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Un’iniziativa che coinvolge 24 comuni della provincia di Potenza
3 della provincia di Foggia e 4 di quella di Avellino


L’OFANTO FONTE DI SVILUPPO
Presto il “Contratto di fiume”. Il documento di dovrebbe essere sottoscritto entro il 31 maggio

Economia ed ambiente: un binomio che “corre” lungo l’alveo di un fiume. Il corso d’acqua in questione è l’Ofanto, protagonista di una iniziativa unica per l’Italia Centro Meridionale: il cosiddetto “Contratto di Fiume”. Il documento di programmazione, che interessa 24 Comuni della Provincia di Potenza, tre della provincia di Foggia e quattro della provincia di Avellino, è il secondo del suo genere in Italia. L’unico altro esempio riguarda la Lombardia, con il contratto di Fiume per il bacino dell’Olona e per quello del Lambro-Seveso.
Il Contratto, che dovrebbe essere sottoscritto dai soggetti interessati entro il 31 maggio prossimo, in sostanza è in accordo tra i diversi soggetti istituzionali che hanno titolarità sul territorio del bacino dell’Ofanto, che dovranno mettere in campo sinergie per migliorare lo stato di salute del fiume e, contemporaneamente, risollevare l’economia dei paesi che si affacciano sulle sue acque. Gli obiettivi generali del contratto riguardano la qualità ambientale, la sicurezza, la fruibilità delle acque e dei relativi ambienti.
All’atto della sottoscrizione tutti i soggetti che incidono, con la loro attività sul bacino dell’Ofanto, si impegneranno a stilare e a perseguire programmi operativi per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. In pratica alla buona salute e al rilancio economico del territorio interessato dal bacino dell’Ofanto saranno soggetti istituzionali come i Comuni, i Consorzi industriali, le Province, i Consorzi di Bonifica, che dovranno mettersi insieme per “ideare” adeguate politiche di sviluppo dell’asse fluviale. Dal punto di vista operativo, invece, a “vegliare” sullo stato di attuazione e i programmi, una volta firmati e attivato il contratto, sarà un Comitato Tecnico appositamente costituito. I principali filoni di intervento saranno quattro: riduzione dell’inquinamento delle acque, riduzione del rischio idraulico, riqualificazione dei sistemi ambientali e paesistici e dei sistemi insediativi afferenti ai corridoi rurali, condivisione delle informazioni e della cultura dell’acqua. Miglioramenti che, ovviamente, avranno ricadute positive sull’economia dell’intera zona. Si pensi soltanto alla necessità di modernizzare le dighe che bloccano in sette punti il corso del fiume, ma anche alla costruzione di nuovi depuratori e alla possibilità di offrire pacchetti turistici “rivieraschi”.
Insomma, un modo talmente nuovo di affrontare le problematiche legate alla salvaguardia ambientale e al rilancio economico. Il contratto dovrà affrontare tutta una serie di aspetti che riguarderanno non solo la tutela del fiume, ma anche le attività produttive, per lo più agricole, presenti nel comprensorio. In questo ambito uno dei principali problemi che dovranno essere affrontati riguarda la rideterminazione dei confini del demanio pubblico, che dovranno tener conto dei cambiamenti ambientali che nel corso degli anni hanno modificato il territorio. In particolar modo si dovrà tener conto del restringimento del fiume dovuto al minore apporto di pioggia che si è registrato negli anni. È un’operazione tecnico-amministrativa fondamentale per la salvaguardia dei terreni golenali e per la loro valorizzazione specie per l’ortofrutta, le produzioni agricole pregiate o biologiche delle aree attigue il corso d’acqua, con grande vantaggio per il settore primario in tutta l’area Nord della Basilicata. Insomma, il Contratto di Fiume potrebbe anche diventare una porta attraverso la quale far entrare nel Vulture Melfese un nuovo tipo di economia, alternativo alla grande industria. A patto, però, che l’Ofanto venga rispettato e salvaguardato anche nei suoi aspetti naturali.
Aspetti che, oggi come oggi, si configurano come una vera emergenza, dal momento che l’alveo del fiume in diversi tratti versa in uno stato di evidente abbandono, sprovvisto di argini, contornato da accumuli di rifiuti di varia tipologia che ne deviano il corso naturale. Una situazione particolarmente grave nel tratto di fiume che attraversa la parte settentrionale del territorio del Comune di Melfi, dove nel corso degli ultimi anni sono stati spesso denunciati straripamenti del fiume con la conseguenza dell’allagamento dei terreni agricoli adiacenti e danni alle aziende agricole. Tanto che gli ambientalisti hanno denunciato più volte tale stato di cose e chiesto agli enti pubblici di intervenire per salvaguardare la situazione del fiume e di tutte le famiglie la cui sussistenza è collegata in qualche nodo alla buona salute del corso d’acqua. Proprio l’attivazione del Contratto di Fiume potrebbe essere lo strumento idoneo non soltanto per prevenire eventuali danneggiamenti e rinaturalizzare il corso del fiume, ma anche per rimettere in moto un vasto processo di sviluppo basato soprattutto sui settori dell’agricoltura, del turismo e dell’ambiente.
Insomma, è il caso di dire che lo sviluppo sostenibile corre sul fiume. In questo caso l’Ofanto.
Giovanna Laguardia

Giovanna Laguardia (marzo 2005)

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