di cui molti di noi non si erano neppure accorti.
Oggi lasciamo ai nostri ragazzi una difficile eredità, quella di tracciare solco del prossimo millennio, sperando che i nostri sbagli non abbiano compromesso il loro avvenire che, come le pagine di un libro ancora da scrivere, affidiamo alla insoddisfatta curiosità della loro fiduciosa adolescenza.
Ora, ci auguriamo che i nostri ragazzi prendano a cuore la tutela e la salvaguardia del nostro ambiente naturale, attraverso i suoi siti più belli e significativi, come quello del bacino ofantino e del suo corso fluviale.
Il destino del nostro pianeta, questa navicella che da tempo immemorabile vaga nello spazio intrastellare, non dipenderà soltanto dai nostri governanti, spesso distratti, ma anche da voi, da ciascuno di voi, e dalla vostra capacità di proposta. Ma per proporre è necessario conoscere, studiare, e infine impegnarsi, ciascuno secondo le proprie possibilità e opportunità.
Non aspettiamo sempre che siano gli altri a fare il primo passo; non aspettiamo passivamente che siano sempre gli altri a guidarci, ad influenzarci, a condizionarci. Una volta tanto, cerchiamo anche noi, ognuno facendo la propria parte, di diventare attivi protagonisti del nostro futuro.

All’origine, molti milioni di anni fa durante la lunga interminabile notte glaciale, c’erano soltanto i fiumi, che attraversavano lande desolate. L’Ofanto, il più grande dei fumi pugliesi, tracimando a valle i detriti montuosi, durante quei lunghi millenni, contribuì alla formazione morfologica del territorio, a delinearne gli arenili, il litorale sabbioso e la lussureggiante vegetazione circostante...
Ciò che aveva creato la natura con una paziente opera plurimillenaria, l’uomo è riuscito a distruggere rapidamente in pochi anni, tra l’indifferenza generale, sconvolgendo e trasformando l’antico paesaggio naturale in uno scenario desolato.
L’Ofanto e il suo bacino imbrifero, i suoi boschi ripali e la sua ombrosa boscaglia, le sue zampillanti sorgenti e la sua vasta foce, sono un patrimonio che appartiene a noi tutti e il suo degrado non può lasciarci indifferenti. Forse la recente legislazione nazionale protettiva delle nostre “bellezze naturali”, e quella recentissima regionale istitutiva dei “parchi protetti pugliesi”, sono arrivate troppo tardi per salvare il fiume agonizzante.
Ma noi non possiamo restare insensibili alla sua scomparsa. È tempo di reagire, è tempo di coordinare tutte le nostre energie, i nostri sforzi, le nostre risorse, ciascuno secondo le proprie possibilità e inclinazioni, per tentare di restituire alla natura e alla nostra gente, uno scenario ch’era un tempo di incomparabile bellezza.

Renato Russo (maggio 2007)

112 pag. - 56 ill. -  8 €

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